ENERGIA: COLDIRETTI, BOLLETTA DA 8 MLD PER L’AGRICOLTURA ITALIANA

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“per lo scoppio della guerra e il balzo dei costi energetici l’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari di 5 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica”, afferma la coldiretti sulla base di una propria analisi “sugli effetti del balzo dei prezzi di benzina e gasolio sotto la spinta dell’aumento del petrolio mentre la produzione industriale e’ in calo secondo gli ultimi dati istat”, precisa la coldiretti. “dall’inizio del conflitto si e’ verificato un balzo medio di almeno 1/3 i costi produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti ed indiretti delle quotazioni energetiche”, sottolinea la coldiretti, che prosegue: “nel sistema produttivo agricolo i consumi diretti di energia includono il gasolio per il funzionamento dei trattori, per il riscaldamento delle serre e per il trasporto mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano dall’energia necessaria per la produzione di prodotti fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica mentre il comparto alimentare richiede invece ingenti quantita’ di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro”. “il caro gasolio rischia dunque di fermare i trattori nelle campagne, spegnere le serre di fiori e ortaggi e bloccare i pescherecci italiani nei porti, aumentando la dipendenza dall’estero per l’importazione di prodotti alimentari”, spiega la coldiretti. “gli agricoltori sono costretti ad affrontare rincari insostenibili dei prezzi per il gasolio necessario per le attivita’ dei trattori che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina, la concimazione l’irrigazione che insieme ai rincari di concimi e mangimi spinge quasi un imprenditore su tre (30%) a ridurre la produzione, mentre il prezzo medio del gasolio per la pesca e’ praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, secondo coldiretti impresapesca che evidenzia come fino ad oltre la meta’ dei costi che le aziende ittiche devono sostenere e’ rappresentata, infatti, proprio dal carburante”, evidenzia la coldiretti, che aggiunge: “senza dimenticare i costi per il riscaldamento delle serre per la produzione di ortaggi e fiori le serre con la necessita’ di contenere i costi che rischia di far scomparire alcune delle produzioni piu’ tipiche. per non parlare dell’esplosione dei costi degli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per vino, olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi”. “la pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati e un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranita’ alimentare come cardine strategico per la sicurezza”, afferma il presidente della coldiretti ettore PRANDINI, nel chiedere “interventi urgenti e scelte strutturali per rendere l’europa e l’italia autosufficienti dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo”. “la stessa politica agricola comune (pac) e il pnrr oggi sembrano gia’ inadeguati a rispondere alle esigenze del tempo nuovo che stiamo vivendo e vanno modificati eliminando ad esempio l’obiettivo del 10% di terreni incolti previsto nella strategia biodiversita’”, afferma la coldiretti. “per questo bisogna agire subito, facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera gia’ stanziati nel pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’ismea, riducendo le percentuali iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere piu’ in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”, afferma PRANDINI, che conclude: “e poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccita’, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversita’ e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”.