COPAGRI LOMBARDIA: ZOOTECNIA, LE RAGIONI DELLA PROTESTA E LE PROPOSTE OPERATIVE

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un comunicato stampa di copagri lombardia rende noto che: “la crisi della zootecnia: la situazione di grandissima sofferenza nella quale versa da tempo il comparto zootecnico lombardo, al pari di quello nazionale, affonda le sua radici nelle ataviche e note problematiche che da anni frenano lo sviluppo dell’intero comparto primario del paese, stretto nella morsa tra costi di produzione sempre piu’ elevati e prezzi corrisposti agli allevatori (o ai produttori agricoli) che in moltissimi casi sono addirittura inferiori ai costi sostenuti. in altre parole, negli ultimi trent’anni, sulla base dei risultati di uno studio dell’ufficio di sociologia rurale e agricoltura della rete di ricercatori ‘die landforscher’, gli allevatori dell’ue hanno vissuto sulla propria pelle gli effetti di un drammatico crollo, in base al quale il margine netto di profitto per 1kg di latte, corrispondente a poco meno di 1l, e’ passato dai 12,36 cent di fine anni ’90 agli attuali 4,17 cent; va precisato che tale margine, in cui sono inclusi ammortamenti, salari, affitto, interessi e tasse, non tiene conto dei rincari senza precedenti dei costi di produzione e delle tariffe energetiche, sommando i quali si arriva a cifre negative. per i produttori di latte comunitari si e’ verificato un vero e proprio tracollo, che si ripercuote nella complessa situazione che vivono le aziende agricole, dovuta in gran parte a politiche poco lungimiranti e ancorate a meri sussidi, in luogo di sistemi che leghino il prezzo ai costi di produzione; tali scelte miopi non hanno fatto altro che aggravare gli effetti di problematiche che si trascinano da anni. il risultato e’ che molte aziende sono state costrette a chiudere definitivamente i battenti, con gravi ripercussioni sull’indotto e su tutto l’agroalimentare nazionale; oggi ci troviamo in una condizione nella quale moltissimi altri allevamenti rischiano di sparire o di dover abbattere i propri animali, in ragione degli insostenibili costi necessari al loro mantenimento. basti pensare che entro pochi mesi si rischiano di avere il 30% di vacche in meno in lombardia, regione da cui, come noto, dipende circa la meta’ della produzione lattiero-casearia nazionale, con la concreta eventualita’ di perdere 12/15 milioni di quintali di latte, pari al 10% circa della produzione nazionale, con danni irreparabili al tessuto produttivo del paese; se non si interviene prontamente per invertire questo trend, il settore zootecnico lombardo, e a ruota quello nazionale, rischia di andare in default in brevissimo tempo. a tutto cio’ si sono recentemente aggiunti altri gravosi elementi di criticita’, quali gli aumenti record dei costi di produzione e delle tariffe energetiche, l’ondata di siccita’ senza precedenti e le ripercussioni della drammatica fase pandemica e delle forti tensioni in atto sul versante comunitario orientale; tutti fattori che hanno portato il settore sull’orlo del collasso, causando la chiusura di centinaia di aziende e la perdita irreversibile di una parte consistente del tessuto produttivo di uno dei comparti che da tempo rappresenta uno dei fiori all’occhiello del made in lombardia e del made in italy e che contribuisce fattivamente a dare lustro all’immagine dell’agroalimentare nel paese, in europa e nel mondo. entrando nel merito degli aumenti dei costi, basti pensare che sulla base di nostre elaborazioni parliamo di incrementi che per l’energia, ovvero per il gasolio agricolo, il gas e l’elettricita’, in un’azienda media in lombardia nel 2022 hanno impattato per circa 4 cent/litro, cifra che si va ad aggiungere ai 4 cent/litro del 2021 legati all’aumento dei costi produttivi e delle materie prime; questo significa che i produttori lombardi in pochissimi mesi hanno visto crescere i costi di produzione di ben 8 cent/litro, per una perdita annua stimata che supera il miliardo di euro. in questa delicata e complessa situazione, che come evidenziato affonda le sue radici nelle errate scelte politiche intraprese nel corso degli anni, aggravate dall’evolversi della situazione dei mercati, dall’inflazione e dai sempre piu’ evidenti effetti dei cambiamenti climatici, pesa inoltre la gestione dell’annosa questione delle quote latte, che si trascina da oltre vent’anni, tanto da avere ormai interessato almeno due diverse generazioni di imprenditori agricoli, i quali hanno subito e stanno subendo gravi danni anche in termini di esclusione dai contributi comunitari. nonostante i recenti pronunciamenti da parte della corte di giustizia dell’unione europea, infatti, che appena qualche mese fa aveva dichiarato nulle tutte le annate oggetto di prelievi supplementari, le aziende agricole continuano a subire il blocco dei conti correnti a seguito della notifica di atti di pignoramento dei crediti verso terzi, con conseguenti e immaginabili effetti devastanti sulla produttivita’ e sulla continuita’ aziendale. in questi mesi, infatti, gli allevatori hanno dovuto nuovamente assistere impotenti a una dura azione di riscossione operata dall’agenzia delle entrate nei loro confronti, con ulteriori pignoramenti. LA QUESTIONE DELLE QUOTE LATTE: la corte di giustizia con le pronunce sez. vii 27 giugno 2019 c-348/18 (barausse), sez. ii 11 settembre 2019 c-46/18 (san rocco) e sez. ii 13 gennaio 2022 c-377/19 ha accertato il contrasto e l’incompatibilita’ della normativa italiana con le norme europee in materia di calcolo e determinazione del prelievo supplementare, per tutte le annate dal 1995-1996 al 2008-2009 e poi 2014-2015. preso atto del consolidato orientamento del consiglio di stato per cui il contrasto della normativa italiana con il diritto dell’unione come accertato dalla corte di giustizia con le pronunce sez. vii 27 giugno 2019 c-348/18 (barausse), sez. ii 11 settembre 2019 c-46/18 (san rocco) e sez. ii 13 gennaio 2022 c-377/19 (benedetti), comporta ‘l’obbligo per il giudice nazionale di disapplicare anche d’ufficio, e indipendentemente dalla formulazione di una specifica censura in giudizio, la disciplina italiana relativa alla determinazione del prelievo supplementare senza che possano ostarvi preclusioni procedimentali o processuali, e la fondatezza della censura di contrasto con il diritto eurounitario determina la caducazione del provvedimento di determinazione del prelievo supplementare e implica la necessita’ dell’amministrazione di procedere ad una complessiva rideterminazione’. l’adunanza plenaria del consiglio di stato n.17 del 09/11/2021 ha precisato con riferimento all’obbligo di disapplicazione delle leggi statali in contrasto con la normativa comunitaria che l’attivita’ interpretativa prodromica al rilievo del conflitto e all’accertamento dell’efficacia della fonte non e’ riservata unicamente agli organi della giurisdizione nazionale ma spetta anche agli organi di amministrazione attiva nella sussistenza di un dovere di non applicazione anche da parte della p.a delle norme nazionali ad esse non conformi impendendo alla p.a. di essere autorizzata ad adottare atti amministrativi illegittimi per violazione del diritto dell’unione (con grave compromissione del principio di legalita’). preso atto che, in tema di prelievo supplementare, l’applicazione da parte dell’amministrazione di disposizioni di legge contrastanti con la disciplina di fonte comunitaria e’ senz’altro foriera di un danno ingiusto, che – nel caso in esame – deve essere quantificato in misura pari alle somme direttamente prelevate oppure versate dalla societa’ all’amministrazione, fermo il diritto dei privati al risarcimento per il danno anche se derivante da una violazione del diritto dell’unione imputabile a una decisione di un organo giurisdizionale di ultimo grado di uno stato (v. c.giust. gs 24 ottobre 2018 c 234/17, xc, punto 58; c.giust. sez. i 4 marzo 2020 c 34/19, telecom italia, punti 58, 65, 68; c.giust. sez. vi 16 luglio 2020 c-424/19, cabinet de avocat, punti 23, 25, 26; c.giust. gs 21 dicembre 2021 c 497/20, randstad, punti 79 e 80, tar lombardia 21 marzo 2022, n. 264/2022). la stessa corte di giustizia (seconda sezione), 11 settembre 2019, nella causa c 46/18 (pp. 47 e 48) ha precisato che nel caso di specie ‘il principio della tutela del legittimo affidamento e della stabilita’ e immodificabilita’ degli atti amministrativi nel frattempo assunti non puo’ avere l’effetto di autorizzare le autorita’ italiane competenti a non correggere le decisioni incompatibili con il diritto dell’unione da esse adottate, rifiutando di procedere ad una nuova valutazione dei diritti dei produttori che non avevano adempiuto all’obbligo del versamento mensile’. ricordiamo che le autorita’ amministrative sono tenute a calcolare nuovamente il prelievo supplementare e il ricalcolo come precisato dalla corte di giustizia nella sentenza c-46-18 (punti 48 e 49) deve essere complessivo e deve riguardare tutti i produttori coinvolti nelle operazioni in quanto non puo’ essere chiesto il versamento del prelievo che non corrisponde alla normativa europea (v. ancora sentenza c.16/18, punti 25 e 30) e l’obbligo di ricalcolare il prelievo e’ un dovere verso la ue al fine di deflazionare il contenzioso, evitare che debba essere affidata alla fase dell’eventuale contenzioso giurisdizionale la primazia del diritto dell’unione, evitare azioni risarcitorie, con il conseguente ingente danno erariale ed evitare una ulteriore procedura di infrazione (preso atto in materia di prelievo supplementare della procedura di infrazione gia’ formulata dalla commissione europea 2013/2092, ex art. 258 tfue, conclusa con sentenza della corte giustizia ue sez. iv, del 24 gennaio 2018, causa c 433/2015) e per garantire che il prelievo supplementare dovuto sia effettivamente addebitato ai singoli produttori che hanno contribuito a ciascun superamento di produzione, agea deve provvedere immediatamente a sospendere ogni iniziativa di recupero e procedere al ricalcolo delle somme in attuazione alle decisioni della corte di giustizia 27 giugno 2019 c-348/18 (barausse), 11 settembre 2019 c-46/18 (san rocco) e 13 gennaio 2022 c-377/19 (benedetti) e decurtazione delle somme nel frattempo versate anche per compensazione. cio’ in attesa che vengano emanate disposizioni normative e di cui all’impegno al governo votato a maggioranza dal parlamento 9/3609/82 del 19 maggio 2022 ad aprire un tavolo interministeriale supportato da un comitato tecnico che possa trovare quanto prima una definitiva soluzione alla vicenda al fine di adempiere ad obblighi comunitari derivanti dalle sentenze della corte di giustizia delle comunita’ europee e da procedure di infrazione pendenti nei confronti dello stato italiano, e come peraltro gia’ effettuato dal ministero delle politiche agricole e forestali con decreto 21 giugno 2004 con il quale, in materia di prelievo supplementare, era stata disposta la proroga dei termini per il versamento del prelievo supplementare, viste le sentenze della corte di giustizia dell’unione europea -sesta sezione c-231/00,c-0303/00 del 25 marzo 2004 e per altra materia il decreto legge del 08/04/2008 – n. 59 emanato proprio al fine di adempiere ad obblighi comunitari derivanti da sentenze della corte di giustizia delle comunita’ europee. COSA CHIEDIAMO: 1. un intervento immediato della istituzioni sulla crisi della zootecnia, che prevede innanzitutto l’annullamento di tutti i contributi previdenziali per un anno per tutti gli allevatori. 2. l’annullamento del pagamento delle spese dei consorzi di bonifica, con il conseguente indennizzo da parte pubblica agli enti suddetti cosi’ da compensare i mancati introiti legati alle somme non percepite dagli allevatori. 3. la ristrutturazione economico-finanziaria dell’indebitamento pregresso per le aziende zootecniche attraverso mutui trentennali a tasso fisso dell’1% con garanzie ismea e il contestuale anticipo al 31 luglio 2022 del pagamento della pac, comprese le risorse aggiuntive agli aiuti accoppiati, pari a circa 120 milioni di euro, stanziati per il pacchetto ue crisi ucraina, piu’ ulteriori risorse nazionali, da destinarsi anche alle aziende con multe quote latte. 4. la convocazione urgente di un tavolo di crisi a palazzo chigi per definire e concordare delle proposte risolutive sulla questione quote latte che tengano conto dei sopracitati pronunciamenti della corte di giustizia ue e della acclarata ed evidente crisi in atto. 5. il blocco immediato di tutte le riscossioni in atto operate da agea e dall’agenzia delle entrate, con il conseguente annullamento di tutti gli atti notificati da settembre 2021 ad oggi”.