ISMEA, REPORT PER FEDERALIMENTARE SU VULNERABILITA’ INDUSTRIA A CRISI COVID-19

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“quale futuro economico attende l’industria alimentare italiana alle prese con l’emergenza legata alla diffusione del coronavirus? secondo il recente rapporto ismea per federalimentare sui bilanci di 6400 imprese dell’alimentare made in italy, le prospettive sono incoraggianti”, rende noto un comunicato di ismea. “attraverso l’esame d’indicatori di redditivita’, solvibilita’ e solidita’ finanziaria, ismea ha analizzato la vulnerabilita’ alle crisi di uno dei settori piu’ rilevanti per la struttura economica del paese, che si dimostra molto dinamico, robusto e resiliente di fronte alle difficolta’: infatti, il 42% delle imprese agroalimentari italiane presenta caratteristiche tali da garantire una buona capacita’ di tenuta anche in situazioni di crisi shock come quella cui stiamo assistendo”, spiega il comunicato, nel sottolineare che “a questo ‘nocciolo duro’, si affianca un’ampia area produttiva (36%), definibile come ‘terra di mezzo’, con qualche problema di liquidita’ e/o esposizione debitoria che potrebbe degenerare per gli effetti dell’emergenza covid-19”. “piu’ preoccupante la situazione del 21% del campione, ‘ventre molle’ del sistema agroalimentare italiano, con un alto livello di vulnerabilita’”, evidenzia il comunicato. “a livello settoriale, i comparti con una quota maggiore d’imprese ‘ad alta resistenza’ sono l’industria molitoria (il 63% delle imprese ricade in questa categoria), il settore dei liquori (59%), della cioccolateria e del caffe’ e te’ (entrambi attorno al 53%)”, prosegue il comunicato, che aggiunge: “all’opposto, il quadro peggiore si ha nei settori della birra e dell’olio di oliva dove, rispettivamente, il 38% e il 34% delle imprese si colloca nell’area piu’ critica”. “a contribuire alla capacita’ di tenuta del sistema e’ anche la dimensione aziendale: piu’ di un quarto delle imprese fino a 9 dipendenti presenta elementi di vulnerabilita’ (27%), percentuale che si riduce sensibilmente nelle imprese piu’ grandi, scendendo al 9% in quelle con piu’ di 250 addetti”, rileva il comunicato. “altro segnale confortante viene dalla stima delle differenze nel grado di resistenza alle crisi a livello territoriale; nel mezzogiorno l’area delle imprese maggiormente robuste e’ piu’ ampia (45%), sia pur di poco, di quelle del centro-nord (42%)”, spiega il comunicato, che sottolinea: “interessante anche il dato sull’eta’ media delle imprese del campione, che mostra un sistema agroalimentare basato sulla tradizione: in generale, le aziende analizzate hanno una storia di piu’ di una generazione e sono state costituite mediamente da 26,5 anni”. “di contro pero’, sono state le imprese sotto i 5 anni di vita a essere maggiormente interessate da un andamento positivo di fatturato: nonostante le dimensioni economiche ridotte, hanno incrementato i loro ricavi medi di oltre il 30%”, conclude il comunicato. il report e’ disponibile al link https://bit.ly/3omuWL9.