CAPORALATO: PRANDINI (COLDIRETTI), PATTO FILIERA SPEZZA LA CATENA DELLO SFRUTTAMENTO

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“il patto di filiera contro il caporalato rappresenta un’importante azione di responsabilizzazione delle istituzioni nazionali e locali per combattere inquietanti fenomeni malavitosi che umiliano gli uomini e il loro lavoro e gettano un’ombra su un settore che ha scelto con decisione la strada dell’attenzione alla sicurezza alimentare e ambientale”, afferma il presidente della coldiretti ettore PRANDINI che, come presidente dell’osservatorio agromafie, ha sottoscritto il protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura firmato dai ministri dell’interno luciana LAMORGESE, del lavoro andrea ORLANDO, delle politiche agricole alimentari e forestali, stefano PATUANELLI, e dal presidente del consiglio nazionale di anci, enzo BIANCO, da giovanni MININNI segretario generale della flai cgil, onofrio ROTA segretario generale della fai-cisl, giorgio CARRA, segretario nazionale uila-uil. “e’ importante impegno dei rappresentanti del governo per consolidare, ampliare e rafforzare i contratti di filiera anche mediante il ricorso alle risorse rese disponibili dalla programmazione complementare al pnrr”, afferma ettore PRANDINI nel ricordare le iniziative promosse in tutti i diversi settori produttivi dell’agroalimentare. “occorre spezzare la catena dello sfruttamento che si alimenta pure dalle pratiche sleali commerciali e dalle distorsioni lungo la filiera, dalla distribuzione all’industria fino alle campagne dove i prodotti agricoli pagati sottocosto pochi centesimi spingono le imprese oneste a chiudere e a lasciare spazio all’illegalita’”, spiega coldiretti. “il risultato e’ che, ad esempio, quando si acquista una passata al supermercato si paga piu’ per la confezione che per il pomodoro contenuto. in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la meta’ del valore (53%), secondo la coldiretti, e’ il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% e’ il costo della bottiglia, l’8% e’ il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicita’. un paradosso che e’ favorito dalla concorrenza sleale delle importazioni low cost dall’estero con quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato in italia, dal pomodoro cinese al riso asiatico, dall’ortofrutta sudamericana fino alle nocciole turche, che non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori vigenti nel nostro paese, spesso anche grazie ad agevolazioni e accordi preferenziali stipulati dall’unione europea”, aggiunge la confederazione. “un cambiamento importante e’ stato ottenuto nell’ambito della riforma della politica agricola europea con l’avvio del dibattito sulle restrizioni alle importazioni extracomunitarie di prodotti che non garantiscono gli standard europei”, conclude il presidente della coldiretti ettore PRANDINI nel ricordare “i passi in avanti sul tema della condizionalita’ sociale e dei diritti dei lavoratori sostenuto dalla coldiretti”.