DI LORETO (CONFCOOPERATIVE), PER IMPRESE INTERGENERAZIONALI COME LE COOPERATIVE LA SOSTENIBILITÀ È UNA PRIORITÀ

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Di Letizia Martirano

Dal 2016 Fabiola Di Loreto e’ direttore generale di Confcooperative. Tra i suoi molteplici impegni c’e’ fin dagli inizi quello di far emergere e consolidare le peculiarita’ di una grande associazione imprenditoriale presente in tutti i settori economici italiani. Tra queste peculiarita’ c’e’, insita nella ragione stessa di esistere della coperazione, cosi’ come la definisce la Costituzione italiana, la sostenibilita’ che, nel XXI secolo, significa attenzione tanto alla persona quanto all’ambiente in cui si opera.  In questa intervista Di Loreto traccia un quadro dettagliato di cio’ che le cooperative hanno fatto, cosa vorrebbero fare e cio’ che debbono fare perche’ la sostenibilita’ si concretizzi sempre di piu’ a partire dall’anno che sta per cominciare.

Perche’ Confcooperative affianca da anni al bilancio d’esercizio un bilancio di sostenibilità?

Per imprese intergenerazionali come le cooperative la sostenibilità – sociale, economica, ambientale – è una priorità. Essere sostenibili, per le cooperative, significa essere consapevoli del ruolo da cinghia di trasmissione tra presente e futuro. L’intergenerazionalità trasferisce beni e conoscenze che permettono alle generazioni future di compiere il proprio cammino con responsabilità anche verso chi li seguirà. Essere sostenibili significa costruire oggi condizioni di vita dignitose, che siano replicabili e accessibili in ogni contesto, in ogni epoca. Fotografare quello che facciamo attraverso il bilancio di sostenibilità è un modo per misurare e dar conto dei risultati raggiunti e per avere sempre presente il cammino che c’è da fare e il modo migliore per farlo. E’ diventato un approccio strategico alle attività. Insomma percorso verso la sostenibilità è un processo necessario e pienamente in atto che richiede un’accelerazione per valorizzare ancora di più l’importanza e il contributo della cooperazione e dei cooperatori.

Quante delle 17.000 cooperative aderenti a Confcooperative sono interessate alla sostenibilità e in che modo la declinano?

Le nostre cooperative hanno investito in sostenibilità oltre 1,2 miliardi di euro solo nell’ultimo anno. Le principali voci di investimento sono il risparmio energetico, la riduzione dei consumi, l’utilizzo di materiali di minore impatto, la formazione e le nuove tecnologie. La sostenibilità per le imprese è una strada obbligata. Sul green le cooperative sono pronte a investire di più ma occorrono misure di sostegno e soprattutto meno burocrazia per realizzare impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile in tempi più brevi. Qualche mese fa, abbiamo svolto un’indagine tra tutte le aderenti a Confcooperative per comprendere quanto coinvolgimento ci fosse sui temi della sostenibilità e della transizione ecologica e digitale.

Cosa e’ emerso?

E’ emerso che, pur avendo un forte orientamento alla responsabilità sociale, molte cooperative hanno intrapreso un percorso nella ricerca della sostenibilità. Le cooperative più orientate al green deal corrispondono circa a un terzo di quelle intervistate. Vi è una forte convinzione che le sfide della sostenibilità, a partire dal cambiamento climatico, siano molto rilevanti e che le cooperative dovrebbero ampliare di molto le proprie competenze sugli impatti e sulle necessità di adattamento ai cambiamenti in atto.In tema di economia circolare quasi i due terzi delle imprese sono molto impegnate nella fase più classica del ciclo di vita, quella conclusiva della raccolta e del riciclo mentre minore è l’impegno nelle altre fasi del ciclo di vita, cruciali per un approccio strategico alla circolarità.

Quali sono le criticita’ da superare?

Per gestire meglio le sfide della transizione ecologica è necessario attrezzarsi, sia in termini di pianificazione sia in termini organizzativi. Solo una parte delle nostre cooperative è ora attrezzata per gestire strategicamente la sostenibilità,. C’e’ una consapevolezza diffusa che pero’ per molti non si e’ ancora tradotta effettivamente in piani, obiettivi e target misurati.  Stesso discorso vale per la dotazione di specifici presidi organizzativi: meno di un quinto delle cooperative ha un responsabile interno della sostenibilità che partecipi attivamente alla definizione delle strategie aziendali. Gli stessi incentivi e bandi su queste tematiche sono stati sfruttati da un numero circoscritto di cooperative.

Qual e’ il principale obiettivo della sostenibilita’ cosi’ come la declinano le imprese di Confcooperative?

Le persone, nella prospettiva sociale della sostenibilità, sono centrali per le imprese cooperative. Vi è una grande e diffusa attenzione nei confronti della conciliazione, dell’inclusione, delle pari opportunità, della stabilità occupazionale – con oltre il 68% degli occupati con un contratto a tempo indeterminato – anche se le iniziative concrete di welfare aziendale risultano circoscritte. Lo sono anche la valorizzazione di genere oltreche’ generazionale, sebbene sia ancora limitato il numero di cooperative che ha un approccio strutturato a questi temi. Occorre percio’ valorizzare le cooperatrici – sono il 61% del totale degli occupati – e i lavoratori non europei che rappresentano il 10,2%. Inoltre va potenziato il ruolo delle donne – attualmente il 23% – e dei giovani – il 12,4% under40 – che già oggi guidano le cooperative.

Perche’ Confcooperative insiste su questi aspetti?

Perche’ solo chi ha sviluppato un approccio avanzato ha raccolto dei frutti significativi in termiti di competitività, soprattutto nel mercato interno, di efficienza e di miglioramento della qualità del lavoro. 

Ci sono settori più sensibili al tema e come?

Per il 60 per cento delle cooperative dell’industria e delle costruzioni i progetti di investimento in sostenibilità che maggiormente interessano sono quelli del risparmio energetico e della riduzione dei consumi. Nell’agroalimentare il 27% delle cooperative ha avviato percorsi di sviluppo sostenibile nell’ambito degli investimenti in tecnologie rispettose dell’ambiente. Tra le cooperative di servizi e tra le cooperative sociali l’acquisto e l’utilizzo di materiali di minore impatto rappresenta il secondo ambito di investimento nello sviluppo sostenibile promosso dalle aderenti nel 2021 (rispettivamente con il 28% e 33% delle cooperative). Nella cooperazione di consumo e distribuzione al dettaglio, ben 8 cooperative su 10 sono impegnate nella sensibilizzazione dei consumatori su tutte le tematiche dello sviluppo sostenibile.

Che conclusioni generali trae da queste considerazioni?

Gli oltre 3,1 milioni di soci e i più di 527.000 dipendenti del sistema costituiscono una forza importante per il processo di rigenerazione e resilienza della nostra economia, con un occhio particolare al Mezzogiorno, dove operano più di un terzo delle cooperative aderenti a Confcooperative. Guardando ai diversi settori sottolineo la grande potenzialità del contributo verso un nuovo modello di sviluppo del sistema cooperativo. L’importante presenza delle cooperative aderenti a Confcooperative nel comparto agroalimentare, capace di generare un fatturato superiore ai 28 miliardi di euro e un export rilevante, può costituire una piattaforma chiave per la transizione alimentare del nostro Paese così come significativa per l’economia italiana e’ la nostra grande presenza nei settori dell’energia e nelle reti con il 58% delle cooperative aderenti a Confcooperative nel sistema socio-sanitario.

Come affrontano Le cooperative agricole la transizione verso un approccio, anche produttivo, ecologico e sostenibile?

Le cooperative hanno avviato da anni un percorso di transizione verso un’economia sempre più sostenibile: 9 cooperative di Fedagripesca su 10 hanno intrapreso almeno un’iniziativa riconducibile allo sviluppo sostenibile che va dall’investimento in tecnologie rispettose dell’ambiente (40%) all’acquisto e utilizzo di materiali di minore impatto (27,3%), dall’avvio di percorsi formativi e informativi interni sulla sostenibilità (26%) alle iniziative di risparmio energetico e riduzione dei consumi (24%) al riciclo e riuso dei materiali (17%). Inoltre e’ sempre più frequente l’utilizzo dei droni in agricoltura mentre l’innesto di piante ha consentito un notevole risparmio nell’utilizzo di acqua e di riduzione dei trattamenti fitosanitari. L’obiettivo e’ un ciclo produttivo che coniuga sostenibilità, salute dei consumatori, competitività ed eccellenza delle nostre produzioni agroalimentari. Ricordo che le cooperative realizzano il 25% della produzione Made in Italy con punte di primato: il 60% nel vino, il 70% nel latte e formaggi, il 40% nell’ortofrutta, l’80% nel pescato. Una filiera tre volte italiana per prodotto, produttore e territorio.

Qual è la priorità per Confcooperative nel 2023?

Uno sviluppo realmente sostenibile. Un modello di Paese che veda la persona al centro, nessuna esclusa. Abbiamo troppe fratture tra persone e territori. Tra chi non sente la crisi e chi deve scegliere se pagare le utenze o mettere il piatto in tavola. Territori esclusi dall’alta velocità o dalla fibra. Un Paese che ha 10.000.000 di persone in povertà, 3,3 milioni di Neet e 4,9 milioni di lavoratori poveri, ha un necessario e doveroso bisogno di riequilibrio attraverso un modello di crescita più inclusivo, più sostenibile. La cooperazione ha una responsabilità che le viene dal rappresentare l’8% del PIL. Abbiamo un ruolo nello sviluppo, nella crescita, nella ricerca di benessere per le persone e il pianeta. Confcooperative ne è consapevole e sta facendo ogni sforzo per rispondere ai nuovi bisogni dei cittadini, alle richieste che arrivano dai territori più fragili dove spesso le cooperative sono l’unica presenza stabile e strutturata, al contesto socioeconomico che cambia e che necessita di trovare leve di cambiamento anche attraverso il benessere ambientale.