RIPRISTINO NATURA: COPAGRI, OBIETTIVI PIENAMENTE CONDIVISIBILI MA PER L’AGRICOLTURA TANTI RISCHI

(riproduzione riservata)

“pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversita’, non possiamo non ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura ed, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversita’ non puo’ assolutamente prescindere”. lo sottolinea in un comunicato il presidente della copagri tommaso BATTISTA dopo il via libera definitivo del consiglio dell’ue al regolamento sul ripristino della natura, che prevede l’obbligo per gli stati membri di ripristinare entro il 2030 almeno il 30% delle aree degradate. “parliamo di un regolamento immediatamente applicabile, che interessera’ tutti gli habitat terrestri, lacustri, marini e fluviali e che comportera’ in via prioritaria il ripristino allo stato originario di almeno il 20% delle terre e dei mari entro il 2030, percentuale destinata a salire nei successivi decenni con l’obiettivo di contribuire a mitigare gli effetti e le conseguenze del climate change”, spiega il presidente della copagri. “se, da un lato, e’ certamente positivo l’intento di andare a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, i quali come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, dall’altro sono piu’ che preoccupanti i rigidi vincoli presenti nel testo comunitario, che rischiano di assestare un duro colpo alla produzione agricola italiana ed europea”, prosegue BATTISTA, ad avviso del quale “nonostante il positivo intervento del parlamento europeo, la sostenibilita’ ambientale, ancora una volta, ha prevalso su quella economica”. “tra gli altri nodi del testo, per la cui entrata in vigore si attende ora solo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’ue, ci sono poi la questione del finanziamento delle misure previste per il ripristino della natura e, soprattutto, la loro armonizzazione con le normative comunitarie che trattano di stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e di salute dei suoli”, aggiunge il presidente. “ora la palla passa agli stati membri, che avranno due anni di tempo per presentare alla commissione ue un ‘piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare le azioni da mettere in campo in base alle singole realta’ delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”, conclude BATTISTA.