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“un tempo si passeggiava per le campagne e per le montagne vicentine e stalle e malghe erano praticamente ovunque”, afferma un comunicato dell’associazione regionale allevatori del veneto-arav, nel sottolineare che “il veneto, regione vocata per gli allevamenti da latte, pero’, oggi sta risentendo violentemente della pesante situazione conseguente al conflitto in ucraina, ma non solo”. “dietro alla guerra, infatti, c’e’ una speculazione galoppante che da anni sta attanagliando il comparto ed in particolare gli allevamenti, che sono giunti allo stremo”, spiega il comunicato. “la guerra in ucraina, di cui rimaniamo fortemente colpiti per il patimento e non solo dei civili e di una terra che con noi ha, senza dubbio, in comune la vocazione agricola e’ divenuta il nuovo starter per l’ennesimo aumento delle materie prime”, afferma il presidente di arav, floriano DE FRANCESCHI, che aggiunge: “dall’energia elettrica, al gas, all’alimentazione animale ed al gasolio. un’escalation senza tregua e senza fine”. “aumenti ingiustificati, dunque? da anni il costo delle materie prime agricole continua a subire non ritocchi, ma sensibili aumenti, che si ripercuotono sul prezzo finale del prodotto, non interessando pero’ un analogo livellamento dei prezzi pagati ai produttori”, evidenzia il comunicato. “produttori e consumatori sono senza dubbio gli anelli deboli della catena che e’ dominata dal potere di chi ha in mano la finanza, con in testa la grande distribuzione organizzata”, continua DE FRANCESCHI, che sottolinea: “il prezzo del latte, rispetto all’aumento dei costi di produzione, e’ sempre piu’ basso. e noi produttori siamo letteralmente presi per il collo, costretti ad accettare un pagamento inadeguato a generare un profitto, che non e’ ricchezza, ma liquidita’ da reinvestire nella nostra impresa per produrre del latte sempre migliore, per un consumatore ogni giorno piu’ attento ed esigente rispetto alla salute ed al proprio benessere”. “i numeri parlano chiaro e basterebbero, da soli, a comprendere la gravita’ della situazione, senza commenti”, puntualizza il comunicato. “rispetto a quasi due mesi fa sono esplosi i costi di alimentazione per il rincaro, in primo luogo del mais, conseguente al blocco delle esportazioni dall’ungheria, cui si aggiunge quello che non arrivera’ piu’ ne’ dall’ucraina, ne’ dalla russia, mentre rimane stabile l’aumento dell’energia, e’ aumentato il costo dei trasporti e del gasolio agricolo, portando la differenza rispetto a dicembre 2020 a + 0,015 euro”, evidenzia DE FRANCESCHI. “l’analisi tecnica non mente; arav ha fatto letteralmente i conti, com’e’ abituata a fare, per garantire qualita’ del latte e sostenibilita’ delle imprese allevatoriali venete”, continua il comunicato. “prendendo in considerazione due diverse modalita’ di alimentazione, una a secco, cioe’ con foraggi, l’altra con silomais, il risultato e’ senza dubbio preoccupante”, afferma DE FRANCESCHI, che precisa: “il costo di produzione di un litro di latte oscilla da 49,67 a 51,34 centesimi di euro. alla stalla, pero’, il nostro latte non ci viene pagato in media piu’ di 41 centesimi”. “la situazione e’ grave, ma potrebbe presto diventare drammatica”, sottolinea il comunicato. “arav chiede alle istituzioni che si facciano parte attiva per riportare un equilibrio necessario per cittadini ed imprese”, conclude DE FRANSCESCHI, nell’evidenziare che “e’ fondamentale che a tutti i livelli i nostri rappresentanti, dalla regione del veneto al governo, chiedano a gran voce una concreta, veloce redistribuzione del valore del latte e dei suoi derivati lungo tutta la filiera senza la quale gli allevamenti e l’agricoltura in genere non potranno vedere futuro”.