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“agea, nell’ambito del progetto criminal focus area, sviluppato sulla base del protocollo d’intesa sottoscritto con il ministero dell’interno con l’obiettivo di contrastare i fenomeni criminali connessi alle attivita’ produttive, promuove il 25 giugno il primo talk di approfondimento volto a illustrare l’individuazione di innovativi modelli di riferimento capaci di individuare la correlazione tra le caratteristiche che contribuiscono alla creazione dell’identikit di un determinato comune e zone potenzialmente a rischio di cfa (criminal focus area), in particolare edifici abbandonati per km2, ossia tutti quei territori a rischio dove potrebbero essersi gia’ verificate o potrebbero verificarsi in un prossimo futuro, attivita’ illecite”, rende noto un comunicato dell’agenzia, nel precisare che “lo studio e’ stato condotto grazie ad un’innovativa metodologia statistica che fornisce uno strumento pratico alle autorita’ di controllo per identificare il profilo di singoli comuni presenti nelle regioni meno sviluppate prese in esame (sicilia, campania, puglia, calabria, basilicata), mettendolo in correlazione con la presenza, accertata o potenziale di attivita’ illecite”. “la crisp-dm methodology – un processo che descrive e codifica gli approcci comuni impiegati dagli esperti di data mining e che e’ ordinariamente adottata nelmarketing – e’ stata utilizzata in modo del tutto originale applicandola ad un contesto di analisi del territorio”, sottolinea il comunicato, che aggiunge: “una vera ‘contaminatio’ che, pero’ ha aperto nuovi interessanti scenari di valutazione e analisi”. “dopo aver identificato l’obiettivo di business e’ stata raccolta, codificata e interpretata una enorme mole di dati provenienti dal sian e dall’ispra, per identificare la presenza di cfa e la correlazione tra questi e variabili esogene ambientali come le probabilita’ di frana e di rischio inondazione”, spiega il comunicato, nel sottolineare che “il risultato e’ stato la creazione di un modello capace, avvalendosi della metrica del lift, di combinare la densita’ di cfa per superficie insieme alle variabili esogene e di clusterizzare i comuni sotto esame; se questi risultano avere un indice di lift pari a k avranno una probabilita’ k volte superiore di ospitare o sviluppare dei cfa per chilometro quadrato sul proprio territorio”. “i risultati ottenuti sono stati rappresentati in una overview che mostra come i comuni identificati si distribuiscono sul territorio”, prosegue il comunicato. “molte le risultanze interessanti: ad esempio sono stati individuati alcuni comuni che pur non evidenziando ancora cfa presentano un alto rischio potenziale”, evidenzia il comunicato. “infine, attraverso una demo interattiva, saranno presentate le numeriche del lift visualizzando i 16 cluster del lift che consentono di monitorare la situazione”, informa il comunicato, che conclude: “uno strumento e un modello operativo che rappresenta un inedito e importante passo in avanti nella lotta alla criminalita’ anche in ambito agricolo per uno sviluppo economico e sociale sempre piu’ libero dalle logiche e dalle dinamiche dell’illegalita’”.