RONCONI (ANAS), PREZZI SUINI SOSTENUTI ANCHE NEI PROSSIMI MESI CON PRODUZIONE IN CRESCITA

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il presidente di anas, thomas RONCONI, ha fatto il punto su alcuni aspetti del settore suinicolo, anche in vista del convegno di mantova del prossimo 11 aprile. parlando del mercato, RONCONI ha detto: “i prezzi dei suini vivi sono da tempo sostenuti e stiamo recuperando progressivamente le perdite del 2022, dovuta all’esplosione dei costi di produzione. l’offerta di suini in italia si manterra’ ridotta anche nei prossimi mesi e questo sosterra’ i prezzi dei suini. in ogni caso, qualche segnale di variazione dell’andamento produttivo si sta cogliendo in europa. il censimento eurostat di dicembre segnala un leggero aumento della consistenza delle scrofe, trainato da spagna, danimarca e polonia”. “abbiamo la particolarita’ che circa l’80% dei suini nati in italia sono allevati per i circuiti dop-igp. la produzione deve rispettare ben definite regole, che tengono conto del legame con il territorio e la tradizione e che sono state oggetto di confronto tra le diverse componenti della filiera. pertanto, in realta’ senza essere forse pienamente consapevoli allevatori, macelli e trasformatori operano con un fine comune, che e’ la produzione sostenibile dei prodotti di qualita’ italiani. dovremmo essere piu’ fieri di questo particolare sistema delle indicazioni geografiche, di cui abbiamo la leadership in europa. il dialogo tra le parti e’ quindi gia’ nei fatti”, ha aggiunto il presidente anas in merito ai problemi della filiera. RONCONI ha poi parlato delle differenze tra i settori suinicoli di italia e spagna: “il modello spagnolo e’ basato su una spinta integrazione verticale, che comprende allevamenti, industria mangimistica e di macellazione. mi sembra che l’amministrazione pubblica spagnola sia piu’ attenta alle esigenze degli imprenditori rispetto a quanto avvenga in italia. inoltre, l’organizzazione spagnola dell’esportazione di carne suina nel mondo e’ un esempio di prim’ordine. la nostra industria di macellazione e trasformazione e’ piu’ frammentata e fa piu’ fatica a proporsi sui mercati internazionali. per quanto riguarda gli allevamenti, invece, non dobbiamo dimenticare che anche in italia e’ in atto un processo di forte concentrazione: si tenga presente che circa il 50% dei suini destinati alle dop sono allevati con contratti di soccida”. “la ridotta capacita’ di spesa delle famiglie penalizza i consumi interni, soprattutto dei prodotti di piu’ alta qualita’ e valore. il circuito dei prosciutti dop sta scontando una contrazione produttiva innestata dalla crisi dei costi del 2022 e proseguita per la diffusione di alcune patologie e per l’incertezza derivante dalla peste suina africana. la minore disponibilita’ di cosce per le lavorazioni dop dipende anche dalla presenza ancora di materia prima che non risponde pienamente ai requisiti richiesti. infatti, piu’ del 20% delle cosce disponibili non sono destinate alla trasformazione in prosciutti dop. si tratta di un margine troppo ampio, che deve essere ridotto. l’attuazione dei nuovi disciplinari va in questa direzione e dovrebbe consentire nel medio periodo di rimuovere questa anomalia e assicurare una migliore valorizzazione economica per tutti gli anelli della filiera”, ha spiegato poi RONCONI in merito alla suinicoltura dop ed, in particolare, alle prospettive per i prosciutti di parma e san daniele. il presidente ha poi esaminato le potenzialita’ dell’export: “circa l’export dei prosciutti, al momento e’ purtroppo frenato dalle restrizioni per la psa e sarebbe gia’ un grande successo contenere l’inevitabile contrazione. in ogni caso, viste la dinamica demografica non favorevole del nostro paese, lo sviluppo del comparto dei prosciutti dop richiede un maggiore sforzo sul versante dell’export. si tratta di aspetti di una certa complessita’ e che richiedono risorse importanti e programmi pluriennali”. infine una doverosa analisi della situazione peste suina africana da parte di anas: “le iniziative che sono state adottate per la gestione dei focolai nei suini domestici in provincia di pavia sono state efficaci, mentre, al momento, sono insufficienti i risultati nel controllo dei cinghiali. a fine dicembre la commissione europea ha pubblicato linee guida dettagliate, definite non solo con il contributo della ricerca scientifica, ma anche di diverse esperienze di campo. pertanto, non mancano le conoscenze, ma e’ mancata soprattutto per la diffusione nel selvatico la tempestivita’ di intervento. sono da poco stati nominati tre vicecommissari con profili professionali diversi e si auspica possano dare piena attuazione ad alcune misure per tutelare i distretti suinicoli e quelli della trasformazione delle carni suine e quindi prevenire ulteriori restrizioni all’esportazione verso alcuni paesi terzi. dato che serviranno alcuni anni per eradicare la malattia, sarebbe auspicabile che a livello internazionale, partendo dall’oie e quindi dal wto, si riconsiderasse l’applicazione delle restrizioni alla movimentazione delle carni suine nel caso di malattia solo nei cinghiali”.