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scende di poco sotto i 44 milioni di ettolitri la produzione vitivinicola italiana, in calo del 12% rispetto ai 50 milioni dello scorso anno. secondo le previsioni (https://bit.ly/3LHzFVl) dell’osservatorio assoenologi, ismea e unione italiana vini (uiv), presentate oggi nella sala cavour del ministero dell’agricoltura, a roma, al masaf, quella del 2023 potrebbe rivelarsi la vendemmia piu’ leggera degli ultimi 6 anni, ancora una volta caratterizzata dagli effetti ormai cronici dei mutamenti climatici che, con i relativi decorsi meteorologici incerti e spesso estremi (+70% le giornate di pioggia sui primi 8 mesi dell’anno scorso), hanno determinato importanti differenze quantitative lungo tutto lo stivale. dopo il saluto del capo della segreteria tecnica del ministero, sergio MARCHI, le previsioni vendemmiali sono state presentate da fabio DEL BRAVO, direttore servizi per lo sviluppo rurale di ismea, che ha sintetizzato le sue valutazioni in una dichiarazione ad agra press https://youtu.be/1htEyylHx04 e’ un vigneto italia spaccato a meta’ quello fotografato dall’osservatorio, che vede il nord confermare i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al centro, al sud e nelle isole si registrano flessioni rispettivamente attorno al 20% e 30%. protagonista dell’annata, la peronospora, malattia fungina determinata dalle frequenti piogge che non ha lasciato scampo a molti vigneti soprattutto del centro-sud. i tecnici dell’osservatorio ribadiscono pero’ come la peronospora non influisca direttamente sulla qualita’ delle uve sane, i primi grappoli raccolti destinati alle basi spumante presentano infatti buoni livelli di acidita’ e interessanti quadri aromatici, che danno positive prospettive enologiche. per le altre tipologie saranno determinanti le condizioni meteo del mese di settembre e ottobre quando si svolgera’ il grosso della raccolta. la contrazione volumica complessiva comporterebbe la cessione del primato produttivo mondiale alla francia, la cui produzione e’ stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri a -2% sul 2022. un ‘puro dato statistico’, sottolinea l’osservatorio, che potrebbe dimostrarsi piu’ o meno incisivo a seconda dell’andamento climatico delle prossime settimane, cruciali per portare a maturazione ottimale soprattutto le uve delle varieta’ piu’ tardive. sebbene la peculiarita’ della stagione non permetta di formulare previsioni omogenee neanche nello stesso areale, quest’anno si puo’ comunque dire che, anche con i dovuti distinguo, il nord abbia tenuto decisamente bene, confermando sostanzialmente i livelli dello scorso anno. scendendo al centro, le flessioni sono in media di oltre il 20%, mentre al sud e nelle isole si sfiorano riduzioni del 30%. un quadro generale – cita il report dell’osservatorio realizzato anche con il monitoraggio del ministero dell’agricoltura e delle regioni – in cui si e’ riscontrata qualche difficolta’ aggiuntiva per le produzioni biologiche. nel nord ovest si assiste all’importante ripresa della lombardia, seguita da quella piu’ moderata di liguria e valle d’aosta con una sostanziale tenuta del piemonte. il nord-est e’ trainato dalla locomotiva veneto, nonostante tutto in lieve crescita rispetto allo scorso anno grazie anche all’entrata in produzione dei nuovi impianti. il trentino-alto adige non si discosta di molto dai livelli dello scorso anno, mentre perdono qualche punto percentuale friuli-venezia giulia ed emilia-romagna. piu’ omogenea la situazione al centro-sud caratterizzata da flessioni che vanno dal 20 fino al 45 per cento, con vendemmie previste molto piu’ scariche soprattutto sulla dorsale adriatica (marche, umbria, abruzzo, molise, puglia, calabria, basilicata) ma anche in toscana, lazio, campania, sicilia e sardegna. le abbondanti e frequenti precipitazioni primaverili hanno creato le condizioni favorevoli all’insorgere delle malattie della vite e soprattutto della peronospora che non ha risparmiato molti vigneti specialmente del centro-sud. le continue piogge, infatti, in molti casi hanno impedito di entrare in vigna per fare i trattamenti e in altri ne hanno vanificato gli effetti. a questo si aggiungano altre malattie come oidio e flavescenza dorata, oltre a grandine e altri eventi climatici avversi durante l’estate e il quadro della situazione viticola si colora a tinte non certo brillanti per la produzione nel complesso, ma soprattutto per quelle biologiche. un’annata dal meteo pazzo che ha messo in evidenza ancora una volta come il grande potenziale tecnico professionale consenta alle imprese che si sono affidate alla tecnica e alla scienza dei molti enologi e tecnici viticoli di ottenere una qualita’ in linea con la media delle ultime annate. per il presidente di assoenologi, riccardo COTARELLA: “e’ una vendemmia molto complessa quella che stiamo affrontando, caratterizzata soprattutto dagli effetti dei cambiamenti climatici che sul finire della primavera e l’inizio dell’estate sono stati causa di malattie patogene come la peronospora, alluvioni, grandinate e siccita’. la fotografia che emerge dalle previsioni vendemmiali ci indica un calo della produzione di uve piuttosto significativo, soprattutto laddove la vite e’ stata ripetutamente attaccata dalla malattia. sul fronte della qualita’, il discorso e’ piu’ complesso. dalla vendemmia 2023 otterremo sicuramente vini di buona qualita’, con punte di eccellenza”. ignacio SANCHEZ RECARTE, segretario generale del ceev (), ha fatto il punto sulla situazione mondiale ed in particolare sulla vendemmia dei primi 5 produttori europei: francia, italia, spagna, portogallo e germania. SANCHEZ ha indicato tre “spade di damocle” per il vino: i cambiamenti climatici, che non sono solo le temperature elevate; la diminuzione del consumo e la necessita’ di porsi in modo nuovo rispetto ai consumatori della prossima generazione; le azioni anti-alcol, come fattore di disturbo.