BUONFIGLIO (ALLEANZA COOPERATIVE PESCA), LA PIANIFICAZIONE SPAZIALE DEL MARE ENTRI NELL’AGENDA DEL GOVERNO CON MASSIMA URGENZA

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DI LETIZIA MARTIRANO

“E’ bene chiarire che il Piano di Azione della commissione europea, presentato all’interno del “Policy Package” nel Febbraio scorso, non è un atto normativo vincolante che sancisce il bando dello strascico dai mari europei entro il 2030. E’ un documento  che descrive però un chiaro indirizzo della Politica Comune della Pesca, su cui la Commissione sollecita gli Stati membri a prendere provvedimenti e che con ogni probabilità è destinato ad influenzare non poco i prossimi regolamenti europei”, a dirlo e’ Giampaolo Buonfiglio, presidente dell’Alleanza delle cooperative della pesca e del Consorzio Unimar, che in questa intervista sottolinea i passaggi cruciali della contrapposizione sempre piu’ netta con la commissione europea sulla pesca a strascico e piu’ in generale sulla visione che l’esecutivo comunitario ha in tema di difesa dell’ambiente marino, che ha portato a  forti proteste dei pescatori.

Qual e’ l’assunto contro lo strascico da cui parte la commissione europea con il Piano d’Azione per la pesca?

L’indirizzo indica chiaramente lo strascico e tutti gli attrezzi di cattura mobili sul fondo come responsabili di un impatto ambientale devastante e insostenibile, e come tali da allontanare progressivamente dalle “aree marine protette”.

Cosa intende la commissione per “aree marine protette”!

Con questo termine la commissione europea non indica le aree protette già istituite dagli stati membri dove già non opera la pesca a strascico – in Italia esiste questa possibilità solo in una area delimitata nell’ara marina protetta delle Egadi – ma tutte le aree “Natura 2000” secondo la direttiva Habitat, che ne stabilisce le tipologie ambientali. Aree molto più vaste delle aree marine protette e in potenziale espansione. Nel Piano di Azione comunque è scritto che la protezione dei fondali va estesa anche al di fuori di queste aree.

C’e’ chi sostiene che le recenti proteste dei pescatori non siano del tutto giustificate…

L’allarme e le proteste suscitate dal Piano di Azione nelle marinerie non sono assolutamente ingiustificate – come qualcuno si ostina a dichiarare – ma costituiscono un segnale forte e chiaro del settore alla politica ed alle istituzioni italiane ed europee da parte di chi si rifiuta di veder cancellare  il comparto centrale della pesca italiana da cui dipende la sopravvivenza di migliaia di imprese  e di lavoratori, che da anni sono già sottoposte a misure restrittive per raggiungere l’obbiettivo della sostenibilità, misure che stanno dando i loro frutti, con il miglioramento dei dati sullo stato degli stock ittici.

Il Governo italiano sostiene le vostre posizioni, e’ sufficiente?

Le organizzazioni italiane del settore, tra cui l’Alleanza delle Cooperative della pesca, hanno espresso soddisfazione per il voto contrario espresso dall’Italia nell’ultimo Agrifish sulla proposta di compromesso presentata dalla presidenza di turno sul Policy Package. Voto contrario che non ha consentito che il testo, approvato solo a maggioranza e non all’unanimità, possa essere considerato una posizione del Consiglio. Rimanendo quindi una posizione solo della Presidenza svedese, e mancando una posizione unanime del Consiglio, si è indebolita molto la portata politica del Policy Package, che ha dovuto incassare anche posizioni molto critiche dal Parlamento Europeo. Che la posizione del Governo Italiano, di fatto isolata, sia sufficiente è presto per dirlo, ma ci auguriamo che alla prossima occasione quanto accaduto possa risultare utile a stringere le indispensabili alleanze con altri Stati membri, soprattutto dell’area mediterranea. Infatti, alcuni di questi hanno votato a favore del testo di compromesso della Presidenza pur essendo molto critici, ma scegliendo evidentemente di non esporsi in uno scontro con la CE perché sicuri che nessuno avrebbe votato contro. L’Italia ha dimostrato il contrario.

Perche’ il testo messo ai voti non era gradito?

Per quanto critico, il testo era ambiguo su alcuni aspetti e non rendeva sufficientemente chiara la posizione del nostro Paese, anche relativamente alla possibilità di tassazione dei carburanti per i pescherecci.

Qual e’ il punto piu’ critico della proposta della commissione?

Ciò che risulta particolarmente censurabile nelle posizioni espresse dalla Commissione sono da un lato la indiscutibilità delle cosiddette basi scientifiche del Piano di Azione e la mancanza di una seria valutazione di impatto socio-economico, e dall’altro la negazione di fatti evidenti.

Quali fatti evidenti?

Per esempio risultati positivi registrati dalla Politica comune della pesca – e quindi dalla stessa commissione europea – nell’ultimo decennio attraverso il sistema TAC e Quote fuori del Mediterraneo e attraverso i Piani di Gestione Multiannuali, le raccomandazioni CGPM e le chiusure spazio temporali in Mediterraneo. Tutti risultati ottenuti senza mettere in discussione l’esistenza del comparto dello strascico, ma regolandolo.

Perche’ le basi scientifiche da cui parte la commissione europea sono discutibili?

le SEDICENTI basi scientifiche della proposta sono discutibili e selezionate a supporto di una impostazione ideologica di stampo politico elettorale.

Avete messo a punto controdeduzioni?

L’iniziativa promossa dalle organizzazioni cooperative, armatoriali e sindacali della pesca giovedì scorso a Roma, con la partecipazione di ricercatori ed accademici – tra cui l’ex Presidente della commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM-Fao) Professor Stefano Cataudella – ha prodotto risultati chiari e inequivocabili, indicando la sostenibilità dello strascico nelle aree in cui questo è già praticato e in determinate condizioni. La ricerca della biodiversità in queste aree, alla stregua di quanto accade in agricoltura, è sacrificata a vantaggio della produzione alimentare.

Quale potrebbe essere una soluzione?

L’unica vera soluzione per uscire da questa situazione è procedere alla pianificazione spaziale del mare, già prevista dalla Strategia Marina ed in forte ritardo in tutta Europa. Solo ripartendo gli usi del mare tra attività industriali, estrattive, energetiche,  trasporti, fruizione turistica, conservazione della natura, acquacoltura e pesca, ammettendo gli impatti di quest’ultima  nel quadro delle politiche di produzione alimentare e tenendo in giusta considerazione le dimensioni economiche e sociali della sostenibilità, sarà possibile limitare gli impatti delle diverse attività marittime, assicurando a tutti i settori certezze e spazi adeguati in cui operare, senza vanificare quanto fin cui raggiunto dalle diverse politiche settoriali.

E’ ipotizzabile una riduzione della pesca a strascico?

La pesca a strascico peraltro può già oggi accedere solo a 1/3 dei mari Italiani, ed è difficile immaginare un futuro per il settore in presenza di ulteriori riduzioni, mentre è sempre più vicino l’obiettivo 30/30 fissato dalla direttiva Biodiversità: protezione del 30% dei mari europei entro il 2030.

Cosa chiedete al Governo italiano?

Che la pianificazione spaziale entri nell’agenda del governo con la massima urgenza, anche per evitare che il tumultuoso sviluppo dei parchi eolici, o di altre attività marittime, diventino fonte di ulteriori penalizzazioni e conflitti per la pesca italiana.