FINI (CIA), SE C’È VERAMENTE VOLONTÀ POLITICA CONCRETIZZARE SUBITO ALCUNE MISURE PER L’AGRICOLTURA

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Di Letizia Martirano

Una lunga chiacchierata con il presidente della Cia-Agricoltori Italiani Cristiano Fini si e’ trasformata in un’intervista su alcuni delle questioni che il settore agricolo si trova a affrontare quotidianamente. La chiacchierata inizia con alcune battute sulle manifestazioni dei trattori. Una questione solo momentaneamente archiviata se, come sembra, un nuovo appuntamento e’ previsto in questi giorni a Roma ma si dipana su temi cruciali come la gestione del rischio e l’ideologizzazione di temi come quello delle risorse idriche e del ruolo dell’agricoltura nel sistema economico europeo per concludersi con lauspicio che, a livello nazionale, si concretizzino, e in fretta, alcune misure.

Cosa pensa della costituzione di nuove associazioni agricole?

Siamo a conoscenza di più ipotesi – perché ad oggi sono solo ipotesi – di costituzione di nuove associazioni. Abbiamo visto bozze di statuti. Può essere che ci sia l’idea di nuove associazioni. E’ chiaro che, per quel che mi riguarda, è qualcosa di inspiegabile, per più ragioni. La prima è che, eventualmente, ci sarebbe bisogno di razionalizzare il numero di associazioni agricole, piuttosto che andare in senso opposto. In secondo luogo credo che un’associazione debba sì portare alla ribalta problemi ma deve anche fare delle proposte. Cosa che noi abbiamo sempre fatto mentre, da parte di questi movimenti autonomi, vedo molta esposizione dei problemi, rivendicazioni – molte delle quali sono anche nostre e che noi stiamo portando avanti da parecchio tempo – ma non proposte che siano percorribili.  Aggiungo che un’organizzazione non dovrebbe essere fondata sull’ andare in piazza con i trattori ogni volta che c’è un problema perché diventa tutto più complicato. Io penso che le soluzioni si debbano trovare nelle sedi istituzionali e, solo in estrema ratio, si debba ricorrere alla piazza. Dubito che si trovi la soluzione accendendo i trattori.

La politica antieuropeista ha avuto un ruolo in queste proteste….

Che la politica si sia inserita all’interno di questi gruppi è vero, non so se ci fossero secondi fini ma certamente alcuni hanno appoggiato queste manifestazioni: esponenti della lega e anche di forza nuova. Non so se sia trattato di qualcuno che e’ rimasto scontento dall’azione del principale partito di governo.

Di fronte a queste manifestazioni diciamo spontanee le organizzazioni agricole italiane si sono trovate su posizioni ragionevolmente comuni?

Il fronte delle organizzazioni agricole è rimasto unito sul fatto che l’interlocuzione politica deve avvenire con le associazioni di riferimento e non con gruppi autonomi. Questo sicuramente. E’ chiaro che ognuno ha fatto un proprio percorso per arrivare fino a oggi; è chiaro anche che le proposte non sono sempre uguali.

Il governo, secondo lei, preferisce corpi intermedi forti o no?

Il governo preferisce corpi intermedi forti e ha sempre sostenuto l’intermediazione delle associazioni agricole. Dopodichè il governo ha anche ricevuto questi gruppi autonomi e ci ha parlato in varie sedi però, ad oggi, non mi risulta che li abbia legittimati. Credo che la legittimazione indebolirebbe la rappresentanza agricola e credo che questo non sia giusto.

Governo e parti sociali sono state veramente colte di sorpresa dai trattori? Nessuno si era posto il problema che potesse accadere in Italia quello che stava avvenendo altrove?

Ci si aspettava che comunque potesse succedere qualcosa in Italia; forse quello che non ci si aspettava che fossero – a differenza di altre nazioni – movimenti spontanei e non governati dalle rappresentanze agricole. In tutti, o quasi tutti gli altri paesi, sono le rappresentanze agricole che guidano le proteste.

Il ministero dell’interno o lo stesso ministro Lollobrigida non vi aveva avvertito di qualcosa?

No, no nessuno ci ha avvertito; forse qualcun altro che ha un’interlocuzione più approfondita…. Questo non lo so. Noi Cia, – quello sì – quando abbiamo visto movimenti da altre parti ci siamo interrogati sul fatto se fosse o meno opportuno fare una mobilitazione ma non ne abbiamo ravvisato le condizioni, nonostante avessimo già fatto una manifestazione in ottobre. Anche perché i problemi che venivano denunciati in altri stati qui da noi erano di tono molto minore. Noi problemi come in Germania sul gasolio non ne abbiamo ne’, come in Germania, abbiamo avuto aumenti della fiscalità e dell’Iva sulle macchine agricole. Neppure abbiamo i problemi dei paesi dell’Est con il grano ucraino. Da noi, ufficialmente, il problema non c’è anche se le importazioni di grano aumentate in maniera esponenziale lasciano pensare.

Il grano che arriva è ucraino o russo?

Ci sono buone probabilità che sia grano russo. Sono aumentate in modo esponenziale le importazioni della Turchia. Può anche essere che la Turchia abbia prodotto un po’ di più ma ci sono elementi fondati che fanno pensare che sia grano russo. L’Ucraina, anche per motivi logistici, lo ha fatto arrivare nei paesi vicini e anche il Germania  qualcosa è anche arrivato sicuramente qui.

A fronte di questi scenari non idilliaci come procedono i finanziamenti del Pnrr che riguardano progetti che afferiscono all’agricoltura a cominciare dalle risorse idriche…

Si è parlato molto poco sebbene il tema sia molto importante delle risorse idriche in ambito Pnrr molto d più si e’ parlato del resto: filiere, agrisolare….

Il resto marcia?

L’agrisolare si! marcia nel senso che c’è molto fermento, sono arrivate richieste per oltre un miliardo. Per le filiere sappiamo che il fermento è stato fin troppo ma il problema è che le aziende non partono ancora con gli investimenti e la scadenza è il 2026. Ci sono progetti che si possono anche fare in poco tempo, ma ce ne sono altri che richiedono tempo.

Perché i progetti non partono?

Non è stata ultimata la procedura perché si deve ancora attendere il via libera del ministero dell’agricoltura. Se la copertura finanziaria rimane quella che è stata resa nota non so se si riuscirà a coprire tutte le domande, anzi….. Poi rimane sempre il punto interrogativo rispetto alla bancabilità dei progetti.

Il piano assicurativo 2024 è in ritardo. Avete registrato problemi?

Si, si ci sono problemi visto che non sono ancora partire le polizze. Noi abbiamo presentato un documento per quel che riguarda la gestione del rischio – una delle chiavi di volta per affrontare la crisi climatica – dove abbiamo fatto delle richieste ben precise anche per modificare la impostazione attuale perché, effettivamente, anche come dice il ministro, non e’ che attualmente la norma sia il massimo. Però, è altrettanto vero, che i tempi stringono e se non abbiamo il piano assicurativo non partiamo. Il problema è capire se si vuole partire subito con la riforma o continuare con il vecchio sistema. In ogni caso il tema della gestione del rischio è uno dei nodi centrali e credo che vada anche inserito a livello europeo nella futura programmazione con un rafforzamento, alla luce della crisi climatica, perché non possiamo permetterci di non avere un paracadute importante.

La Cia è favorevole a una assicurazione di base obbligatoria?

Sarei favorevole in un sistema assicurativo che sia all’altezza, che possa dare garanzie in fatto di contributi, di premi accessibili, in fatto di risarcimento danni fatto a dovere. Oggi vediamo premi che vanno sempre più in alto, franchigie che non riescono a darti il risarcimento di cui avresti bisogno. E’ chiaro che c’è bisogno di un sistema rafforzato e che per rafforzarlo si devono estendere le assicurazioni al maggior numero possibile di aziende. Ora solo poche regioni italiane hanno sistemi assicurativi forti che garantiscono capitali importanti; il resto è nulla, anche per una ragione culturale, soprattutto al Sud.  Se un domani però smettessimo di andare in deroga alla legge 102 e non diamo più risarcimenti e le aziende non assicurate si ritrovano senza alcun tipo di copertura credo che sia soprattutto un problema per loro. Quindi bisogna riuscire a estendere a tutte le aziende un’assicurazione a partire da un sistema che funziona bene. Oggi, purtroppo, molta diffidenza degli agricoltori dipende anche dal sistema che non funziona bene.

Tutto ruota sempre di più attorno al clima…..

Si. Abbiamo davanti una sfida di fronte alla quale noi dobbiamo fare la nostra parte. Possiamo migliorarci ancora, nonostante, negli anni, siamo migliorati tanto. In ogni caso rimaniamo i più esposti e per questo dobbiamo metter in campo tutte le azioni possibili. La gestione del rischio e’ una di queste azioni come lo sono le Tea per avere le piante piu’ resistenti, come lo e’ l’agricoltura biologica o l’agricoltura di precisione. Tutti strumenti che devono comporre un puzzle per affrontare una montagna molto alta da scalare. Aspettiamoci una gelata tra la fine di marzo e i primi di aprile, come tutti gli anni. Ormai sono tutti anni particolari! Il 2023 è stata la dimostrazione lampante: tantissime filiere non hanno coperto i costi di produzione per rese molto basse. La crisi climatica per l’agricoltura è un problema strutturale che va affrontato in modo strutturale.

L’impegno delle autorità competenti su tema è sufficiente? C’è la coscienza di dover lavorare intensamente?

No! perché se ci fosse stata la coscienza si sarebbe intervenuti prima a livello europeo sul tema delle Tea che potevamo avere già pronte cinque anni fa  e invece abbiamo perso cinque anni a discutere se sono ogm oppure no.  Cos’ è stato fatto in questi anni sulla siccità?  pur sapendo che il problema è decidere di risanare la rete idrica, costruire piccoli invasi o grandi. Tutti sappiamo cosa si deve fare……ma poi non si fa nulla. E’ un problema di risorse? Probabilmente si … dopodiché se vogliamo stilare una graduatoria di priorità in questo paese credo che l’acqua sia una priorità. La sanità, l’acqua….. sono queste le priorità.

In ogni caso in Italia due buche per verificare se i piccoli invasi servono si potevano fare….

Io credo che in Italia vada fatto un piano nazionale integrato tra grandi invasi e piccoli invasi anche se capisco che i grandi costano tanto e servono molti anni per realizzarli, Tuttavia servono per distribuire l’acqua ma anche per trattenerla in caso di alluvioni. Non credo che dobbiamo essere noi a indicare dove vanno fatte queste opere ma devono farlo ingegneri che studiano superando, in modo scientifico, un eventuale scontro ideologico tra i sostenitori delle diverse opzioni. Non possiamo noi continuare a supporre che il grande invaso sia migliore del piccolo perché tanto più che questo dipende anche dalla struttura del territorio. 

Molta ideologia pochi interventi…..

Problemi legati a posizioni ideologiche ci sono in altri campi soprattutto a livello di commissione europea. E si gioca sulla vita delle persone con le alluvioni o quando si impoverire sempre di più l’agricoltura creando un problema importante per tutti. Se ci si fosse basati sulla concretezza la proposta sugli agrofarmaci, poi ritirata dalla commissione, non sarebbe stata neppure presentata. E questo e’ il grosso errore che una classe dirigente sia a livello europeo sia nazionale non deve continuare a commettere.

Quale errore?

L’errore è stato un approccio della commissione europea e di buona parte del mondo ambientalista volto a immaginare la transizione ecologica dell’agricoltura colpendo gli agricoltori quando invece andavano accompagnati. Si è partiti dalla fine…con l’idea che se tu naufraghi non e’ un problema mio.  Noi fin da subito abbiamo detto che accettavamo il green deal ma a patto che ci fossero strumenti adeguati.

Tanto e’ stata rigida la posizione che poi si e’ parzialmente dissolta …..

Si, ma la conseguenza e’ stata aver perso quattro anni,  a livello europeo, dove abbiamo impiegato tante energie e tante risorse per respingere gli attacchi che si sarebbero potute utilizzare per sviluppare un modello diverso per un’agricoltura migliore. Sono stati quattro anni persi.

A livello nazionale cosa chiede la Cia?

A livello nazionale bisogna concretizzare un po’ di più le cose. La determinazione c’è, le proposte ci sono. Le istituzioni devono concretizzare subito: regioni, parlamento, governo. Se c’è veramente una volontà politica di affrontare di risollevare il settore: credito, fauna selvatica, il valore lungo la filiera. Tutti temi su cui stiamo spingendo.