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“tra gli 8mila e i 10mila in piemonte, oltre 6mila in trentino, piu’ di 10mila in basilicata, circa 12mila in calabria, e in tutto il paese arrivano a 200mila. sono le lavoratrici e i lavoratori irregolari nell’agricoltura italiana, un settore che vale 73,5 miliardi di euro e in cui imperversano sfruttamento e lavoro nero”. e’ il quadro preoccupante tratteggiato nell’ultimo rapporto agromafie e caporalato dell’osservatorio placido RIZZOTTO della flai cgil (sintesi shorturl.at/b16c4), giunto alla sua settima edizione e presentato oggi a roma. sono intervenuti il sottosegretario all’agricoltura patrizio LA PIETRA (videodichiarazione ad agra press https://bit.ly/41eIQoJ), il vicepresidente della camera dei deputati sergio COSTA e l’eurodeputata dem camilla LAURETI, laura MARMORALE, presidente di mediterranea saving humans, e di fabio CICONTE, direttore dell’associazione terra!, il segretario generale della flai giovanni MININNI (videodichiarazione ad agra press https://bit.ly/49qj5nh), la segretaria nazionale della cgil flai cgil francesca RE DAVID e jean rene’ BILONGO, presidente dell’osservatorio. flai-cgil sottolinea che “su un totale di 3.529 controlli nel settore agricolo conclusi dall’ispettorato nazionale del lavoro lo scorso anno, 2.090 hanno rilevato irregolarita’, pari al 59,2%. il punto e’ che le ispezioni sono ancora troppo poche. solamente nei controlli successivi all’omicidio dell’operaio agricolo satnam SINGH – compiuti il 3 luglio, 25 luglio e nei primi 10 giorni di agosto 2024 – sono state ispezionate 1.377 aziende agricole. poco meno della meta’ di quelle compiute in tutto il 2023. nel complesso del settore agroalimentare italiano, reati e illeciti amministrativi sono aumentati del 9,1%. e poi c’e’ il dramma del lavoro povero, di chi lavora per vivere, ma ha paghe da fame. secondo i dati elaborati dall’osservatorio placido RIZZOTTO, e’ di circa 6.000 euro la retribuzione media lorda annuale dei dipendenti agricoli in italia, e di 7.500 euro quella media. questi numeri, impietosi, insieme ad analisi, inchieste, riflessioni e testimonianze raccolte sul campo sull’irregolarita’ lavorativa in agricoltura, sono il contenuto del VII rapporto agromafie e caporalato. un volume che, negli anni, e’ diventato uno strumento imprescindibile per il sindacato, la politica, le istituzioni, la comunita’ scientifica, i media, per coloro che ogni giorno analizzano, denunciano e si impegnano nel contrasto dei fenomeni di sfruttamento, caporalato, illegalita’, nel mondo dell’agricoltura e dell’industria alimentare”. “mi rivolgo alle istituzioni: bisogna smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto per salvaguardare il buon nome del made in italy; vanno messi in campo tutti gli strumenti idonei a sradicare finalmente questo odioso fenomeno a partire dalla programmazione continua e capillare dei controlli, applicando finalmente gli indici di coerenza, fino alla completa applicazione della legge 199 contro lo sfruttamento lavorativo: va ripristinato un luogo pubblico e trasparente per l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro e vanno trovate soluzioni che diano risposte al trasporto e all’alloggio dei lavoratori e delle lavoratrici per liberarli dalle catene in cui si infiltrano i caporali e spesso anche la malavita”, ha dichiarato francesca RE DAVID, segretaria nazionale cgil. “i dati contenuti nel VII rapporto agromafie e caporalato – ha osservato il segretario generale della flai MININNI – ci dicono che irregolarita’ e sfruttamento continuano a pesare molto sul modello produttivo del nostro sistema agricolo. redditi clamorosamente insufficienti e condizioni di lavoro, e quindi vita, insostenibili sono caratteristiche ancora profondamente radicate, ben piu’ di quanto dicono i numeri ufficiali, censiti dall’istat o emersi nelle poche ispezioni dell’ispettorato del lavoro”. “e in un quadro del genere si infiltra troppo facilmente la criminalita’ delle agromafie alimentando la concorrenza sleale tra le imprese. per noi, battersi per la legalita’ e’ battersi anche per la giustizia sociale. ecco perche’ continuiamo a chiedere l’abolizione della legge BOSSI-FINI e un’applicazione completa di quella contro il caporalato, per una societa’ e un modello di sviluppo che tutelino lavoro e ambiente”, ha aggiunto MININNI. “l’istantanea che emerge dal VII rapporto – ha fatto notare jean rene’ BILONGO, presidente dell’osservatorio placido RIZZOTTO – verte sulla spersonalizzazione dell’intermediazione lavorativa che e’ una questione antica del paese, che riemerge da qualche anno con grande forza. si tratta di uno schema losco e poco visibile sul quale abbiamo il dovere di mantenere alta l’attenzione, per contrastarlo efficacemente. il rapporto riporta analisi territoriali tra nord e sud, dalle quali emerge una situazione di grave allarme sociale per tante compagini di donne e uomini impegnate nella filiera agroalimentare. il bacino complessivo di disagio occupazionale si assesta sulle 200mila persone, di cui oltre 50mila donne, autoctoni e stranieri, nell’interesse dei quali noi dobbiamo contrastare le insidie dello sfruttamento e del caporalato”. “volevamo essere qua, sono qui in rappresentanza del ministro francesco LOLLOBRIGIDA – ha detto dal palco il sottosegretario LA PIETRA -. abbiamo posizioni diverse ma lo stesso obiettivo. grazie del gran lavoro che state facendo’. il VII rapporto agromafie e caporalato dedica particolare attenzione all’emergenza del lavoro povero nel settore e al collegamento fra precarieta’ e lavoro nero, fornendo uno spaccato dei numerosi problemi che affliggono il settore primario. cosi’ come affronta il tema, quantomai delicato, della vulnerabilita’ delle lavoratrici agricole e il legame tra sfruttamento e violenza di genere, con focus complessivi riguardanti il piemonte, la basilicata, la calabria e il trentino. lo studio dell’osservatorio placido RIZZOTTO della flai cgil disvela la strutturalita’ dei fenomeni di sfruttamento che non investono solo il meridione del paese, ma anche le regioni del centro e del nord, fenomeni che non di rado si intrecciano con l’inquinamento del settore da parte della criminalita’ organizzata”.

