BIOLOGICO: CIA, NUOVE NORME SU FOSFITI TROPPO RESTRITTIVE RISPETTO A RESTO UE

(riproduzione riservata)

“dopo anni di discussioni, i limiti delle contaminazioni accidentali da fosfiti nelle produzioni biologiche sono stati aggiornati, ma le nuove norme non prendono come riferimento gli standard europei, molto meno restrittivi”, afferma in un comunicato cia-agricoltori italiani, secondo cui “questa e’ la maggiore criticita’ del decreto ministeriale appena pubblicato in gazzetta ufficiale, che avra’ serie ripercussioni su tutta la filiera biologica, mettendo a rischio di decertificazione tanti onesti produttori”. “il nuovo testo stabilisce, infatti, il limite inferiore di residuo di acido fosforoso pari a 0,05 mg/kg, al di sopra del quale un prodotto non puo’ essere certificato come biologico, mentre da rilievi fatti in numerose imprese e cooperative produttrici di ortofrutta e vino, sarebbe stato auspicabile adeguare il limite ai 2mg/kg, come avviene nel resto d’europa”, spiega la cia. “l’inadeguatezza dei nuovi limiti viene confermata dalla deroga al suddetto decreto ministeriale, che e’ presente nel dl semplificazioni e riguarda i soli residui fosfitici nelle coltivazioni del nocciolo e della frutta secca nelle aree vulcaniche”, evidenzia la cia, che aggiunge: “tutto cio’ non giova alla chiarezza di un quadro normativo che non tutela le imprese agricole bio, a rischio declassamento per prodotti involontariamente contaminati”. in particolare, la cia “non concorda con la decisione di prendere il solo acido fosforoso come indicatore dell’utilizzo di sostanze non ammesse e ricorda come le fonti ‘nascoste’ di residuali di questo acido siano fertilizzanti e prodotti fitosanitari autorizzati nell’agricoltura biologica”, precisa il comunicato. “altre fonti sono i residui di trattamenti fatti anni prima della conversione in biologico, oppure sono legate a processi metabolici spontanei della coltura”, spiega la cia, secondo cui “occorre, dunque, gestire con la massima attenzione un problema che rischia di frenare lo sviluppo di un comparto che vede una continua crescita di vino e ortofrutta biologica per la forte domanda dei consumatori”. “l’obiettivo politico deve essere il finanziamento di un progetto scientifico che definisca una metodica analitica in grado di distinguere l’acido fosforoso da fitofarmaci non ammessi nel biologico e sia allo stesso tempo in grado di definirne i tempi di degradazione, poiche’ tali contaminazioni perdurano anche diversi anni dopo l’applicazione nelle colture arboree”, conclude la cia.