Di Letizia Martirano
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“Alimenta il futuro” e’ il titolo della stagione congressuale della Fai-Cisl che prende il via in questi giorni e che si concluderà a giugno con il congresso nazionale. In questa intervista il Segretario Generale Onofrio Rota traccia un bilancio del mandato trascorso e parla del futuro della Federazione. “Ci aspetta – sottolinea – una stagione di nuove conquiste: la sfida è lottare attraverso una partecipazione consapevole, responsabile, propositiva”.
Si avvicina il suo secondo congresso nazionale da segretario generale, che bilancio trae da questi anni di vita sindacale?
“Abbiamo portato avanti un lavoro importante per consolidare l’organizzazione, ad esempio abbiamo rinnovato il 70% del nostro gruppo dirigente, e sono soddisfatto per aver contribuito a costruire un gruppo affiatato, con più giovani e donne, investendo sulla formazione sindacale e sul territorio, perché la nostra vocazione è soprattutto questa, quella del sindacato di prossimità e della centralità della persona. Stiamo assistendo a cambiamenti epocali: prima la pandemia, poi gli scenari di guerra, le nuove tecnologie, le nuove maggioranze politiche in Europa e nel mondo… Davanti a cambiamenti così rapidi e spesso volti alla disintermediazione serve un sindacato ancora più capace di rinnovarsi e rinnovare, più partecipativo, attento agli ultimi, al dialogo con le imprese e le istituzioni, costantemente presente tra i lavoratori, ed è questo il modello che ci siamo dati”.
Qualche dato sulla Federazione?
“Con oltre mille recapiti abbiamo rafforzato la nostra presenza sul territorio e la sinergia con i servizi della Confederazione per dare migliori risposte a lavoratori e famiglie. Inoltre abbiamo appena chiuso il tesseramento 2024 e sono orgoglioso di annunciare che anche quest’anno la nostra organizzazione chiude un bilancio più che positivo, con 2.600 nuovi iscritti. Con 224mila associati, la nostra Federazione si conferma protagonista nel settore e da anni è tornata anche a contribuire alla crescita in generale della Cisl, che nell’ultimo quadriennio è cresciuta di quasi 172mila iscritti tra i lavoratori attivi”.
A questa crescita ha contribuito anche la linea del dialogo con il Governo Meloni?
“Ha contribuito la nostra coerenza. Come con ogni Governo, abbiamo scelto di cercare il confronto e di negoziare ogni possibile miglioramento per la nostra categoria. Abbiamo ottenuto tante conquiste, e ora bisogna monitorarle. Mi riferisco soprattutto alla condizionalità sociale e alla lotta al caporalato e al lavoro nero. Sono aumentate le giornate lavorate in agricoltura, sono stati avviati miglioramenti significativi per normare gli appalti nel settore, per incrociare meglio le banche dati e potenziare i controlli, per tutelare chi denuncia il caporalato, compresa la possibilità di accedere all’assegno di inclusione. Poi restano ancora molti nodi irrisolti: ad esempio va agevolata la regolarizzazione dei lavoratori stranieri diventati irregolari, poi vanno riviste le politiche di accoglienza, che non funzionano, così come non ci è piaciuta l’idea di allungare a due anni i tempi dei ricongiungimenti familiari. Inoltre serve una svolta sui ghetti: se veramente il Governo Meloni vuole essere il governo della legalità, allora vanno usati subito e bene i 200milioni del Pnrr per dare alloggi dignitosi ai braccianti. Su questi punti continueremo a chiedere un cambio di passo”.
Con il primo Congresso territoriale, che si terrà il 31 gennaio a Foggia, la FAI CISL inizia fase congressuale. Che Congresso sarà?
“Ripartiamo proprio dalla terra dove avevamo svolto l’ultimo congresso nazionale, e la nuova fase sarà quella già delineata nei mesi scorsi con i nostri seminari, eventi, con le assemblee nelle leghe e nei luoghi di lavoro. Dopo quello del 2022, in piena pandemia, incentrato inevitabilmente sugli obiettivi della ripartenza, questo sarà il Congresso della partecipazione: dobbiamo avere il coraggio di plasmare un sindacato partecipativo, capace di ammodernare le relazioni industriali e sindacali, di superare il modello sociale ereditato dal Novecento. In questo ambito, si colloca anche il grande sforzo con cui la Federazione ha contribuito alla raccolta firme per l’iniziativa legislativa sulla partecipazione e la democrazia economica, approdata in Parlamento: dopo tutti i vari step degli ultimi mesi, adesso è finalmente in discussione in Aula alla Camera, e credo che la sua approvazione possa rappresentare davvero un cambiamento storico. È una sfida che rivendichiamo con orgoglio, perché serve a dare gambe alla nostra Costituzione e a innovare le dinamiche decisionali nelle imprese dando maggiore protagonismo ai lavoratori e ai loro rappresentanti. In questi anni, specialmente nell’industria alimentare, abbiamo fatto già alcuni passi importanti attraverso la buona contrattazione, e un esempio positivo è anche l’operazione compiuta tra Enpaia e Granarolo, perché avere un rappresentante del Cda, come espressione dei lavoratori, in un’azienda così importante, è stato un cambiamento di grande valore. Ma ovviamente avere anche una legislazione adeguata ci aiuterà a costruire un salto di qualità”.
Che idea si è fatto delle recenti notizie sui rapporti tra il commissario Timmermans e le associazioni ambientaliste?
“Bisogna pretendere chiarezza dalla Commissione europea. Occorre ancora capire se le accuse mosse all’ex Commissario siano fondate, ma in tal caso sarebbero gravi, perché un conto è accettare l’operato di lobby che agiscono alla luce del sole, ben altra cosa è finanziare, con tanto di contratti di sussidio, questa o quell’altra organizzazione per giustificare le proprie scelte politiche. Però non vorremmo che questa vicenda venga strumentalizzata per attaccare il Green Deal in maniera indiscriminata. Il Green Deal non va cestinato in toto, va migliorato laddove ha costruito un conflitto che non esiste, quello tra agricoltori e ambiente”.
Qualche giorno fa l’Eurobarometro ha registrato il più alto gradimento di sempre, da parte dell’opinione pubblica, verso la politica agricola europea con oltre il 70 % che ritiene che l’Ue, attraverso la PAC, stia svolgendo il suo ruolo nel fornire alimenti sicuri, sani e sostenibili di alta qualità. È d’accordo?
“Siamo d’accordo ma bisogna fare di più. Ad esempio la condizionalità sociale è una conquista di straordinaria importanza, però adesso dobbiamo lottare per farla applicare concretamente in tutti i Paesi membri. Non dimentichiamo casi come Satnam Singh, a Latina: l’azienda in cui lavorava aveva usufruito di oltre 870mila euro di finanziamenti pubblici ma poi sfruttava i lavoratori, come peraltro è stato confermato con gli arresti della scorsa settimana. Una contraddizione che non dovrà più esistere nell’agricoltura italiana ed europea. E poi l’Europa deve fare di più anche sul piano degli accordi commerciali: come abbiamo rivendicato per l’accordo con il Mercosur, serve reciprocità negli scambi, altrimenti si mettono in difficoltà i lavoratori, le imprese, i consumatori, l’ambiente”.
La tutela ambientale sarà un tema centrale nel Congresso?
“Assolutamente si perché è una delle priorità del nostro tempo. Gli stessi incendi che hanno devastato la California sono uno spartiacque storico: ci sarà un prima e un dopo. Dobbiamo tutti apprendere la lezione: investire sulla tutela ambientale, sul lavoro idraulico-forestale e dei consorzi di bonifica, sulla cura delle riserve idriche, vuol dire mettere in sicurezza il futuro dell’umanità e nello stesso tempo creare circoli virtuosi tra lavoro, impresa, istituzioni, sviluppo sostenibile. Noi continueremo a proporre alla politica una sostenibilità che sia ambientale ma anche sociale ed economica. Va finanziata una transizione giusta, come quella che stiamo proponendo da anni anche insieme all’Effat, il sindacato europeo agroalimentare. Va costruita la giusta flessibilità: come per la Pesca, è impensabile legiferare guardando a criteri totalmente disconnessi dalla Pesca mediterranea. Così come per i sistemi agricoli, serve una politica comune ma poi bisogna declinarla sui territori, e sta proprio qui il grande inganno: molti facinorosi hanno promosso per anni la disintermediazione, l’era della democrazia diretta, molti continuano a invocare la rivolta sociale, peraltro svilendo lo stesso ruolo del sindacato, ma in realtà dobbiamo costruire una stagione di nuove conquiste e la sfida si gioca tutta sulla capacità di lottare attraverso una partecipazione consapevole, responsabile, propositiva”.