SOLFIZI (COPAGRI), IL BIOLOGICO E LE AGROENERGIE CHIAVI DI VOLTA DEL FUTURO DELL’AGRICOLTURA E DELLA NOSTRA CONFEDERAZIONE

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Di Letizia Martirano

Maria Cristina Solfizi, Direttore generale della Copagri-Confederazione produttori agricoli, in questa intervista parla delle sfide che attendono la sua associazione nel 2022, alla luce delle politiche europee e nazionali che coinvolgono l’agricoltura attraverso i finanziamenti della PAC e del PNRR. Solfizi fa, in particolare, il punto sulle iniziative messe in campo dalla Confederazione per cogliere appieno quelle che lei stessa definisce “la moltitudine di opportunità” indicate, fra l’altro, nel Piano Strategico Nazionale, elaborato – puntualizza – “in stretta sinergia con le parti sociali”, nell’ambito del tavolo di partenariato e finalizzato a dare gambe alla Politica Agricola Comune 2023-2027.

Come immagina il futuro prossimo del comparto agricolo nazionale?

Mi preme innanzitutto sottolineare che l’agricoltura intera, dal Nord al Sud del Paese e considerando tutti i suoi comparti produttivi, ha saputo reggere egregiamente, seppur con non poche difficoltà, l’urto causato dalla drammatica fase pandemica che noi tutti stiamo vivendo ormai da diverso tempo; è riuscita a farlo solo grazie alla grande determinazione e all’encomiabile senso di responsabilità dei suoi protagonisti, i produttori agricoli, che non si sono mai fermati e hanno assicurato il costante e regolare rifornimento degli scaffali, contribuendo in tal modo alla tenuta socioeconomica del Paese, in un momento particolarmente delicato e complesso. Il futuro dell’agricoltura non può quindi che passare dal riconoscimento del grande e imprescindibile ruolo che svolgono i suoi attori principali che, sono certa, sapranno cogliere appieno le grandi potenzialità derivanti dalla nuova PAC, che pur se con risorse sensibilmente ridotte rispetto alla precedente programmazione, mette in campo una dote di 34 miliardi di euro per il quinquennio 2023-27. Non bisogna dimenticare, inoltre, che a queste risorse si andranno ad aggiungere parte dei 191,5 miliardi di euro derivanti dal PNRR, nel quale trovano spazio numerosi interventi dei quali potrà beneficiare a cascata anche il primario. Penso ai circa 4,5 miliardi di euro destinati alla transizione energetica, agli investimenti ambientali e agli interventi per favorire l’innovazione digitale, solo per fare alcuni esempi.

Cosa dovranno produrre queste ingenti risorse?

Queste risorse, oltre a difendere il reddito dei produttori agricoli, dovranno servire a dare gambe alla tanto decantata rivoluzione green, per molti versi già messa in atto dagli agricoltori italiani, andando al contempo a contribuire al raggiungimento dei numerosi obiettivi che attendono il settore primario: penso, ad esempio, a tutti i possibili miglioramenti in materia di benessere animale, alle grandi sfide ambientali lanciate in particolare dal Green Deal, dalla Farm to Fork e dalla Strategia europea per la Biodiversità. Parliamo di importanti sfide che il primario si trova già a fronteggiare e che dovranno essere vinte per assicurare al comparto un maggiore livello di competitività aziendale, una più efficiente valorizzazione delle risorse naturali, un riequilibrio della distribuzione del valore lungo le filiere agroalimentari, la salvaguardia della biodiversità e la creazione di nuova occupazione per i giovani e per le aree marginali, andando al contempo a favorire la digitalizzazione dell’agricoltura, senza dimenticare il perseguimento di tematiche sociali non più rinviabili, quali l’inclusione, la parità di genere e il miglioramento delle condizioni di lavoro.

In che modo la Copagri sta lavorando per raccogliere e accompagnare tutto ciò?

Il futuro della Copagri, il cui Consiglio Generale ha recentemente deliberato l’avvio della stagione congressuale, interrottasi a causa della pandemia e che culminerà con il Congresso Nazionale alla fine di quest’anno, è legato a doppio filo alle impegnative sfide che attendono l’agricoltura. Parlare di futuro prossimo significa, quindi, lavorare per farsi trovare pronti ed essere parte attiva della tanto attesa rivoluzione green che gli agricoltori italiani sono i primi a volere e sulla quale, non a caso, hanno già da tempo iniziato a investire tempo ed energie. È proprio per tali ragioni che il Consiglio Generale, così come faranno i congressi regionali che si terranno per tutto il 2022, ha dedicato particolare attenzione a temi quali la promozione dell’agricoltura biologica e delle agroenergie, fondamentali nell’ottica della sostenibilità e della transizione ecologica. Sono proprio questi due temi, infatti, insieme a una sempre più decisa spinta verso la ricerca e l’innovazione applicata al campo agricolo e verso tutte le attività necessarie a favorire quanto possibile il ricambio generazionale, che ci siamo posti come prioritari per la crescita della Copagri e dell’agricoltura italiana.

Perché è nata l’associazione Anaprobio?

Crediamo nel binomio biologico-sostenibilità. Abbiamo raccolto le sollecitazioni arrivateci dal territorio, volte a mettere in atto ogni possibile iniziativa per promuovere l’agricoltura biologica e tutelare gli interessi dei produttori, andando al contempo a individuare azioni volte ad assicurarne uno sviluppo sostenibile, in linea con i più recenti orientamenti comunitari, e a mettere in campo iniziative divulgative e promozionali e campagne di comunicazione che abbiano le medesime finalità. Muove da queste premesse la nascita dell’associazione nazionale dei produttori biologici della Copagri Anaprobio, che può già contare su una base associativa di diverse migliaia di aziende biologiche, cifra che stimiamo possa crescere sensibilmente nel corso dei prossimi mesi, durante i quali andremo a dare gambe alla neonata realtà associativa attraverso numerosi incontri e momenti di confronto di carattere regionale. Voglio ricordare che stiamo parlando di un comparto in costante e continua crescita da ormai vent’anni, sia con riferimento alla produzione sia alle superfici coltivate e al mercato, che incarna perfettamente quelli che sono i più recenti orientamenti comunitari in materia di sostenibilità. Ricordo che l’Europa, infatti, ha posto l’ambizioso obiettivo di destinare il 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica entro il 2030 e, per raggiungere tale traguardo, il nostro Paese con il Piano Strategico Nazionale ha messo sul piatto ben 2,5 miliardi di euro, esclusivamente dedicati alla promozione del metodo biologico, da intendersi quale la tecnica di produzione privilegiata per concorrere al raggiungimento di tutti gli obiettivi ambientali previsti dalle diverse strategie comunitarie. Pertanto, riteniamo fondamentale e non più rinviabile intervenire, inoltre, per promuovere l’aggregazione dei produttori biologici in forma di OP e rafforzare il concentramento dell’offerta produttiva, così da dare più peso all’immissione sul mercato delle produzioni degli associati, ridurre i costi di produzione e accorciando la filiera produttiva.

Sul versante della transizione energetica che ruolo vorreste per Gaia energia, la cooperativa promossa dalla Copagri?

Un ruolo che dovrà essere propositivo, attivo ma anche reattivo. Vogliamo farci trovare pronti per cogliere le grandi opportunità derivanti dal PNRR, che come noto mette ben 4,5 miliardi di euro a disposizione della transizione energetica. Ricordo che quello delle agroenergie è un altro settore in forte crescita e in continua espansione, che oltre a contribuire alla decarbonizzazione del primario e del Paese, assicura un notevole apporto in termini di servizi ecosistemici. Le agroenergie, ovvero l’energia prodotta dalle imprese agricole, zootecniche, forestali e dall’agroindustria grazie al ricorso a fonti quali il fotovoltaico, il solare e le biomasse, rappresentano senza dubbio la più importante fra le fonti di energia rinnovabile, in quanto permettono, fra l’altro, di valorizzare gli scarti agricoli e i residui colturali, che solo nel 2019 hanno raggiunto la considerevole quantità di 25 milioni di tonnellate, sfruttando anche gli spazi quali tetti, superfici marginali o non direttamente utilizzabili. Per questo abbiamo da tempo iniziato a lavorare su questo versante e continueremo a farlo con sempre maggiore determinazione, nella consapevolezza che sia fondamentale per il nostro primario contribuire allo sviluppo, alla produzione e alla vendita delle agroenergie, sostenendo la transizione verso fonti di energia rinnovabile compatibili con la produzione agricola, andando al contempo a promuovere l’efficientamento energetico e la diffusione di impianti a basso impatto ambientale e paesaggistico. Il tutto – mi preme sottolinearlo – senza mai entrare in competizione o in conflitto con l’uso del suolo agricolo per la produzione di alimenti e mangimi. In questo senso, la cooperativa Gaia energia, che può già contare su un migliaio di imprese agricole interessate e che è stata creata dalla Copagri con il fine prevalente di sviluppare le rinnovabili nel settore agricolo, farà della sostenibilità uno dei propri punti di forza, assicurando un utilizzo delle risorse che permetta la ricostituzione delle biomasse senza alterare gli ecosistemi, promuovendo l’energia prodotta da piccoli impianti gestiti da agricoltori, così da assicurare la permanenza delle imprese agricole sui territori, favorendo la riduzione degli sprechi, l’utilizzo di energia a chilometro zero e la multifunzionalità agricola. Anche Gaia energia, così come Anaprobio, è stata costituita su impulso delle federazioni regionali, a dimostrazione di quanto il progetto di crescita della Confederazione sia strutturato e venga elaborato in continuo e costante confronto con i territori e con le esigenze e le istanze di tutte quelle persone che quei territori li vivono e li ascoltano quotidianamente.