MANTEGAZZA (UILA), ORA I DIPENDENTI DELL’AGROALIMENTARE NON SONO SOLO OPERAI E IMPIEGATI MA PRESIDIO SOCIALE E CIVILE

Di Letizia Martirano

 

L’industria agroalimentare e’ in queste ore al centro dell’attenzione per la sua strategicita’ e per il sacrificio che compie il milione e mezzo di addetti che e’ in prima linea per assicurare la produzione. Tra gli altri la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova e’ impegnata su questo fronte e dalle sue dichiarazioni parte questa intervista con il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza.

 

Assolutamente sì. Noi chiediamo al governo, al sistema delle imprese e più complessivamente al paese di mostrare una maggiore solidarietà nei confronti di chi si fa carico quotidianamente di lavorare per assicurare il sostentamento e difendere, in questo modo, la salute di chi invece deve rimanere a casa. Il “mantra” ripetuto da tutti i “media”, di stare a casa, non uscire ed evitare i contatti divide, inevitabilmente, i cittadini in due categorie: chi deve rispettare le giuste indicazioni e chi, invece, non può perché con il suo lavoro quotidiano manda avanti il paese e consente a decine di milioni di italiani di aspettare con pazienza che il virus venga sconfitto. In un momento in cui a tutti è richiesto di fare sacrifici c’è, dunque, chi è chiamato a farne di più.

 

E, tra questi lavoratori, la ministra ha citato proprio quelli della filiera alimentare…

 

Questo mi fa molto piacere…Se nei supermercati non mancano i prodotti agro-alimentari è perché un milione e mezzo di lavoratrici e lavoratori garantiscono tutti i giorni, sfidando il contagio, pane e latte fresco, carne, ortaggi, frutta e qualsiasi altro prodotto che finisce sulle nostre tavole. In questo momento i dipendenti del settore agroalimentare non sono solo operai e impiegati di una filiera che è il fiore all’occhiello del Paese, ma rappresentano un presidio sociale e civile, sono essenziali come i beni che producono. Questo non può essere dato per scontato. Il Paese deve riconoscere loro un giusto premio anche se non sarà mai sufficiente a ripagare i rischi che stanno correndo.

 

Il decreto Cura Italia ha introdotto misure di sostegno adeguate?

 

Sicuramente sì e ne siamo anche orgogliosi perché sono state recepite molte nostre richieste, in particolare e per la prima volta a beneficio dei lavoratori precari e dei pescatori. In aggiunta però, proprio in ragione di quanto detto, chiediamo al governo di aumentare in maniera sostanziosa i 100 euro mensili previsti a favore di chi continua a lavorare in fabbrica o nei campi; chiediamo, inoltre che i 600 euro a favore dei braccianti siano confermati anche per il mese di aprile e che tutte le prestazioni di sostegno al reddito che l’Inps deve erogare abbiano procedure semplificate: i soldi ai lavoratori in cassa integrazione o disoccupati servono ora non tra due mesi.

 

Diverse aziende alimentari hanno deciso di incrementare i salari dei dipendenti. Cosa ne pensa?

 

Mi sento di rivolgere a tutte le aziende agro-alimentari l’invito a seguire questo esempio come atto concreto per premiare la presenza in fabbrica di chi, in questi giorni, è impegnato a garantire che sulle tavole degli italiani ci sia quotidianamente il meglio delle nostre produzioni.

 

Parliamo di sicurezza sul lavoro. Qual è la situazione nel settore agroalimentare? 

 

Cgil, Cisl e Uil hanno definito, la scorsa settimana con Confindustria un protocollo sulla sicurezza che dal 22 marzo ha forza di legge e si applica a tutte le aziende e a tutti i settori produttivi, compreso quello agricolo. L’impegno di Fai, Flai e Uila è quello di chiedere alle imprese di applicarlo correttamente. Un impegno importante che trova, però, nella struttura produttiva del nostro Paese un forte ostacolo. Essendo la maggior parte delle aziende piccole e piccolissime, lo sforzo del sindacato, da solo, non è purtroppo sufficiente a garantire lungo tutte le linee di produzione le disposizioni necessarie a tutelare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori.

 

Però sul tema della sicurezza, da domani sono annunciati scioperi in molte fabbriche. Cosa ne pensa?

 

Penso che un conflitto tra lavoro e sicurezza in fabbrica è quanto di più pericoloso possa innescarsi in questo momento. Bisogna evitarlo. Non c’è conflitto tra lavoro e salute se l’intero paese, non solo il sindacato, si fa carico dell’importanza di tutelare chi lavora. Del resto, credo non sia neanche giusto relegare la sicurezza di chi lavora mentre infuria la pandemia a una questione esclusivamente sindacale. È necessaria una presa di coscienza collettiva che parta dalle istituzioni e dalle imprese e che sia divulgata dai media.

 

La comunicazione ha un ruolo importante in questa emergenza?

 

Sicuramente sì. Noi chiediamo che al “mantra” quotidiano “state a casa” impartito indistintamente a tutti gli italiani si aggiunga un ringraziamento per chi lavora e soprattutto l’invito a tutte le imprese di rispettare le misure del protocollo sulla sicurezza. Al giusto hastag #iorestoacasa va aggiunto quello #iolavoroinsicurezza. Più in generale serve una presa di coscienza da parte di tutti gli italiani che ogni sera alle 18, da un lato ascoltano di contagi e morti, dall’altro cantano fuori dai balconi per esorcizzare questa tragedia, che chi lavora è un proprio fratello e una propria sorella che vive in trincea. È questa la sfida da vincere qui e oggi e per vincerla serve un rinnovato impegno etico e culturale.