GIANSANTI (CONFAGRICOLTURA), RECOVERY PLAN STRAORDINARIA OCCASIONE PER RILANCIO INFRASTRUTTURE

di Letizia Martirano

A pochi giorni dalla celebrazione del centenario di Confagricoltura, alla quale hanno preso parte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte insieme a altri esponenti di governo e illustra ospiti, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti fa il punto, in questa intervista, su temi di attualita’ come il Recovery Plan e il Def e esprime il suo punto di vista su alcuni aspetti del ruolo dei soci della sua organizzazione nella societa’ e sul rapporto con la politica.

Cosa si aspetta dal Recovery Plan?

È una straordinaria occasione per il paese che non possiamo perdere anche perché noi agricoltori, in parte, l’abbiamo finanziato con il taglio ai fondi della Pac che avremmo preferito rimanessero invariati. Il piano nazionale in preparazione, che in grandi numeri corrisponde a 4/5 manovre finanziarie, deve essere la giusta sintesi politica delle proposte.

In che direzione debbono andare queste proposte?

Il limite più grande per l’agricoltura è il sistema delle infrastrutture che deve essere rilanciato. Bisogna tener conto, infatti, che le aziende agricole oggi sono ubicate prevalentemente su strade provinciali. Perciò è necessaria una nuova rete viaria. È importante anche concentrarsi sulle aree portuali considerando che, in questo ambito, oggi siamo al 17º posto nell’Unione Europea. Necessario è, poi, un rilancio del sistema aereoportuale con una razionalizzazione degli scali, in particolare quelli merci, individuando alcuni hub per i prodotti italiani. L’esempio è Verona dove c’è un grande centro agroalimentare, l’autostrada, il porto di Mestre e una grande agricoltura. Anche l’alta velocità dovrebbe essere oggetto dei progetti. In secondo luogo è necessario l’efficientamento energetico visto che le aziende agricole pagano una bolletta decisamente alta. Sono misure che possono essere messe in campo perchè l’Italia ha importanti aziende energetiche. Si deve anche lavorare per l’efficientamento energetico del parco macchine e dell’impiantistica uniti a un forte impulso per le energie rinnovabili. Queste sono a mio parere le due principali linee d’azione del Recovery Plan su cui si spera si concentrino le risorse.

Avete calcolato quanto costerebbero questi progetti?

Ancora non abbiamo fatto calcoli.

Come giudica l’aggiornamento del Documento di Economia e Finanza?

Con il coronavirus la ripresa rischia di impattare in modo devastante. È difficile fare stime su fine anno. In ogni caso il tema della fiscalità non può essere toccato in questo momento. È giusto parlarne ma diciamo no alla riforma fino alla sconfitta della pandemia. Un nuovo sistema fiscale in agricoltura non è possibile considerando peraltro che l’agroalimentare ha dato un contributo straordinario all’economia nella prima fase pandemica. Va fatta anche una maggiore riflessione sul tema del gasolio agricolo. Senza una reale alternativa si aggravano i costi sia per le aziende sia per i consumatori. Come Agrinsieme abbiamo chiesto al ministro dell’ambiente Costa un incontro perché la revisione dei SAD è di sua competenza.

Esiste ancora Agrinsieme?

È viva e vegeta a giudizio di Confagricoltura. Si tratta di una grande opportunità per avere su alcuni punti una visione comune che rafforza il ruolo dell’agricoltura nelle relazioni istituzionali. L’auspicio è che sempre più e sempre meglio insieme si possano rappresentare gli interessi delle imprese agricole e della cooperazione visto che una buona parte vi aderisce e in questo senso serve mantenere anche buoni rapporti con Federalimentare, sebbene con un maggiore equilibrio nella filiera.

Cosa chiedete agli industriali?

La filiera agroalimentare è cresciuta negli ultimi 10 anni del 25% ma l’agricoltura solo del 15%. E perciò serve che il settore industriale capisca che ci vuole un’agricoltura molto forte. In questo momento i rapporti sono molto forti con più sintonia che divergenze ed è interesse comune una strategia condivisa che per ora l’Italia non ha.

Che ruolo ha nella societa’ la classe dirigente di Confagricoltura?

Da sempre Confagricoltura ha il merito di rappresentare imprenditori e imprese e di aver tutelato la parte vitale della società che c’è fuori dalla città. Da questo nasce lo spirito sociale dei nostri agricoltori. Per noi il lavoro è fondamentale così come lo è il tema ambientale. Siamo, in Europa, i più avanzati anche nel campo della tutela del benessere animale. I soci di Confagricoltura sono molto coinvolti nella società e nelle istituzioni. Chi più di noi ha a cuore l’evoluzione sociale? Da sempre il socio Confagricoltura ha voluto contribuire alla vita pubblica sebbene non in modo collaterale. Confagricoltura si illumina del riflesso di chi vuole dare apporto alla crescita dell’Italia. Noi non siamo un partito politico, tuteliamo la politica agricola.

Qual è il suo giudizio sulla classe politica?

Siamo nella fase di passaggio verso una nuova Repubblica. È cambiato totalmente il rapporto di intermediazione tra la classe politica e i cittadini e per questa ragione l’azione dei corpi intermedi è fondamentale per qualsiasi rappresentante delle istituzioni al fine di comprendere la realtà.