UCRAINA: PRANDINI (COLDIRETTI) CONSEGNA DOCUMENTO A PATUANELLI

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“con lo scoppio della guerra e la crisi energetica sono aumentati mediamente di almeno 1/3 i costi produzione dell’agricoltura per un esborso aggiuntivo di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che ha messo a rischio il futuro delle coltivazioni, degli allevamenti, dell’industria di trasformazione nazionale ma anche gli approvvigionamenti alimentari di 5 milioni di italiani che si trovano in una situazione di indigenza economica”, ha affermato afferma il presidente della coldiretti ettore PRANDINI nell’illustrare un documento elaborato per fronteggiare l’emergenza economica ed occupazionale determinata dallo scoppio del conflitto in occasione di un incontro con il ministro per le politiche agricole stefano PATUANELLI. il documento riassume quanto la coldiretti va dicendo da giorni. “bisogna agire subito – insiste PRANDINI – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera gia’ stanziati nel pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’ismea, riducendo le percentuali iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere piu’ in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”. e poi investire – conclude PRANDINI – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccita’, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversita’ e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”. la limitazione delle esportazioni ucraine, per affrontare la crescente carenza di cibo riguarda direttamente l’italia che ha importato dal paese invaso dalla russia ben 570 milioni di euro di prodotti agroalimentari nel 2021 e riguarda soprattutto l’olio di girasole per un valore di circa 260 milioni di euro, il mais destinato all’alimentazione degli animali per oltre 140 milioni e il grano tenero per la panificazione per circa 30 milioni, sostiene coldiretti sulla base di un’ analisi sugli effetti della sospensione delle esportazioni decisa da kiev per “carne, segale, avena, grano saraceno, zucchero, miglio e sale”, mentre quelle di grano, mais, pollame, uova e olio saranno consentite attraverso licenze per l’esportazione solo con il permesso del ministero dell’economia. l’olio di girasole – sottolinea coldiretti – viene impiegato dall’industria alimentare per la produzione di conserve, salse, maionese, condimenti spalmabili, oltre che per le fritture, mentre il grano serve alla panificazione e il mais all’industria mangimistica per garantire le forniture alimentari agli animali negli allevamenti. in particolare – precisa coldiretti – l’ucraina e’ il secondo fornitore di mais dell’italia con una quota importante di poco superiore al 20% del fabbisogno ma garantisce anche il 5% dell’import nazionale di grano tenero. il presidente PRANDINI ribadisce che “ci sono le condizioni produttive, le tecnologie e le risorse umane per raggiungere in italia l’autosufficienza alimentare”. “produrre cibo e non dipendere dall’estero e’ un tema strategico di sicurezza nazionale e lo hanno capito grandi paesi come la francia di MACRON, che ha annunciato un piano per la sovranita’ alimentare, o la cina che ha inserito il settore agricolo nelle linee di investimento programmatico dello stato insieme all’industria meccanica e all’intelligenza artificiale”, ricorda PRANDINI. “per questo oggi in italia bisogna agire subito, facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera gia’ stanziati nel pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’ismea e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un’efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”, afferma PRANDINI. per il presidente di coldiretti serve anche “investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccita’, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono dei terreni, oltre a sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversita’ e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici”. a preoccupare coldiretti sono anche i possibili esiti della guerra: se l’invasione dell’ucraina avra’ successo la russia controllera’ circa il 29% delle esportazioni mondiali di grano tenero per la panificazione, il 19% del commercio del mais destinato all’alimentazione degli animali negli allevamenti e circa l’80% dell’olio di girasole, con insopportabili conseguenze sul piano umanitario per gli sconvolgimenti sui mercati agroalimentari che rischiano di alimentare inflazione e poverta’ nei paesi piu ricchi ma anche gravi carestie e rivolte nei paesi meno sviluppati. una possibilita’ concreta che ha contribuito a far impennare le quotazioni sul mercato future di chicago con il prezzo del grano che ha messo a segno un aumento del 40,6% in una settimana per un valore ai massimi da 14 anni di 12,09 dollari per bushel (27,2 chili) che non si raggiungeva dal 2008 e con valori al top del decennio anche per le quotazioni di mais mentre la soia sale del 5% nella settimana, secondo l’analisi coldiretti alla chiusura settimanale del chicago board of trade, punto di riferimento per le materie prime agricole. si tratta di livelli raggiunti solo negli anni delle drammatiche rivolte del pane che hanno coinvolto molti paesi a partire dal nord africa come tunisia, algeria ed egitto che e’ il maggior importatore mondiale di grano e dipende soprattutto da russia e ucraina, conclude coldiretti.