FAI-CISL, TAPPA IN SPAGNA PER PROGETTO EUROPEO E.A.T.S. SU FILIERA AGROALIMENTARE E DIALOGO SOCIALE

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“si e’ svolto oggi a madrid, nella escuela julian besteiro, scuola di formazione del sindacato ugt-fica, la tappa spagnola del progetto europeo e.a.t.s. volto a rafforzare gli attori della filiera agroalimentare attraverso il dialogo sociale”. lo rende noto un comunicato della fai-cisl, che prosegue: “con fai-cisl capofila, il progetto e’ realizzato con 11 organizzazioni partner: ugt-fica per la spagna, per l’italia fondazione adapt, cnr-irpps, fondazione fai-cisl studi e ricerche, terra viva, coldiretti, inoltre agro-sindikat (macedonia del nord), fga-cfdt (francia), obes (grecia), effat (federazione europea dei sindacati dei settori alimentare, agricolo e turistico), fnsz (bulgaria), piu’ i partner associati confederdia, anolf cuneo, anolf puglia, alpaa, saeepe e l’ente affiliato adapt. in apertura dei lavori il segretario generale della fai-cisl, onofrio ROTA, ha ricordato la ripresa in italia dell’interlocuzione tra il governo e cgil, cisl e uil: ‘segno che la mobilitazione unitaria con centinaia di migliaia di partecipanti, svolta a bologna, milano e napoli, per chiedere cambiamenti nelle politiche economiche e sociali, e’ stata importante, giusta, ben motivata’, ha detto il sindacalista, che ha sottolineato l’urgenza di rafforzare il dialogo sociale su due piani: ‘uno e’ quello immediato delle risposte da dare ai problemi piu’ urgenti che assillano i lavoratori, le famiglie, e frenano le imprese e la crescita economica in conseguenza soprattutto dell’inflazione e dell’aggressione russa al popolo ucraino, e poi c’e’ un piano piu’ ampio, di visione, che riguarda la sovranita’ alimentare e il lavoro agricolo, l’industria e il ruolo degli alimentaristi come centrale nel nostro sistema produttivo, i lavoratori forestali e della bonifica come protagonisti nella cura dell’ambiente, e in questa visione rientra anche il nostro rifiuto della politica delle baraccopoli: non possiamo piu’ tollerare l’esistenza dei ghetti per braccianti, in cui vive chi produce il cibo per le nostre tavole, e su questo chiediamo di utilizzare bene e presto i fondi del pnrr e un maggiore coinvolgimento da parte dell’europa’. ‘il dialogo sociale – ha aggiunto ROTA – fa parte della nostra identita’ ed e’ l’unica via per costruire riforme concertate, oltre che per portare avanti il lavoro che stiamo svolgendo su tanti fronti contrattuali e nei tavoli su pnrr e pac’. durante la giornata si sono svolti diversi panel di confronto con ricercatori e dirigenti sindacali, tra i quali il segretario nazionale fai-cisl mohamed SAADY. tra i temi affrontati, anche salario minimo, pensioni, transizione ecologica. sono stati presentati inoltre alcuni primi risultati di una ricerca condotta da cnr, adapt e fondazione fai-cisl studi e ricerche. dalla survey, che ha interrogato associazioni dei lavoratori e datoriali d’europa, e’ emersa una debolezza strutturale del dialogo sociale nell’agroalimentare rispetto ad altri settori economici. tra i principali elementi di indebolimento ci sono il lavoro stagionale, migrante, informale, le disparita’ di genere, le condizioni di lavoro e l’accesso limitato alla protezione sociale. ‘il dialogo sociale – ha detto vincenzo CONSO, presidente della fondazione fai-cisl studi e ricerche – e’ percepito come piu’ rilevante dalle associazioni datoriali che sindacali e piu’ rilevante nell’europa del sud che dell’est sia nel settore agricolo che nell’industria alimentare. in italia – ha spiegato – abbiamo il tavolo nazionale per le politiche agricole inerente soprattutto questioni come il mercato, la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo rurale, e abbiamo una contrattazione collettiva affiancata da una importante contrattazione decentrata a livello territoriale, inoltre la bilateralita’ e’ storicamente radicata, fin dal 1936 con la cassa nazionale di assistenza per gli impiegati agricoli e forestali, oggi enpaia, e con le casse extra legem degli anni ’50, oggi enti bilaterali territoriali: questo patrimonio andrebbe valorizzato anche per affrontare le sfide piu’ urgenti, come la necessita’ di nuova manodopera qualificata, perche’ registriamo un fabbisogno di 150mila unita’ su quasi un milione di lavoratori attuali’.”.