GARDINI (CONFCOOPERATIVE), 50 MILA COOPERATIVE ITALIANE CATENA SOCIALE DEL VALORE

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“nella tessitura di scambi e relazioni fra le imprese italiane, le imprese cooperative giocano un ruolo fondamentale e di collante. «con un fatturato che si aggira sui 135 miliardi e un’occupazione superiore a 1,2 milioni di persone, le 50mila cooperative italiane – considerando quelle con bilancio depositato – rappresentano, nei fatti, la “catena sociale del valore” che permette la copertura di bisogni e di servizi laddove le altre imprese non possono arrivare e che integra, in molti casi, i limiti di un settore pubblico spesso in ritardo o inadeguato», sottolinea maurizio GARDINI, presidente di confcooperative commentando il focus censis confcooperative ‘l’economia del territorio: cooperative “catena sociale del valore” presentato a trento nell’ambito del festival dell’economia in un convegno con daria de pretis, vicepresidente della corte costituzionale su “art. 45, costituzione e cooperative un legame indissolubile’, panel organizzato nel giorno della festa della repubblica per “evidenziare il riconoscimento costituzionale al ruolo della cooperazione a cui i padri costituenti hanno dedicato l’articolo della costituzione”, sottolinea confcooperative. “nell’agroalimentare le cooperative realizzano il 25% del made in italy; nel welfare erogano servizi a 7.000.000 di persone; nel credito le banche di credito cooperativo, le casse rurali e raffeisen rappresentano il 20% degli sportelli bancari; nella distribuzione al consumo e al dettaglio rappresentano 1/3 del settore”. sottolinea il censis. “in un paese dove le donne hanno difficolta’ di inserimento lavorativo le cooperative sono uno straordinario ascensore sociale: e’ donna il 61% dei nostri occupati. la governance a guida femminile e’ pari al 26% delle cooperative, negli altri modelli d’impresa la governance rosa non raggiunge il 16%. rianimano borghi, aree interne e marginali attraverso le cooperative di comunita’. con i workers buy out rinascono le imprese in default attraverso i lavoratori che diventano imprenditori di se stessi”, fa notare confcooperative. per il censis “La distribuzione delle cooperative rispetto alle dimensioni quantitative – numero di imprese, occupati, fatturato – restituisce una realta’ in cui e’ diffusa la presenza di piccole strutture. il 72,5% e’ nella classe fino a 9 addetti, occupa il 9,3% degli occupati complessivi della cooperazione e crea valore per una quota pari al 12% del fatturato del movimento ma se analizzata dalla prospettiva dell’occupazione e del fatturato, la realta’ cooperativa italiana mostra un peso rilevante proprio nel segmento piu’ strutturato e organizzato dal punto di vista economico. l’1,2% delle cooperative fa il 51,3% del fatturato e il 45,2% degli occupati. il contrario dell’economia del territorio”. «nella cooperazione – aggiunge GARDINI – si prefigura una ‘polarizzazione’ che garantisce, nello stesso tempo, una capillarita’ sul territorio con piccole strutture attive soprattutto nei servizi dedicati alle persone e, in genere, al sociale, e una rilevanza sul piano della produzione che propone una scelta alternativa all’impresa salvaguardando l’occupazione senza rinunciare al risultato economico». la ricerca evidenzia che “nella dimensione dai 10 agli oltre 250 addetti, le cooperative concentrano il 90,7% della loro forza lavoro e l’88,0% del fatturato, con un’incidenza maggiore, in questo segmento, rispetto a quanto accade se si prende l’intero aggregato delle imprese italiane. con poco piu’ di 13 mila cooperative si raggiunge un fatturato vicino ai 120 miliardi di euro. nella classe con almeno 250 addetti, 600 cooperative producono in termini economici poco meno di 70 miliardi di euro e impiegano oltre mezzo milione di persone”. 2in sostanza – avverte il censis – se si osserva, inoltre, il mondo delle imprese e della cooperazione attraverso uno degli elementi piu’ importanti del modello economico italiano, vale a dire l’export, si aggiunge un altro elemento a favore della cooperazione come fattore di stabilita’ e di solidita’ nel territorio”. “da questo punto di vista, gli 8 miliardi di export della cooperazione, realizzati in questi anni soprattutto grazie al contributo del settore agroalimentare, hanno svolto una parte importante nel successo italiano anche all’ombra delle varie ondate di crisi dovute a pandemie, esplosione dei prezzi e addirittura, in questi mesi, la guerra”, sottolinea la ricerca. “delle 228 mila imprese italiane con almeno 10 addetti, circa 52 mila possono essere considerate fondamentalmente orientate all’esportazione di prodotti italiani. un ruolo importante nei processi di internazionalizzazione della nostra economia e’ svolto dalle multinazionali italiane che agiscono sui mercati esteri (circa 25 mila) e, parallelamente, dalle multinazionali estere presenti in italia (circa 16 mila), pienamente inserite nelle dinamiche della globalizzazione che molto spesso si traduce in iniziative delocalizzazione. questo fenomeno, indotto dalla ricerca di condizioni migliori in altri paesi, soprattutto sul versante del costo del lavoro o della possibilita’ di entrare in mercati nuovi, ha riguardato circa 6 mila imprese italiane negli ultimi anni”, puntualizza il censis. “si tratta di un fenomeno piuttosto circoscritto per il sistema italiano di imprese, soprattutto se ci si confronta con altri paesi. e’ pero’ un aspetto che rientra nel modello italiano di stare sui mercati, ma che «si pone sostanzialmente in contrapposizione con chi, come la cooperazione, realizza tutto il suo valore economico, sociale e occupazionale all’interno del paese, perche’ non cerca la massimizzazione del profitto, ma la risposta a una doppia esigenza: creare lavoro e rispondere a un bisogno» dice GARDINI. “il sistema di imprese italiano poggia su almeno due fattori fondamentali. il primo e’ che la spina dorsale della nostra imprenditoria e’ rappresentata da piccole, piccolissime e microimprese: su un totale di circa 4,4 milioni di imprese, il 94,8% non raggiunge la soglia dei 10 addetti, occupa il 43,1% delle persone e crea una ricchezza di 700 miliardi di euro vale a dire il 23,1% del totale, 3.163 miliardi di euro (tab. 3). il secondo fattore portante del sistema di imprese e’ invece dato dalla capacita’ di quel 5,2% restante – si parla di 228 mila imprese – di produrre i 3/4 del fatturato complessivo e di dare lavoro a 10 milioni di persone su un totale di 17 milioni. la sensazione che si ricava nell’osservare questi fattori, solo apparentemente lontani, e’ che l’uno non puo’ fare a meno dell’altro e che proprio la maglia stretta delle piccole imprese consente, con processi di fornitura e di servizi, alla “punta della freccia” dell’economia di realizzare risultati importanti”, conclude il censis.