UCRAINA: CIA, SU PREZZO PANE NON PESA GRANO MA COSTI ENERGETICI INDUSTRIA E SPECULAZIONI

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“a pesare sugli attuali rincari non e’ il rialzo del prezzo del grano tenero, che incide tradizionalmente pochissimo (8,5%) sul costo scaffale di pane, prodotti da forno e da pasticceria”, afferma cia-agricoltori italiani, secondo la quale “sono i maggiori costi di elettricita’, gas, carburante per la logistica, imballaggi a impattare sull’industria della panificazione e sulla distribuzione, che non devono – pero’ – scaricare sui cittadini gli aumenti, ma ripartirli equamente su tutta la filiera”. la cia ricorda, inoltre, che “il prezzo del frumento tenero e’ aumentato gia’ da molti mesi, ben prima del conflitto in ucraina”. “tuttavia, non ci sono speculazioni dalla parte agricola, che non si e’ arricchita per questi rialzi e ha venduto il grano ai commercianti in estate a 22 euro, mentre ora il prezzo e’ di 34 al quintale”, sottolinea la cia, nel precisare di “non voler lanciare allarmismi sul tema del sovranismo alimentare: non abbiamo, infatti, pericolo di restare senza pane, ne’ ci sono colli di bottiglia nell’approvvigionamento di grano tenero dall’estero”. “a preoccupare, invece, la situazione dei fertilizzanti e l’esorbitante aumento dei prezzi del gas naturale che ne e’ l’ingrediente principale”, spiega la cia, che afferma: “proprio ora che siamo nel periodo dei trattamenti nei campi, c’e’ rischio di una riduzione del loro utilizzo, che impattera’ sulla qualita’ del raccolto”. “a pesare, dunque, non la congiuntura bellica, ma fattori di natura strutturale e speculativa”, continua cia, che sottolinea: “la forte pressione internazionale sui cereali ha a che fare soprattutto con l’incertezza legata al lungo periodo pandemico e all’andamento negativo dei raccolti a livello mondiale, dovuto a siccita’ e climate change. nel caso dell’italia, le importazioni di grano tenero da russia e ucraina sono assolutamente marginali (5%) e sostituibili con fonti di approvvigionamento alternative, senza particolari ripercussioni sulla nostra industria alimentare, che deve far fronte ai ben piu’ gravi problemi dell’esplosione dei costi energetici e logistici. si rileva, inoltre, che l’import da russia e ucraina riguarda tipologie di frumento tenero ad alto contenuto proteico, per prodotti di lunga lievitazione destinate alla biscotteria, non certo alla panificazione, sulla quale si concentra in questi giorni l’allarme di molti”. per la cia “in merito alla questione del sovranismo alimentare, il tema non e’ il deficit dell’import da compensare con la produzione nazionale (attualmente viene coperto il 35% del nostro fabbisogno di grano tenero), semmai di gestire in modo piu’ efficiente la filiera internazionale”. “la preoccupazione riguardo alla congiuntura bellica risiede, invece, sui rincari eccezionali dei fertilizzanti a base azotata di provenienza russa (nitrato d’ammonio e urea), che hanno fatto registrare aumenti del +380% sul livello dell’ultimo trimestre del 2020”, evidenzia la cia, che conclude: “questo e’ allarmante per tutta l’agricoltura italiana, non solo per il settore cerealicolo. su quel versante, poi, la preoccupazione maggiore non e’ sul frumento tenero, ma soprattutto sul grano duro – ingrediente principale per la produzione della pasta – poiche’ i nostri coltivatori hanno bisogno di fertilizzanti per ottenere l’elevato contenuto proteico richiesto dall’industria pastaria, fiore all’occhiello del made in italy”.