OI INTERCARNEITALIA A SPERANZA, NO AUMENTO COSTI IN TEMPO DI COVID-19 PER FILIERA CARNI BOVINE

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“l’organizzazione interprofessionale oi intercarneitalia, riconosciuta a livello nazionale con atto del ministero dell’agricoltura del 19 dicembre 2019, in rappresentanza degli allevatori e dei macellatori italiani, ha inviato una lettera al ministro della salute roberto SPERANZA per chiedere il ‘congelamento’ delle tariffe orarie da applicare ai macelli per le attivita’ di ispezione dei veterinari ufficiali, a fronte della decisione inserita nell’atto di governo n. 210 relativo allo ‘schema di decreto legislativo di adeguamento del decreto 194/2008′ che, all’articolo 10, reca disposizioni in materia di tariffe per il controllo ufficiale e delle altre attivita’, su base oraria, prevedendo un aumento del 60% delle attuali tariffe, portandole da € 50,00/ora a € 80,00/ora”, rende noto un comunicato dell’organizzazione. “in tempi normali, si potrebbe discutere su una eventuale riduzione dell’aumento tariffario proposto dal governo”, afferma il presidente dell’oi alessandro DE ROCCO, che evidenzia: “oggi, a fronte della gravissima crisi causata dalla pandemia da covid-19, la filiera delle carni bovine non e’ assolutamente in grado di far fronte ad ulteriori oneri finanziari da pagare”. “la motivazione e’ legata alle dinamiche di mercato che, da marzo 2020, hanno visto il crollo verticale dei prezzi di mercato dei bovini, per molteplici fattori: – chiusura della ristorazione privata e collettiva a livello europeo; – aumento esponenziale da parte della gdo dell’acquisto di carni di importazione dall’estero a prezzi incredibilmente bassi; – aumento dei costi delle materie prime per effetto della scarsa mobilita’ nel settore trasporti; – aumento dei costi per la messa in sicurezza delle persone nei macelli contro il virus covid-19 (i macelli italiani sono ad oggi i meno colpiti a livello mondiale da casi collettivi di contagio)”, spiega il comunicato. “l’aumento delle tariffe penalizzerebbe gravemente allevatori e macellatori poiche’, con le dinamiche di mercato esistenti, che difficilmente cambieranno in positivo nei prossimi anni, sarebbe impossibile ed anche deleterio, riversare sulla gdo e, quindi, sui consumatori, tale aumento, richiesto dal ministero della salute”, continua DE ROCCO, che conclude: “abbiamo quindi chiesto al ministro di rivedere le scelte fatte con il decreto legislativo in itinere, che prevede l’aumento delle tariffe dal 1° gennaio 2022, prorogando l’applicazione delle tariffe gia’ previste nel decreto 194/2006, almeno di altri tre anni, al 1° gennaio 2025 per poi aggiornale progressivamente, confidando che, nel frattempo, si ritorni alla normalita’, a livello sanitario ed economico”.