“FINANCIAL TIMES”: IL TERZO ANNO DI SICCITA’ MINACCIA LE ESPORTAZIONI DI GRANO DELL’ARGENTINA

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nella pampa, una vasta e fertile fascia di terra che e’ la linfa vitale dell’economia agricola argentina, diversi agricoltori hanno riferito di aver perso i loro raccolti a causa di un clima persistentemente secco, che e’ durato per tre anni consecutivi; quest’anno inoltre e’ stato particolarmente dannoso per le colture, scrive david FELIBA, corrispondente del “financial times” dalla zona. cio’ mette a rischio la capacita’ del paese di rifornire i mercati alimentari globali e aggiunge pressione a un’economia fragile con scarse riserve estere, continua l’articolo, spiegando che il paese e’ uno dei principali attori mondiali nel mercato alimentare. l’anno scorso i prodotti dell’argentina hanno rappresentato l’8% delle esportazioni mondiali di grano, il 18,5% delle esportazioni di mais e il 40% delle esportazioni di olio e farine di soia. il paese ha prodotto 22,15 milioni di tonnellate di grano nella stagione 2021-22, di cui 16,25 milioni sono stati esportati, quasi quanto i 18,8 milioni dell’ucraina. ma l’effetto diffuso della siccita’ in questa stagione ha portato a forti tagli nelle stime. l’usda degli stati uniti prevede ora una produzione di 15,5 milioni di tonnellate, mentre le borse merci locali prevedono solo 11,8 milioni di tonnellate. all’inizio di quest’anno – ricorda il “financial times” – il presidente alberto FERNANDEZ aveva pubblicizzato le esportazioni agroalimentari del paese come una potenziale soluzione per il problema alimentare mondiale. ma in molti casi, il grano era di cosi’ scarsa qualita’ che e’ stato buttato via o dato in pasto agli animali, mentre il clima secco ritarda la semina di altre colture cruciali. gli agricoltori sono frustrati per l’opportunita’ persa di servire i mercati globali, ma anche per la mancanza di politiche economiche a lungo termine per aiutare le esportazioni. le principali lamentele sono i prelievi all’esportazione del 12% su grano e mais e del 33% sui semi di soia. inoltre, un divario dell’80% tra il tasso di cambio ufficiale della valuta per gli esportatori e il tasso del mercato nero che – sottolineano gli agricoltori – scoraggia gli investimenti.