“si e’ aperta oggi a roma presso l’hotel colombo la trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, in scadenza il 30 novembre”. a darne notizia in un comunicato stampa congiunto sono i sindacati di categoria, che esprimono soddisfazione per una prima giornata di confronto generale con le parti datoriali nella quale sono state gia’ concordate tre date per i prossimi incontri tecnici di approfondimento: 18 settembre, 25 settembre e 3 ottobre. nel presentare la piattaforma unitaria, i segretari generali di fai-cisl, flai-cgil e uila-uil, onofrio ROTA, giovanni MININNI e stefano MANTEGAZZA hanno messo in evidenza la crescita del settore in termini di export, fatturato, produttivita’ e occupazione: “nonostante le difficolta’ derivanti dal contesto internazionale, il settore ha dimostrato di essere in salute, con doti anticicliche e ulteriori potenzialita’ di crescita: il nuovo contratto nazionale sara’ fondamentale per dare risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori, sia sul piano economico che normativo, con l’obiettivo di governare i cambiamenti in corso, soprattutto in termini di transizione ecologica e digitale, consolidando e innovando l’organizzazione del lavoro in chiave sempre piu’ partecipativa e condivisa”. “ai lavori – prosegue il comunicato – hanno partecipato in presenza tutte le associazioni di imprese dei diversi comparti che avevano sottoscritto l’ultimo rinnovo del 2020: ancit, anicav, assica, assitol, assobibe, assobirra, assolatte, federvini, mineracqua, unaitalia, unione italiana food. assenti, invece, le tre associazioni non firmatarie, assalzoo, assocarni e italmopa”. “non lasceremo mai soli i lavoratori e le lavoratrici delle imprese aderenti a queste associazioni – hanno dichiarato ROTA, MININNI e MANTEGAZZA – per cui confermiamo il blocco degli straordinari e delle flessibilita’ in corso nei siti produttivi interessati, dove non si applica il contratto nazionale di settore, e annunciamo che saranno intraprese nuove azioni di lotta per scongiurare che nel comparto esistano lavoratori di serie a e altri di serie b”.

