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“dopo l’episodio degli spari della motovedetta libica contro il peschereccio catanese ‘salvatore mercurio,’ fai, flai e uila pesca, impegnate da anni sul versante della tutela della sicurezza sul lavoro, rilanciano il forte appello alle istituzioni affiche’ si intervenga con determinazione per favorire una governance nel mediterraneo, attraverso accordi bilaterali di pesca con i paesi rivieraschi”, affermano le sigle sindacali in un comunicato. “l’uso della violenza, piu’ volte reiterato dalla libia, e’ contrario ai piu’ elementari principi di diritto internazionale e ha trasformato il canale di sicilia in una polveriera mettendo in atto una vera e propria ‘guerra del pesce’ che vede come vittime principali i nostri lavoratori, i nostri pescatori. questi, purtroppo, escono in mare mettendo a rischio la propria incolumita’, la propria vita”, continuano i sindacati. “non c’e’ piu’ tempo da perdere, oggi piu’ che mai, per un settore a rischio sopravvivenza e’ indispensabile rimettere al centro dell’agenda politica del nostro paese, cosi’ come in europa, la pesca e il valore del lavoro da tutelare e da valorizzare”, aggiungono i sindacati. “fai, flai e uila pesca hanno promosso una raccolta firme all’indomani dell’atroce ed ennesimo episodio che ha comportato, nel mese di settembre 2020, il sequestro dei 18 pescatori mazaresi da parte delle autorita’ libiche. i 108 giorni di prigionia di questi pescatori, cosi’ come l’ultimo di una lunga serie di episodi che ha coinvolto il peschereccio catanese ‘salvatore mercurio’, non devono finire nel dimenticatoio”, ricorda il comunicato. “fai, flai e uila pesca, inoltre, sono impegnate anche in queste settimane ad interloquire con i ministeri competenti perche’ questi tragici eventi non servano solo a riempire pagine di cronaca, ma convincano finalmente le istituzioni europee e nazionali ad assumersi pienamente la responsabilita’ di risolvere un conflitto che dura da oltre 50 anni. e’ forte la consapevolezza della complessita’ della situazione ma non e’ piu’ procrastinabile una soluzione definitiva”, concludono i sindacati.