ASSITOL HA FESTEGGIATO A ROMA I SUOI PRIMI 50 ANNI

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assitol ha festeggiato a roma il cinquantesimo anniversario con un confronto tra stakeholder a partire dalla considerazioni contenute in una ricerca di nomisma. all’associazione e’ giunto un messaggio del cardinale PAROLIN a nome di papa FRANCESCO. a nome del sindaco di roma roberto GUALTIERI e’ intervenuta l’assessora all’agricoltura sabrina ALFONSI. fra gli altri presenti in sala, insieme ai vertici, agli associati e al direttore andrea CARRASSI, il presidente di ismea angelo FRASCARELLI, i segretari generali della uila stefano MANTEGAZZA, della fai onofrio ROTA, della flai giovanni MININNI; il presidente di italia olivicola e vicepresidente della cia gennaro SICOLO, claudia MERLINO, cia. nella ricerca, illustrata da denis PANTINI, responsabile agroalimentare di nomisma, si sottolinea “l’importanza delle filiere alimentari e la necessita’ di un loro profondo ripensamento, alla luce della vicenda ucraina e dei rincari energetici”. nel confronto, concluso dal presidente di assitol riccardo CASSETTA, sono intervenuti il presidente di confagricoltura massimiliano GIANSANTI, la v.presidente della commissione agricoltura della camera maria SPENA, il presidente della commissione politiche ue del senato dario STEFANO, l’europarlamentare paolo DE CASTRO, marcello DEL FERRARO, past president di assitol. “dobbiamo sfruttare con intelligenza gli strumenti normativi gia’ esistenti come i contratti integrati di filiera, di distretto e di rete, ma anche l’associazionismo cooperativo e le organizzazioni di produttori”, ha osservato CASSETTA, aggiungendo che: “l’avvio delle riforme necessarie a sbloccare l’italia su tutti i fronti, con due precise parole d’ordine: pragmatismo e concretezza. in questo modo potremo rimanere sul podio delle manifatture d’eccellenza”. il bilancio dell’industria olearia, 50 anni dopo e’ positivo. “la ricerca di nomisma dimostra che, per decenni, abbiamo dato da mangiare agli italiani nonostante i tanti nodi strutturali del nostro agroalimentare. in questo momento storico delicato, assitol conferma la sua filosofia che, dal ’72, e’ all’insegna del dialogo e delle sinergie. e’ tempo di conciliare le necessita’ di industria, agricoltura e politica, in modo da essere piu’ competitivi e coesi, come i paesi nostri concorrenti. per questo vogliamo essere la casa di tutte le donne e gli uomini che abbiano voglia di impegnarsi nella sfida di garantire agli italiani alimenti buoni, sicuri e salutari. non solo ora, ma per i prossimi 50 anni”, ha aggiunto CASSETTA. la ricerca ha riguardato soprattutto le filiere in cui opera l’associazione dal 27 aprile 1972, giorno della sua nascita: oli d’oliva e da semi, semilavorati per la panificazione, pizzeria e pasticceria, condimenti spalmabili, lievito da zuccheri, agroenergie e biodiesel. secondo nomisma “una superficie di quasi 3,5 milioni di ettari, piu’ grande della sicilia, e’ il territorio in piu’ di cui avrebbe bisogno l’italia per raggiungere l’autosufficienza nelle produzioni di cereali, zucchero e altre colture industriali ed evitare l’import. il dato emerge dalla ricerca ‘il valore del settore agricolo nelle performance di filiera’, curata da nomisma e promossa da assitol, l’associazione italiana dell’industria olearia, in occasione del suo cinquantesimo anniversario dalla nascita”. “la non autosufficienza produttiva dell’italia esisteva ben prima del conflitto con l’ucraina, che ha aggravato la situazione. a maggior ragione rinunciare alle importazioni per sostituirle integralmente con la produzione nazionale e’ impensabile, a meno di non voler tagliare in maniera significativa il nostro export di prodotti agroalimentari che, a fine 2021, ha superato i 50 miliardi di euro. tuttavia, implementare i quantitativi per colmare, almeno in parte, il deficit produttivo e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti non soltanto si puo’, ma si deve fare”, ha sottolineato PANTINI. “lo studio ha messo in rilievo alcuni aspetti distintivi dell’agricoltura italiana, che hanno inciso sulle scelte del comparto industriale. la superficie agricola utilizzata (sau), pari a circa 12,5 milioni di ettari, appare decisamente inferiore rispetto a quella dei grandi competitors agroalimentari: la nostra sau corrisponde al 2% della cina, al 3% degli stati uniti e, in europa, al 45% di quella francese e al 54% di quella spagnola. pesa inoltre il sottodimensionamento delle aziende agricole, perlopiu’ medio-piccole. piu’ dei tre quarti delle imprese del settore primario si attesta sotto i 10 ettari, mentre soltanto il 4,5% puo’ contare su grandi dimensioni (oltre 50 ettari). secondo l’ultimo censimento generale sull’agricoltura, sono le aziende agricole piu’ grandi ad effettuare investimenti in innovazione, una leva strategica in grado di assicurare maggiore redditivita’ e sostenibilita’ economica alle attivita’ agricole, favorendo l’aumento di produzione. aumento che aiuterebbe moltissimo l’economia italiana: stando ai dati forniti da nomisma, il livello di approvvigionamento da filiere nazionali come quella olivicola e per parte di quella cerealicola e’ molto al di sotto del 50%. per la filiera saccarifera, la ricerca parla chiaramente di ‘desertificazione’ produttiva, sopraggiunta dopo la riforma ocm del 2005, sottolineando la rilevante dipendenza dall’import”, precisa assitol, che aggiunge: “eppure, i comparti degli oli vegetali, dei cereali e dello zucchero hanno contribuito notevolmente al successo dell’agroalimentare italiano. cio’ si deve alla capacita’ nazionale di valorizzare le importazioni per sostenere l’export. secondo la ricerca, infatti, l’apertura internazionale del settore ha determinato una maggiore disponibilita’ di derrate agricole ed ha reso piu’ convenienti gli acquisti alimentari. basti pensare che nel 1971 le famiglie italiane spendevano in media il corrispettivo odierno di 700 euro ogni mese, mentre nel 2021 tale importo era sceso a 470”. insomma, grazie al sistema agroalimentare italiano – spiega l’associazione – il carrello della spesa ha inciso in modo piu’ contenuto sui bilanci familiari. “fino a meta’ del 2021 l’indice dei prezzi dei beni alimentari importati era rimasto allo stesso livello del 2015 a dimostrazione che gli arrivi dall’estero non generavano inflazione, ma erano fisiologici al funzionamento del sistema”, ha chiarito PANTINI. “prima la pandemia, poi le conseguenze del conflitto ucraino hanno pero’ ribaltato l’andamento dei prezzi e ora i rincari legati al costo dell’energia e delle derrate agricole pesano sulle tavole degli italiani. soltanto per gli oli e grassi, ad agosto rispetto ad un anno prima, si e’ registrato un aumento del 20%, per lo zucchero del 15%, per pane e cereali del 13%, per l’olio d’oliva del 7%. su questi numeri la crisi energetica gia’ in atto non potra’ che incidere sempre di piu’. in questo quadro cosi’ incerto, quali sono le prospettive per il futuro? e’ la stessa ricerca a indicare la sicurezza degli approvvigionamenti (food security) come la priorita’, puntando sulla crescita della produzione nazionale. una soluzione che si scontra con gli obiettivi del green deal, la strategia europea che prevede proprio il taglio della produzione, meno agro farmaci e fertilizzanti in nome della sostenibilita’”, spiega assitol. “occorre fare fronte comune in italia, ma sempre con un’ottica europea. ecco perche’, anche in occasione dei nostri 50 anni, rilanciamo l’importanza della collaborazione all’interno delle filiere. siamo tutti interconnessi, questa e’ la grande lezione degli ultimi anni e, se si vuole intervenire sugli obiettivi legati alla transizione ecologica, dobbiamo farlo tutti insieme, agendo su roma e su bruxelles”, ha affermato il past presisdente di assitol marcello DEL FERRARO, precisando che: “decarbonizzare il mondo da soli senza cina, india e altri grandi paesi e’ impossibile. se bruxelles continuera’ la strada del green deal senza modificarlo, il rischio piu’ probabile e’ che perderemo altre aziende e posti di lavoro, perche’ le imprese decideranno di delocalizzare”. ma e’ la struttura stessa dell’agricoltura italiana – aggiunge assitol – a invocare una profonda revisione.