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“da quando il ministro francesco LOLLOBRIGIDA ha annunciato l’istituzione definitiva della cun commissione unica nazionale sul prezzo del grano a gennaio 2026, italmopa (associazione che rappresenta la parte industriale della filiera del grano) non si e’ piu’ presentata alle riunioni dell’organismo”. lo rende noto un comunicato di cia puglia, che cosi’ prosegue: “‘accade da un mese – spiega gennaro SICOLO, vicepresidente nazionale e presidente regionale di cia agricoltori italiani -. il tentativo di delegittimare uno strumento istituito per definire e stabilizzare il prezzo tra il mondo agricolo e quello industriale, superando le fluttuazioni delle borse merci locali, e immettendo nel sistema elementi di equita’ e trasparenza per garantire ai produttori una remunerazione piu’ giusta e parametrata sui costi di produzione, non e’ soltanto miope poiche’ alla lunga sara’ anche autolesionistico’. la situazione del mercato del grano duro, infatti, continua a essere drammatica per i cerealicoltori. le borse merci di bari e di foggia, nelle ultime due sedute della commissione cereali, hanno quotato il grano duro fino a 286-292 euro alla tonnellata e il buono mercantile attorno ai 280 euro, ben al di sotto dei costi di produzione che ismea ha valutato in 318 euro alla tonnellata. nei primi 7 mesi del 2025, secondo il piu’ recente report di anacer (associazione nazionale cerealisti), le importazioni di grano duro dall’estero sono cresciute del 7,32% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. in italia e’ arrivata dagli altri paesi una montagna di grano duro: 1.665.000 tonnellate. attualmente, il 54,8% del grano duro utilizzato in italia e’ prodotto dai cerealicoltori italiani; la parte restante e’ importata dall’estero. ‘noi non contestiamo la legittimita’ di importare una parte del grano duro che occorre all’industria della pasta – afferma angelo MIANO, presidente di cia capitanata – ma di questo passo, con la produzione italiana in perdita, se ogni tentativo di riportare equita’ lungo la filiera viene sabotato per avvantaggiare solo la parte industriale, tra pochi anni il grano importato costituira’ la quota maggioritaria, la dipendenza dall’estero aumentera’ e il nostro paese perdera’ redditivita’ e posti di lavoro. in uno scenario simile, sempre piu’ prossimo ad avverarsi, si potra’ ancora definire la pasta prodotta con chissa’ quali grani come realmente italiana?. un tempo foggia era il granaio d’italia – aggiunge MIANO – ma in queste condizioni scegliere di continuare a coltivare grano diventa quasi proibitivo, tanto che le superfici si stanno riducendo di anno in anno’. ‘nell’area metropolitana di bari e nella bat – aggiunge giuseppe DE NOIA, presidente di cia levante bari-bat – la coltura del grano duro e’ importantissima, e’ legata a tradizione e innovazione, alimenta una filiera di aziende cerealicole che hanno sempre prodotto qualita’, reddito, lavoro. c’e’ una civilta’ e una cultura del grano che da noi sono millenarie. la mancata redditivita’ degli ultimi anni sta mettendo a grave rischio tutto questo patrimonio ed e’ inaccettabile’. lo scorso 1° ottobre, cia puglia si e’ attivata per denunciare all’istituto per il controllo della qualita’ e la repressione delle frodi (icqrf) del ministero dell’agricoltura le pratiche sleali che stanno determinando l’abbassamento del prezzo del grano italiano al produttore al di sotto dei costi di produzione rilevati da ismea. dal 2022, mentre il prezzo al produttore del grano duro italiano e’ diminuito del 44%, il prezzo della pasta e’ aumentato in media del 23% con punte piu’ alte e quello del pane di oltre il 30%. cia agricoltori italiani ha lottato a lungo per l’attivazione del registro telematico e la piena attuazione delle misure di granaio italia, ha promosso una petizione nazionale che ha raccolto circa 100mila firme a sostegno di azioni che tutelino i cerealicoltori italiani e i consumatori. in puglia, hanno aderito a quella campagna 50 ‘comuni del grano’ che rappresentano 1.440.000 cittadini. ‘per stanare chi fa solo i propri interessi di parte e tutelare l’immenso patrimonio della nostra cerealicoltura – conclude SICOLO – invitiamo i consumatori a chiedere e consumare soltanto la pasta realizzata al 100% con grano italiano. chiediamo la tracciabilita’ e la trasparenza totale sul grano utilizzato per produrre pasta e pane. importare una parte del grano necessario e’ una cosa, sostituire progressivamente il grano italiano con quello estero e’ una follia, un danno all’economia, alla sovranita’ alimentare, alla storia e alla cultura del nostro paese’.”.

