VINCENZI (ANBI), SCONCERTO PER IL PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA AGRICOLTURA PUNITA SU FORESTAZIONE E DIGITALIZZAZIONE

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Di Letizia Martirano

Sono sconcertato per le notizie sul piano nazionale di ripresa e resilienza e rimango in attesa per il parere del Parlamento che potrebbe introdurre modifiche a noi favorevoli, sottolinea il presidente dell’Anbi-Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue. Francesco Vincenzi, a poche ore dall’approvazione in consiglio dei ministri del documento che contiene le linee guida per il Recovery Plan. Il testo in circolazione contiene, per quello che riguarda il nostro ambito, indicazioni diverse dagli impegni; l’agricoltura e’ stata punita proprio sui due versanti che rappresentano la vera novita’: la forestazione e la digitalizzazione, spiega il presidente.

Cosa l’ha delusa in concreto?

“Siamo molto delusi dall’atteggiamento del governo che, nel piano di resilienza approvato ha azzerato i fondi per la manutenzione idrogeologica e dimezzato le risorse per le infrastrutture irrigue che, ricordo, sono considerate un asset strategico per l’economia del paese; in questo modo si va nella direzione opposta a quella della indispensabile sicurezza ambientale e al supporto settore agricolo, la cui importanza e’ stata esaltata proprio dalla pandemia.  I tagli fatti al contrasto al dissesto idrogeologico e l’azzeramento delle risorse per la manutenzione del territorio e agli investimenti irrigui comporteranno l’impoverimento del settore primario, riducendo la sovranita’ alimentare del paese, i redditi agricoli e maggiori costi per i consumatori. In poche parole si getta al vento un patrimonio di progettualita’ esecutive, capaci di rispettare gli stringenti tempi previsti dal next generation eu.

Cosa si po’ fare per invertire la rotta?

Ci appelliamo in particolare ai ministri delle infrastrutture, delle politiche agricole alimentari forestali e dell’ambiente affinche’ intervengano per rivedere scelte prive di prospettiva, conseguenza di un pensiero debole sul nuovo modello di sviluppo, che deve caratterizzare il futuro dell’Italia e speriamo che il Parlamento possa proporre modifiche adeguate alle nostre aspettative.

Quali sono le vostre proposte?

“I Consorzi di bonifica conoscono il territorio, di cui curano la quotidiana manutenzione ed hanno pronti piani di opere definitive ed esecutive, cioè cantierabili, in grado di rispettare il cronoprogramma europeo per l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan. Vanno superate inutili procedure e burocrazie, che rallentano i tempi di realizzazione delle opere, pur mantenendo i dovuti controlli sulle spese. Le recenti calamità meteo hanno dimostrato l’utilità dei bacini di laminazione; per questo, accanto al Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica, rilanciamo l’obbiettivo ventennale di 2000 nuovi invasi medio-piccoli sul territorio nazionale e tutti in piena sintonia con il rispetto dell’ambiente, del paesaggio e dei fiumi. Inoltre abbiamo presentato, lo scorso settembre, il Piano Nazionale di Efficientamento della Rete Idraulica, composto da 858 progetti definitivi ed esecutivi, il cui iter potrà rispettare le scadenze comunitarie per i fondi del Next Generation EU: istruttorie completate entro il 2023, realizzazione dei lavori e rendicontazione finale entro il 2026.

Cosa chiede alla politica?

Come ha gia’ sottolineato il direttore generale di Anbi Massimo Gargano in recenti dichiarazioni l’aggravarsi dei problemi idrogeologici del Paese la politica non può avere un atteggiamento meramente notarile, limitandosi alla dichiarazione degli stati di calamità, che ristorano peraltro solo il 10% dei danni. La sistemazione del territorio è condizione indispensabile per lo sviluppo, ma oggi è minata non solo dalla crisi climatica, ma dall’inarrestabile consumo di suolo e dalla cultura del pozzo, presente in territori non serviti dall’irrigazione collettiva, gestita dai Consorzi di bonifica e garanzia di qualità della risorsa. Su questi temi c’è un grave ritardo culturale, esemplificato dal paradosso di un Paese, in cui si susseguono ciclicamente emergenze sia per alluvioni che per siccità.