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“‘il pescatore deve integrare, e molti lo stanno gia’ facendo, la sua attivita’ primaria con altri progetti che lo trasformino in un guardiano del mare’: le parole di gaetano URZI’, storico pescatore e portavoce presidio slow food della masculina da magghia nel golfo di catania, sono la sintesi perfetta di slow fish 2025, la manifestazione di slow food italia dedicata agli ecosistemi acquatici e costieri che saluta oggi il porto antico di genova festeggiando i venti anni dalla prima edizione”. lo rende noto un comunicato di slow food italia, che cosi’ prosegue: “‘la pesca attuale non garantisce piu’ un reddito sostenibile, e questa situazione colpisce sia la grande pesca a strascico che vive di sovvenzioni sia quella artigianale – concorda serena MILANO, direttrice di slow food italia, tirando le somme di slow fish 2025 -. il mestiere del pescatore deve essere diversificato, riconoscendogli anche il ruolo di tutela della biodiversita’ e di custodia degli ecosistemi’. ripensare a questo antico mestiere e cambiare le politiche che lo stanno governando: due fattori affiorati con prepotenza in questi giorni a genova. ‘fondamentale rendersi conto – prosegue serena MILANO – che tutto e’ connesso: dobbiamo pensare al mare a 360°, la politica deve agire come un unico sistema che tenga legati il mare, le coste e la terraferma’. tra le fonti integrative di reddito, stanno emergendo sistemi ibridi come pescaturismo, allevamento di ostriche o mitili, vendita diretta del pescato, integrazione con attivita’ turistiche a partire dalla ristorazione. altre ancora guardano alla prima fascia costiera, dove l’attivita’ del contadino e del pescatore si intersecano per valorizzare il territorio e i suoi prodotti. ‘per far questo – continua serena MILANO – serve una politica piu’ attenta, in grado di programmare, che da una parte agevoli chi vuole fare il pescatore e dall’altra lavori per il ripristino e la conservazione dell’ecosistema marino. senza un impegno serio in tal senso, il settore pesca, che potrebbe per i giovani essere attrattivo se fosse adeguatamente qualificato, riconosciuto e sostenuto, e’ destinato a scomparire, e con esso un patrimonio economico e culturale della nostra penisola e di tutto il mediterraneo’. la crisi climatica, l’invasione delle specie aliene, l’inquinamento, il sovrasfruttamento degli stock ittici sono una miscela esplosiva e non bastano misure tampone, circoscritte a periodi di tempo e a singole aree: ‘in quest’ottica – puntualizza barbara NAPPINI, presidente di slow food italia – bisogna agire. non servono opere faraoniche che stressano ancora di piu’ il mare. le specie invasive non sono la causa del problema, ma il sintomo. sono arrivate perche’ hanno trovato un ecosistema gia’ fragile, con acque sempre piu’ calde e impoverite. il nuovo mestiere del mare puo’ reggersi solo grazie a politiche che tutelino davvero gli ecosistemi e sostengano la pesca, cosi’ come l’agricoltura, non pensando ai prossimi 5 anni, ma ai prossimi 5 secoli’. naturalmente anche i consumatori devono essere protagonisti di questo cambiamento, adottando comportamenti piu’ virtuosi e attenti e una maggiore consapevolezza negli acquisti: rispettare la stagionalita’ del pesce, le taglie minime, non concentrarsi piu’ sulle solite specie, e dire basta al pesce di scarsa qualita’ e a basso costo, spesso presente in circuiti di ristorazione standardizzati. ‘slow food italia – conclude barbara NAPPINI – ha sempre promosso il consumo di mitili, in quanto sono un alimento stagionale, gustoso e prodotto in modo sostenibile. e’ un esempio di cibo ‘pulito’, nel senso che non inquina l’ambiente e non utilizza chimica e antibiotici, al contrario di molti allevamenti intensivi di pesce. i mitili purificano l’acqua e sviluppando il loro guscio contribuiscono al sequestro di co2 dall’atmosfera. purtroppo oggi la crisi climatica sta mettendo a dura prova il settore e, nel giro di pochi anni, la situazione e’ diventata critica’. i pescatori del mosciolo selvatico di portonovo, ad esempio, non hanno di che pescare: ‘da anni assistiamo a una diminuzione della velocita’ di crescita e anche della disponibilita’ di risorse – racconta edoardo BALEANI, responsabile slow food ancona e conero e referente del presidio che tutela questo mitile -. le cause sono molteplici, ma la crisi climatica e’ probabilmente la piu’ importante. poi c’e’ il fenomeno della mucillagine, la mancanza di nutrienti nell’acqua, e ovviamente il fattore umano, a cui imputare prelievi eccessivi in determinati periodi. le problematiche sono complesse, richiedono soluzioni articolate e necessitano di un monitoraggio puntuale. nell’immediato l’unica azione possibile e’ prevedere periodi di fermo pesca, per dare modo ai moscioli di riprendersi e rigenerarsi. ovviamente servono ristori adeguati per questi pescatori professionali, piccole realta’ che oggi hanno bisogno del supporto delle istituzioni per sopravvivere. una cosa sembra ormai chiara: vivere esclusivamente sulla pesca del mosciolo diventa sempre piu’ difficile, e i pescatori devono iniziare a differenziare la propria attivita’. quello che auspico e’ che si trovi un modello gestionale stabile che metta insieme tutte le competenze, quindi enti scientifici e pescatori, amministrazioni, capitaneria. perche’ quello che stiamo vivendo e’ la nuova normalita”. la situazione non e’ migliore nello spezzino: ‘la crisi climatica e’ alla base di tutti i problemi che abbiamo – afferma senza esitazione nadia MAGGIONCALDA, della cooperativa mitilicoltori spezzini -. il mare si sta scaldando, sempre di piu’, e mentre un tempo la stagione dei muscoli locali durava tre mesi, da giugno ad agosto, oggi agosto dobbiamo scordarcelo, perche’ le acque sono diventate troppo calde per la loro sopravvivenza. come se non bastasse, nello spezzino le orate di allevamento hanno sviluppato un enorme appetito per i nostri muscoli. tutto questo e’ aggravato dal fatto che spesso non si tratta di orate autoctone, ma di orate atlantiche, che rispetto alle nostre sono piu’ voraci, piu’ aggressive, piu’ grandi. quando fuggono dagli allevamenti, non lasciano scampo ai nostri muscoli, che per di piu’, impiegando due anni per crescere e svilupparsi pienamente, sono esposti ai rischi per un periodo estremamente lungo’. una crisi analoga a quella vissuta in puglia, dove le alte temperature estive hanno colpito duramente l’attivita’ dei mitilicoltori del presidio slow food della cozza nera di taranto, allevata nel mar piccolo, un’area protetta, riserva naturale, ma anche un ecosistema chiuso e particolarmente fragile. ‘abbiamo perso circa il 70% del seme, e questo ha compromesso non solo la produzione del 2025, ma anche quella del 2026 – spiega luciano CARRIERO, referenti dei produttori del presidio -. e’ stato un colpo durissimo, perche’ stiamo parlando di un mestiere che si tramanda di padre in figlio, un mestiere che non ci si puo’ inventare da un giorno all’altro. alleviamo un prodotto naturale, e la natura puo’ dare come puo’ togliere. ma non ci arrendiamo, ci siamo rimboccati le maniche. oggi, ci sono segnali positivi: il nuovo seme e’ nato, le temperature sono rimaste miti, e i mitilicoltori guardano al 2026 con fiducia. oggi nel presidio abbiamo 24 cooperative e centinaia di famiglie. ma piu’ di tutto, abbiamo una comunita’ viva, che lotta ogni giorno per difendere il suo mare e il suo lavoro’. ed e’ proprio a taranto, dal 13 al 15 giugno, il prossimo appuntamento da segnare in calendario: la seconda edizione di mediterraneo slow, una manifestazione che celebra l’unicita’ della cultura mediterranea a partire dal cibo, per ricordarci che ‘veniamo tutti dal mare’. ‘eravamo soliti finire l’ultimo comunicato della manifestazione – ricorda daniele BUTTIGNOL, amministratore delegato di slow food promozione – con un arrivederci a genova nel 2027. ma le difficolta’ organizzative che abbiamo dovuto sostenere quest’anno ci impongono un confronto con le istituzioni, regione liguria e comune di genova in primis, e chi ha creduto in questa edizione della manifestazione per delinearne il futuro. abbiamo voluto fare slow fish perche’ crediamo nei suoi contenuti e nell’attualita’ delle sue tematiche. ringraziamo il masaf per il grande supporto, la camera di commercio di genova, la fondazione carige, il porto antico di genova e l’autorita’ portuale, storici e nuovi partner che hanno creduto nella nostra iniziativa come pastificio di martino, quality beer academy, reale mutua, bbbell, banca d’alba, ricrea, bormioli luigi, san bernardo, eviso e amiu, e naturalmente le istituzioni regionali e gli espositori presenti. e’ grazie a loro se slow fish 2025 ha nuovamente arricchito il porto di genova per quattro giorni. l’ultimo grazie va al pubblico che con interesse, con partecipazione e gioia ha animato gli spazi e gli incontri di slow fish 2025′.”.

