di Letizia Martirano
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Sono molti i temi problematici che il presidente della Cia-Agricoltori italiani Cristiano Fini tocca in questa intervista. Nonostante i toni pacati traspare una notevole preoccupazione per il futuro, anche immediato, del settore.
Qual e’ la questione che e’ per la sua organizzazione e’ prioritario affrontare?
Per noi il problema delle aree interne e’ prioritario da tempo, ora vedo che lo evocano altri. Se il paese viene giu’ e’ anche perchè c’è l’abbandono delle aree interne. Per evitare lo spopolamento e’ necessario mettere in campo fondi di coesione, agevolazioni fiscali, salvaguardare l’agricoltura, realizzare infrastrutture e mantenere i servizi a cominciare dai presidi sanitari e scolastici.
Focalizzando l’attenzione sull’agricoltura dov’è, a suo giudizio, il punto più debole?
A livello agricolo ci sono tantissimi problemi di difficile soluzione. Uno e’ dominante, quello che io definisco la questione agricola meridionale.
Il che significa?
Al centro Sud non abbiamo più rese produttive che consentano di avere un reddito. Tantissimi comparti non riescono minimamente a coprire i costi di produzione. E questo accade non da oggi, è già qualche anno.
Cosa comporta questa situazione?
Comporta il rischio reale di abbandono dei territori delle aree rurali. Fenomeno che si sta facendo sempre più attuale. Ritengo, proprio per questo, che laquestione è prioritaria e va affrontata nel minor tempo possibile e con maggiore intensità.
Da quali fattori dipende la crisi?
Dipende certo dal clima e dalle fitopatie tuttavia anche i prezzi di alcuni prodotti non sono soddisfacenti in comparti come quelli del grano, dell’uva, dell’olivicoltura.
Il Nord sta meglio?
Non che al Nord l’agricoltura sia esente da problemi ma qui la carenza idrica è meno grave e consente di avere una produzione sostenibile. Fitopatie, alluvioni e calamità creano enormi problemi.
La Cia rileva altre criticità?
Una questione cruciale è quella che riguarda la catena del valore all’interno delle filiere molte delle quali non riescono a redistribuire in maniera equa il valore.
Vale a dire?
I dati ci dicono la parte intermedia e finale della filieraha performance positive.Cosa che, pur essendo un bene per tutti, non risolve il fatto che solo il segmento agricolo ha tutti segni meno: occupazione, valore, resa produttiva.
Esiste una soluzione?
E’ un grosso problema che non può essere lasciato in capo agli agricoltori ma di cui si deve far carico tutta la filiera: industria, grande distribuzione.
Che interesse avrebbero industria e Gdo a farsi carico della redistribuzione del valore?
Se vogliamo parlare come parliamo di made in Italyagroalimentare tutte quante le componenti della filiera devono avere una sostenibilità economica.
Altre questioni che vanno affrontate subito, secondo lei?
Un’altra grande questione che va affrontata subito è quella che riguarda l’acqua perché senza non c’è agricoltura. Vedo su questo tema un grande immobilismo. Viene fatto poco per cercare delle soluzioni. Oggi, soprattutto al Centro-Sud, le aziende non hanno le infrastrutture necessarie e questo significa chiudere l’azienda. Sono anni che l’andamento è questo e la situazione peggiorerà.
Ci sono secondo lei i fondi necessari per affrontare in modo strutturale la carenza idrica?
Un sistema paese che certamente ha delle difficoltàeconomiche deve fare delle scelte. Per me l’acqua èuna priorità e la scelta che va fatta è sia di carattere economico sia politico semplificando, peraltro, la burocrazia.
La proliferazione incontrollata della fauna selvatica è ben contrastata?
Il contrasto alla fauna selvatica non ha bisogno di grandi risorse ma necessita della volontà di affrontarlo. Troppo poco è stato fatto nel corso degli anni. Governo, parlamento e regioni hanno continuato a giocare allo scarica barile senza trovare soluzioni importanti.
Anche questo governo?
L’approccio che il governo e il ministero stannocercando di affrontare con determinazione non trova corrispondenza sul territorio nelle regioni e questo non va bene. Ad oggi qualcosa si è mosso ma non vediamo quella diminuzione di capi che tutti quanti vorremmo. Occorre fare qualcosa di più determinato. Bisogna affiancare ai cacciatori personale specializzato.
La psa è anche un po’ colpa degli agricoltori?
Il tema della psa va affrontato in ottica di biosicurezza, ma se non diminuisce la pressione dei cinghiali non si risolve il problema. Per questo chiediamo con tanta forza che vengano fatti interventi mirati, precisi in questa direzione. Noi possiamo anche chiudere gli allevamenti ma se tutt’intorno razzolano cinghiali la minaccia rimane.
Nella manovra di bilancio per il 2025 ci sono risposte alle questioni da lei sollevate?
Nel documento di bilancio c’è poco sulle priorità che ho elencato sebbene sia apprezzabile la parte che riguarda gli sgravi per il lavoro. Auspico anche interventi sulle pensioni minime e sulla sanità.