SICCITA’: ANBI, EMERGENZA DIMENTICATA, NONOSTANTE LE PIOGGE NON SI INVERTE TREND NEGATIVO

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“sono due i dati che caratterizzano il report settimanale dell’osservatorio anbi sulle risorse idriche in un periodo di evidente distrazione dell’opinione pubblica, giustificata dalla contingenza bellica, rispetto ad elementi che consolidano, rendendola quasi strutturale e percio’ piu’ grave, la condizione di crisi idrica nel nord italia”, afferma un comunicato di anbi, che precisa: “in linea con il tema della giornata mondiale dell’acqua 2022 (‘rendere visibile l’invisibile’), il primo ‘alert’ riguarda la condizione di grave criticita’ toccata dai livelli di falda in veneto, le cui riserve idriche sotterranee, in aprile, hanno registrato valori pari ed in alcuni casi inferiori al minimo storico. le situazioni piu’ gravi sono state rilevate nell’alta pianura tra i fiumi brenta e piave e nel settore centrale della regione dove, in localita’ schiavon, e’ stato verificato un livello inferiore di ben 14 centimetri al minimo storico, toccando quasi il ‘fondo del pozzo’; il mese scorso, sul veneto, il deficit pluviometrico si e’ mediamente attestato sul 33% (- 41% nel bacino brenta-tartaro-canal bianco), mentre manca il 40% della neve sulle dolomiti (-246 centimetri) ed il 51% sulle prealpi (-202 centimetri). tra i fiumi cresce l’adige, ma resta quasi 1 metro sotto il livello del 2021, rimanendo al livello piu’ basso dal 2014; anche piave, livenza. brenta e bacchiglione si attestano su altezze idrometriche da record negativo (fonte: arpav)”. “questa fotografia idrica del veneto conferma l’opportunita’, da noi ripetutamente sollecitata ed ora approvata unitariamente dalle forze politiche, di rinviare l’applicazione dei nuovi parametri di deflusso ecologico, la cui attuazione avrebbe prioritariamente colpito proprio territori gia’ in crisi”, ribadisce francesco VINCENZI, presidente di anbi. “come indicato nell’emendamento al decreto legge ucraina, occorre urgentemente affiancare ad interventi strutturali, come il piano laghetti, una diffusa azione per ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica attraverso l’innovazione come dimostra, ad esempio, il sistema esperto irriframe”, afferma massimo GARGANO, direttore generale di anbi. “l’obbiettivo e’ rendere compatibili, nel rispetto delle norme esistenti, i diversi interessi, che oggi gravano sulle disponibilita’ d’acqua, ad iniziare da quelli prioritari per l’autosufficienza alimentare ed energetica”, spiega GARGANO. “l’incapacita’ di uscire da una condizione di crisi, nonostante le piogge, e’ ancora piu’ evidente per il fiume po, le cui portate, pur raddoppiate o addirittura triplicate rispetto a 15 giorni fa, restano, pero’, molto lontane dai valori medi del periodo (fonte: arpae)”, evidenzia il comunicato, che spiega: “ad accentuare questa tendenza alla cronicizzazione dello stato di emergenza idrica e’ la politica di contenimento dei deflussi dai grandi laghi, privilegiando l’incremento dei volumi invasati, ma penalizzando i territori a valle tant’e’ che, ad esempio, l’adda non riesce ad uscire dalla condizione di criticita’, nonostante i livelli del lago di como, di cui e’ emissario, siano cresciuti del 10% in 7 giorni, cosi’ come quelli del sebino; i bacini lacustri maggiore e benaco registrano performances inferiori, seppur in crescita”. “cio’ nonostante, in lombardia cresce in maniera preoccupante il divario tra le risorse idriche stoccate nel 2022 e quelle degli anni precedenti (in una settimana si e’ passati da -51% a -55% sulla media storica)”, aggiunge il comunicato. “sono invece incoraggianti i dati dei corsi d’acqua a nord-ovest, dove crescono le portate sia in piemonte, che in valle d’aosta”, afferma il comunicato, che prosegue: “analogo trend si registra in emilia romagna, dove le portate di tutti i fiumi sono in crescita e savio, lamone, panaro, secchia segnano valori superiori alla media dopo mesi di prolungata sofferenza; gli invasi anna (molato e mignano) non riescono invece a sfruttare il periodo favorevole ed e’ esigua la crescita dei volumi d’acqua trattenuti, rimanendo ai livelli piu’ bassi dal 2017. un deficitario andamento pluviometrico continua invece a condizionare la situazione idrologica della toscana, dove i livelli dei corsi d’acqua sono in calo (solo la sieve e’ sopra media): ad aprile e’ piovuto il 7% in meno sulla media regionale (mm.77); i deficit piu’ importanti si registrano sulle isole e sulla costa meridionale (punte di -45%) con il record sull’argentario con soli 19 millimetri di pioggia. ad eccezione del tronto, anche nelle marche si registrano cali nei livelli dei corsi d’acqua, seppur i bacini si mantengano su livelli inferiori solo al 2018 in anni recenti. cambia nuovamente l’andamento idrologico, trasferendosi in umbria, dove la media delle precipitazioni in aprile (mm.64,9) e’ stata superiore agli anni scorsi; il lago trasimeno, pero’, e’ al livello piu’ basso dal 2003, mentre il fiume tevere registra andamento migliore del triennio precedente, pur restando sotto media. nello stesso alveo, pero’, scorrono portate in calo nel lazio, cosi’ come per l’altro, principale corsa d’acqua regionale, l’aniene, la cui portata e’ piu’ che dimezzata rispetto alla media del periodo; pur in leggera crescita, restano a livelli minimi anche sacco e liri. in campania, i livelli idrometrici dei fiumi sele e volturno si presentano in aumento, mentre risultano stabili il garigliano ed il sarno; inoltre, si segnalano in lieve calo i volumi nei bacini del cilento, mentre si registra un deciso aumento per quelli del lago di conza. il rischio di siccita’ resta comunque presente nella campania settentrionale”. “restano stabili le disponibilita’ idriche negli invasi della basilicata, mentre crescono quelle pugliesi (circa 1 milione e mezzo di metri cubi in piu’), avvicinandosi a quelle dello scorso anno (-3,82 milioni di metri cubi): una tendenza importante, poiche’ in aprile, sui territori agricoli della capitanata sono caduti solo 15 millimetri di pioggia, cioe’ una quantita’ largamente inferiore a quella degli anni scorsi”, sottolinea il comunicato, che conclude: “in calabria, i livelli del bacino sant’anna sul fiume tacina continuano a diminuire e a discostarsi dalle medie degli anni recenti, mentre le disponibilita’ idriche nell’invaso di monte marello sul fiume angitola restano in linea con gli anni scorsi. infine, forte maltempo si e’ registrato in sardegna con pesanti conseguenze per l’agricoltura; ne e’ esempio la zona di sorso, dove in poche ore sono caduti oltre 63 millimetri di pioggia”.