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“il tema della regolarizzazione dei migranti e’, da tanti anni, una delle battaglie piu’ care alla flai. siamo stati tra i primi a sollevare questo problema. lo scorso 25 marzo, assieme ad altre associazioni, come terra, abbiamo inviato una lettera al presidente MATTARELLA e al governo. l’approvazione di questo decreto e’ un primo significativo tassello verso la legalita’. per noi ha una portata storica”, ha detto questa mattina in una intervista al diario del lavoro – rende noto un comunicato – giovanni MININNI segretario generale flai cgil, tornando sul tema della regolarizzazione dei lavoratori migranti. “l’esecutivo si e’ dimostrato sensibile verso questo tema, sia la ministra BELLANOVA che il vice ministro MAURI. il decreto e’ un risultato positivo, frutto ovviamente di un percorso di mediazione tra le forze di maggioranza, con punti migliorabili. ci sono state delle resistenze, alcune anche giuste, da parte di determinate posizioni interne al movimento 5 stelle, come il non offrire una sanatoria a chi ha sfruttato il lavoro. nel complesso dunque si registra un cambio di passo, sul tema dell’immigrazione, di questo governo rispetto a quello precedente”, ha affermato MININNI. infatti, ha sottolineato il segretario generale della flai, “nel decreto ci sono degli elementi innovativi consistenti, come la possibilita’ per il datore di lavoro di regolarizzare chi e’ a nero dichiarando la sussistenza di un lavoro irregolare ma anche attraverso l’attivazione di un nuovo rapporto di lavoro. in questo modo il lavoratore ha la possibilita’ di avere un permesso di soggiorno di un anno, se gia’ si trova in italia e lavora, o di 6 mesi se il suo permesso e’ scaduto il 31 ottobre 2019. si tratta di due canali che danno alle persone la possibilita’ di muoversi sul territorio per trovare un’occupazione, e che avviano verso un futuro di legalita’ e minore precarieta’”. “ma nell’intervista si evidenziano anche punti che dovrebbero essere migliorati”, precisa il comunicato. “prima di tutto pensiamo che la finestra dal 1 giugno al 15 luglio sia troppo breve per presentare le domande per la regolarizzazione. inoltre, il datore di lavoro deve versare una quota di 500 euro per ogni dipendente che intende regolarizzare. noi abbiamo proposto di abbassarla a 100, per non discriminare i piccoli imprenditori. infine quando il lavoratore presenta alla questura la richiesta di permesso, in attesa che gli venga riconosciuta, deve continuare a prestare la sua opera presso lo stesso datore di lavoro. ma queste procedure della burocrazia stridono con i tempi e le modalita’ del lavoro agricolo, che e’ fatto soprattutto di contratti a giornata, che obbligano i lavoratori a spostarsi”, conclude MININNI.