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si tiene oggi e domani all’auditorium della tecnica a roma la X conferenza economica della cia-agricoltori italiani. questa mattina, dopo l’intervento di apertura del presidente cristiano FINI, sono intervenuti con video messaggi il vicepresidente esecutivo della commissione europea raffaele FITTO, la ministra del lavoro elvira CALDERONE ed il presidente ice matteo ZOPPAS. la mattinata si e’ conclusa con l’intervento del ministro dell’agricoltura francesco LOLLOBRIGIDA. il segretario di stato vaticano pietro PAROLIN ha inviato un messaggio https://bit.ly/3R04HK6. a seguire gli interventi nel parterre: livio PROIETTI, presidente ismea; luigi e vincenzo CREMONINI dell’omonimo gruppo; francesco VINCENZI, presidente anbi; tommaso BATTISTA, presidente copagri; renzo PIRACCINI, presidente macfrut; maria grazia MAMMUCCINI, presidente federbio; antonello CAPUA, presidente agci-agraolaimentare; clara FOSSATO, segretaria generale uniceb; françois TOMEI, direttore assocarni; michele DISTEFANO, direttore foragri; vito SCIANCALEPORE, direttore fedagripesca; stefano VACCARI (pd), membro comagri camera; ornella BETTINI, ufficio agricoltura ambasciata stati uniti; ezio CASTIGLIONE.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: IN PIAZZA IL 15/3. FINI: COESIONE UE SIA COMUNE PRIORITA’ L’AGRICOLTURA TORNI OBIETTIVO CHIAVE
cia-agricoltori italiani aderisce alla manifestazione del 15 marzo a roma, “una piazza per l’europa” e oggi in occasione della X conferenza economica ha ribadito il suo impegno europeista quale “forza sociale ed economica del paese”. “vogliamo che l’europa faccia l’europa e non disattenda i suoi principi fondativi di pace e stabilita’. si risvegli, negli stati membri, lo spirito del progetto comunitario per la coesione e la democrazia. l’europa ragioni da superpotenza, riscriva i suoi processi decisionali e rafforzi la propria economia per creare valore e occupazione, salvaguardare liberta’ e diritti, anteponendo il cibo alle armi, lavorando per la sicurezza alimentare globale, fondamentale per il futuro”, ha detto il presidente cristiano FINI rivolgendosi al governo rappresentato in sala dl ministro dell’agricoltura francesco LOLLOBRIGIDA. “memori degli effetti devastanti di regimi e totalitarismi che spinsero la nascita dell’ue garante, a oggi, del piu’ lungo periodo di pace della storia”, serve – ha sostenuto FINI – “un rinnovato sforzo da parte di tutti i paesi ue, orientato a rafforzare il ruolo dell’unione nei processi diplomatici”. a tal riguardo “e’ prioritario intervenire sulle regole di funzionamento e sui meccanismi decisionali, attualizzando i trattati europei, perche’ e’ cruciale superare il potere di veto da parte dei singoli stati all’interno del consiglio ue. inoltre, sotto il profilo della proposta legislativa, serve che il parlamento assuma un nuovo ruolo: la funzione esecutiva della commissione ue deve essere semplificata e velocizzata. si rifletta sull’allargamento a nuove politiche comuni, come nel caso degli esteri e della difesa”, ha sostenuto FINI. “e’ giunta l’ora della svolta e di posizioni nette, in primo luogo, rispetto alla guerra a un paio d’ore di volo da noi, li’ dove e’ la russia il paese invasore e occupante a scapito dell’ucraina che ha tutto il diritto di essere parte attiva nelle trattative di pace”, ha dichiarato FINI che ha aggiunto: “cia condanna, poi, sia l’azione terroristica di hamas del 7 ottobre, sia la reazione spropositata di israele nei confronti dei civili di gaza. la risoluzione del conflitto e’ solo con due stati: israele e palestina, entrambi riconosciuti dalle autorita’ internazionali e con pari diritti e doveri”. “l’europa tuteli il multilateralismo, il ruolo delle nazioni unite e la corte internazionale; gestisca unitariamente, con il contributo della cooperazione internazionale, le ripercussioni umanitarie delle guerre e affronti il dramma delle migrazioni con misure e progetti di integrazione condivisi tra paesi”, ha auspicato il presidente. quanto alle guerre commerciali “l’europa riconduca la follia dei dazi usa sul piano della diplomazia e della negoziazione. nel frattempo, a bruxelles, si guardi con trasparenza all’economia dell’eurozona. vanno rivisti i limiti strutturali e organizzativi dell’unione: non basteranno politiche di riduzione dei deficit perche’ il pil torni a risalire (crescita rallentata fino allo 0,1%, nel quarto trimestre 2024)”, ha aggiunto FINI. l’italia cresce sopra la media ue, dello 0,7% nel 2024. germania, francia, compreso il regno unito, con circa 23 miliardi di euro, hanno rappresentato insieme solo un terzo dell’export agroalimentare made in italy. “il nostro capitale per il futuro e’ minacciato dalla instabilita’ ue e a corto di finanze, visto anche il debito nazionale, ma risorsa, non replicabile, a vantaggio dell’europa intera. occorre una maggiore consapevolezza condivisa tra gli stati membri, a riconoscimento del valore aggiunto di ciascun paese e in questo caso, tra l’altro, nella sfida piu’ ampia per la sicurezza alimentare globale, che deve posizionare l’agricoltura, e il suo reddito, a obiettivo chiave e comune, da incentivare e non sanzionare”, ha affermato FINI. “il ruolo del cibo e, quindi, dell’agricoltura e’ sempre piu’ determinante e per questo l’europa deve davvero cambiare passo. le politiche restrittive, portino finalmente a una pac che sia, davvero, solo per chi vive di agricoltura, con attenzione alle aree interne e fragili d’europa. servono piu’ risorse economiche, ma anche piu’ strumenti adeguati ai loro bisogni che vanno dalla semplificazione e alla gestione del rischio, alla costruzione di una nuova transizione green a misura del comparto”, ha indicato il presidente. “per affrontare i cambiamenti climatici, come per restare competitivi sui mercati internazionali occorrono investimenti fondamentali alla sostenibilita’ agricola, nella sua valenza economica, ambientale e sociale. a riguardo, cia ha chiesto e ottenuto un piano di gestione e resilienza della risorsa idrica ue che ora deve galoppare. e ancora, cia insiste perche’ su innovazione e tecnologia genetica e digitale, e sul supporto della ricerca, della formazione e della divulgazione, convergano risorse importanti, badando bene a fare dell’agricoltura di precisione, come delle tea o dell’ai, strumenti accessibili a tutti, qualunque sia la dimensione dell’azienda”, ha spiegato FINI. “l’italia, dal canto suo, deve tirare fuori una reale e costante volonta’ politica del fare. per cia, bisogna lavorare alla costruzione di un modello agricolo piu’ forte, capace di garantire redditivita’ agli agricoltori, di tutelare i consumatori e di rispettare l’ambiente. va recuperata la lungimiranza del piano strategico nazionale sull’agricoltura, cosi’ come inteso da cia e soprattutto orientato a: redistribuzione del reddito lungo la filiera, con provvedimenti efficaci sia a livello europeo che nazionale; reale snellimento burocratico; rafforzamento della direttiva sulle pratiche sleali attraverso contratti di filiera che garantiscano ai prodotti la giusta remunerazione; rilancio delle aree interne con una massiccia opera di ammodernamento e riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi, fondamentali per le attivita’ economiche e per contrastare lo spopolamento. azioni per dare gambe all’agricoltura familiare, all’imprenditoria femminile e, piu’ di tutto, al ricambio generazionale nei campi. senza dimenticare la legge non piu’ rinviabile sul consumo di suolo e la gestione fauna selvatica”, ha indicato il presidente. “sebbene il nostro paese abbia registrato nel 2024 un valore aggiunto agricolo oltre la media ue abbiamo dovuto fare i conti con il drastico calo produttivo dei cereali, con le perdite della zootecnia, con le minacce reputazionali sul vino, con la riduzione quantitativa dell’olio d’oliva e altre produzioni tipiche del made in italy. a incidere non e’ stata solo la crisi climatica o la costante emergenza manodopera o le ripercussioni economiche delle tensioni geopolitiche internazionali”, ha aggiunto. “c’e’ stata un’europa che avrebbe dovuto ascoltare di piu’ la voce degli agricoltori, perche’ la transizione ecologica fosse un’alleata e non finisse per fagocitare, inutilmente, il lavoro necessario che andava, invece, fatto per rafforzare la tenuta e la competitivita’ dell’unione, lavorando di piu’ e meglio sul rispetto della reciprocita’ commerciale nei negoziati bilaterali, da ultimo il caso mercosur, e anticipando di gran lunga le mire trumpiane”, ha concluso il presidente di cia. qui la videodichiarazione ad agra press del presidente cia FINI https://youtu.be/O2s6Dr0YzrA.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: FITTO, CRUCIALE RUOLO
AGRICOLTURA. MODIFICHE A POLITICA DI COESIONE
“non c’e’ dubbio che la politica agricola sia una priorita’ per questa commissione. abbiamo intrapreso un percorso in cui l’agricoltura e’ al centro delle nostre scelte strategiche e proprio poche settimane fa, insieme al collega commissario HANSEN abbiamo presentato la nostra visione per il futuro dell’agricoltura europea, una road map chiara e strutturata per il settore”, ha detto il vicepresidente esecutivo della commissione europea e commissario europeo per la politica regionale e di coesione raffaele FITTO in un video messaggio inviato alla conferenza economica della cia. FITTO ha ribadito che uno dei principi guida della nuova visione per l’agricoltura e’ stato il fatto che “gli agricoltori non sono il problema ma la chiave per una produzione sostenibile. una volta chiarito questo punto abbiamo delineato un nuovo approccio per affrontare le sfide del settore basato su alcuni elementi chiave. il primo un dialogo vero, efficace e costante tra gli agricoltori, gli operatori della filiera alimentare e la societa’ civile. solo attraverso un confronto costruttivo possiamo individuare le soluzioni piu’ adeguate. il secondo la ricerca di soluzioni semplici innovative pragmatiche e realizzabili che migliorino la competitivita’ del settore mantenendo alta l’attenzione alla sua sostenibilita’. il terzo punto e’ il rafforzamento del legame tra il cibo, il territorio, la stagionalita’ e le tradizioni locali. questo aspetto e’ cruciale per preservare la nostra identita’ e valorizzare le nostre risorse”. FITTO si e’ poi soffermato sulla questione dello sviluppo delle aree rurali. “oggi il 75% della popolazione europea vive nelle aree urbane lasciando molte zone rurali a rischio di spopolamento e sottosviluppo”, ha detto. “dobbiamo invertire questa tendenza non solo per ragioni economiche, ma anche per il valore inestimabile che le aree rurali rappresentano dal punto di vista culturale, sociale e ambientale”, ha sottolineato il vicepresidente della commissione, facendo presente che “la politica di coesione gioca in questo un ruolo cruciale. il nostro obiettivo e’ garantire a ogni cittadino europeo il diritto di restare, di poter vivere e lavorare e fare impresa, investire nel territorio che considera la propria casa. per questo siamo rendendo la politica di coesione piu’ efficace e aderente ai reali bisogni dei territori includendo nuove priorita’ come la transizione digitale e tecnologica, fondamentale anche per un’agricoltura moderna”. “e la nostra visione per l’agricoltura non si limita a garantire un presente stabile, ma guarda al futuro, a favorire il ricambio generazionale favorendo i giovani che desiderano proseguire l’attivita’ agricola o avviare nuove imprese. il futuro dell’agricoltura e’ gia’ qui. lo costruiamo con investimenti in infrastrutture, servizi e digitalizzazione”, ha aggiunto FITTO che ha concluso esprimendo soddisfazione per la buona accoglienza generalmente accordata dalle organizzazioni agricole europee alla visione per l’agricoltura e l’agroalimentare della commissione europea (qui il video integrale https://youtu.be/TzkNh3BLLzc).
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: DAZI, ITALIA SIA CAPOFILA DI
UN NEGOZIATO CON TRUMP PER TUTELA EXPORT AGROALIMENTARE
“l’italia puo’ e deve essere capofila in europa nell’apertura di un negoziato con TRUMP, visto che abbiamo anche piu’ da perdere. gli stati uniti, infatti, valgono quasi il 12% di tutto il nostro export agroalimentare, mettendoci in testa alla classifica dei paesi ue, molto prima di germania (2,5%), spagna (4,7%) e francia (6,7%)”. ecco perche’ “bisogna agire e fare di tutto per contrastare l’effetto deflagrante dei dazi usa alle porte, tra danni enormi a imprese e cittadini, dilagare dell’italian sounding e spazi di mercato a rischio occupazione da parte di altri competitor. a partire proprio dai prodotti e dalle regioni piu’ esposte verso washington”. lo ha detto il presidente della cia-agricoltori italiani cristiano FINI in occasione della X conferenza economica dlel’organizzazione che si e’ aperta oggi a roma. “nella guerra commerciale che rischia di aprirsi con l’arrivo dei dazi di TRUMP il 2 aprile, ci sono prodotti italiani in pericolo molto piu’ di altri, perche’ molto dipendenti dall’export verso gli stati uniti. particolarmente esposte sono sardegna e toscana con perdite milionarie”, evidenzia un’ analisi di nomisma e dell’ufficio studi di cia-agricoltori italiani, presentata oggi. “serve un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora”, ha ribadito FINI che ha fatto notare come “l’export agroalimentare negli usa sia cresciuto del 158% in dieci anni. oggi gli stati uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino made in italy, con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”. secondo i dati forniti, guardando ai prodotti made in italy che trovano negli stati uniti il principale sbocco, in termini di incidenza percentuale sulle vendite oltrefrontiera, al primo posto si colloca il sidro, una nicchia di eccellenza che destina il 72% del suo export al mercato americano (per un valore di circa 109 milioni di euro nel 2024), seguito dal pecorino romano (prodotto al 90% in sardegna), il cui export negli usa vale il 57% di quello complessivo (quasi 151 milioni di euro). due produzioni molto ricercate dall’industria a stelle e strisce, con “l’apple cider” tra le bevande piu’ popolari tra i millenial e il nostro formaggio di pecora utilizzato soprattutto per insaporire le patatine in busta. ma con i dazi al 25%, il florido settore americano di chips e snack (2,5 miliardi) potrebbe sostituire il pecorino italiano con altri prodotti caseari piu’ convenienti. discorso a parte – evidenzia la ricerca – riguarda il vino italiano, per il quale gli usa sono la prima piazza mondiale con circa 1,9 miliardi di euro fatturati nel 2024, con “esposizioni” piu’ forti di altre a seconda delle bottiglie. a dipendere maggiormente dagli stati uniti sono infatti i vini bianchi dop di trentino-alto adige e friuli-venezia giulia, con una quota del 48% e un valore esportato di 138 milioni di euro nel 2024; i vini rossi toscani dop (40%, 290 milioni), i vini rossi piemontesi dop (31%, 121 milioni) e il prosecco dop (27%, 491 milioni). “grandi numeri che i dazi possono scombinare, lasciando strada libera ai competitor di aggredire una fetta di mercato molto appetibile: dal malbec argentino, allo shiraz australiano, fino al merlot cileno”, puntualizza la ricerca. anche per l’olio d’oliva italiano gli stati uniti hanno un peso significativo, pari al 32% del proprio export (937 milioni di euro nel 2024), ma meno sostituibile nella spesa degli americani, e cosi’ a scendere per i liquori (26%, 143 milioni). meno esposti al mercato usa risultano invece parmigiano reggiano e grana padano, per una quota che pesa per il 17% del valore dell’export congiunto di questi due formaggi (253 milioni), cosi’ come pasta e prodotti da forno (13%, 1,1 miliardi). per quanto riguarda le singole regioni, i dati cia indicano che la piu’ esposta ai nuovi dazi e’ la sardegna, dove si produce oltre il 90% del pecorino romano dop. il 49% dell’export isolano e’ verso gli stati uniti e il 74% di questo e’ rappresentato da prodotti lattiero-caseari. al secondo posto per maggior “esposizione” negli usa figura la toscana il 28% del cui export agroalimentare vola negli usa di cui il 42% e’ fatto di olio e il 33% di vino. ma negli stati uniti finisce anche il 58% dell’export di olio del lazio, il 28% delle esportazioni di pasta e prodotti da forno abruzzesi, il 26% di vini campani. in sostanza secondo la ricerca nomisma-cia sono le esportazioni agroalimentari del centro e sud italia a “rischiare” di piu’ con l’applicazione dei dazi di TRUMP, anche alla luce – sottolinea la cia – “di relazioni consolidatesi negli anni con questo importante mercato spesso grazie alla domanda generata dalle comunita’ di italiani residenti negli stati uniti”.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: LOLLOBRIGIDA, ITALIA CAPACE
DI INDICARE A UE NUOVI PERCORSI PER L’AGRICOLTURA
“in questo scenario internazionale bisogna far crescere l’export”: lo ha dichiarato il ministro dell’agricoltura francesco LOLLOBRIGIDA rispondendo ai giornalisti durante il suo intervento alla X conferenza economica di cia-agricoltori italiani a roma. “il sistema italia – ha spiegato – con il contributo operativo del nostro governo ha raggiunto circa 60 miliardi di export ma deve crescere ancora il valore della qualita’. per questo serve aumentare la consapevolezza negli altri di quanto valgono i nostri prodotti, perche’ il loro prezzo non e’ ne’ alto ne’ basso, e’ giusto in quanto corrisponde al lavoro, alla difesa dei diritti, alla difesa dell’ambiente e alla qualita’ dei disciplinari di produzione. “ci stiamo impegnando come sistema italia con iniziative promozionali nazionali e all’estero – ha aggiunto LOLLOBRIGIDA – e con la capacita’ di indicare all’europa strade diverse da quelle che ha percorso negli ultimi anni, durante i quali gli agricoltori sono stati considerati un problema per l’ambiente e non i primi custodi. le linee guida del commissario europeo all’agricoltura christophe HANSEN, presentate insieme al vice presidente della commissione europea raffaele FITTO – che ringrazio per saper coordinare ambiti diversi -, hanno dimostrato discontinuita’ rispetto al passato a vantaggio del nostro sistema produttivo. per questo – ha affermato il ministro – guardo al futuro con ottimismo”. sui dazi, LOLLOBRIGIDA ha dichiarato: “li valuteremo quando verranno applicati e prenderemo le contromosse nazionali, dando il nostro contributo all’unione europea perche’ le deleghe sulle trattative rispetto ai dazi sono tutte dell’ue”. il ministro ha parlato anche dei trattati di roma, ricordando che “i padri fondatori dell’europa parlarono di agricoltura oltre che di garantire pace e prosperita’ ai popoli europei. oggi – ha concluso LOLLOBRIGIDA – l’agricoltura torna protagonista al centro di roma, con presenze istituzionali nazionali e internazionali ai massimi livelli, che presenteremo nella conferenza stampa del 18 marzo, oltre che con la presenza del commissario europeo all’agricoltura, cui seguira’ la presenza del commissario alla pesca costas KADIS, che incontrero’ domani”.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: CALDERONE, NUOVE NORME
ANTICAPORALATO PREMIANO CHI RISPETTA LEGALITA’
marina elvira CALDERONE, ministra del lavoro e delle politiche sociali, ha annunciato “nuove norme per il contrasto al lavoro irregolare e al caporalato che vogliono premiare chi fa impresa nel rispetto della legalita’ garantendo parita’ di condizioni e tutela per tutti gli operatori del settore”. CALDERONE, in un video intervento alla X conferenza economica della cia, ha specificato di star facendo riferimento al “potenziamento delle ispezioni, dei controlli, ma anche agli incentivi per favorire l’emersione del lavoro irregolare e alla formazione di manodopera qualificata che e’ sempre piu’ richiesta da un’agricoltura avanzata, digitale, capace di rispondere alle sfide della sostenibilita’ e del cambiamento climatico”. “oggi il lavoro agricolo e’ sempre piu’ specializzato e strategico. serve per presidiare territori fragili, serve per innovare, serve per accogliere giovani e soprattutto nuove competenze, serve per integrare lavoratori stranieri in modo regolare e stabile. tutto questo e’ possibile solo se si investe in qualita’. ecco perche’ ritengo fondamentale continuare a mettere al centro della nostra azione le aree interne rurali che non devono essere piu’ viste come luoghi di marginalita’, ma come spazi di opportunita’ imprenditorialita’ e futuro”, ha proseguito la ministra. “permettetemi allora di lanciare un messaggio chiaro: l’agricoltura italiana non e’ seconda a nessuno. e’ un sistema che compete, che innova e che cresce sostenuto da una filiera del lavoro solida e da una cultura della legalita’ che deve essere la nostra bandiera ovunque, in Italia e nel mondo. in questo come governo continueremo a fare la nostra parte sostenendo le imprese che investono proteggendo i lavoratori, accompagnando i processi di transizione tecnologica e anche di transizione ambientale che richiede il nuovo scenario globale, affinche’ l’Italia resti leader non solo per cio’ che produce ma anche per come lo produce e per il valore umano che esprime”, ha concluso CALDERONE qui il video integrale https://youtu.be/zopf62a3PZo.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: FINI, BASTA SQUILIBRI SERVE
UN TETTO AI CONTRIBUTI PAC PER LE GRANDI AZIENDE
“serve un tetto ai contributi pac per le grandi aziende. nel 2023, il 23% dei finanziamenti ue e’ andato al 2% delle imprese agricole con piu’ di 100 ettari, realta’ perlopiu’ con capitale da investire, senza l’aiuto di nessuno. ne paga le conseguenze l’agricoltura minore, chi fa reddito solo con il lavoro nei campi”. ha sostenuto il presidente nazionale di cia-agricoltori italiani, cristiano FINI, nel discorso di apertura della X conferenza economica confederale. dall’analisi di cia, su dati agea, emerge che “le aziende agricole situate in zone montane rappresentano il 40,39% del totale e ricevono il 39,61% dei premi pac, con un contributo medio di 3.742,80 euro per impresa. al contrario, le aziende non montane costituiscono il 59,61% e ricevono il 60,39% dei premi, con una media leggermente superiore, pari a 3.866,38 euro”. “una distribuzione che sembra equa, ma non lo e’: non tiene conto, appunto, del fatto che una parte considerevole dei fondi, milioni di euro, va nelle mani di pochissimi con superfici molto estese e capitali gia’ consolidati, lasciando alla maggior parte delle piccole e medie imprese contributi molto piu’ bassi”, puntualizza la cia. “basta squilibri, la pac deve essere equa, altrimenti non ha piu’ senso. una soglia massima ai fondi per i big del comparto sarebbe un inizio importante, cosi’ come l’introduzione di un secondo criterio di assegnazione, oltre la dimensione anche la collocazione geografica. l’europa deve puntare sulle aree interne e fragili assicurandogli un pacchetto aggiuntivo, attingendo per esempio ai fondi di coesione. pretendiamo che torni al centro della pac il valore delle zone rurali, delle aziende a conduzione familiare che, nonostante le difficolta’, tutelano il territorio e la biodiversita’, le produzioni tipiche locali, fulcro del made in italy agroalimentare”, ha affermato FINI.
X CONFERENZA ECONOMICA CIA: LA
SINTESI DEL RAPPORTO NOMISMA
di seguito la sintesi diffusa dalla cia del report di nomisma presentato in occasione della X conferenza economica e illustrato dal responsabile agroalimentare denis PANTINI alle istituzioni e ai delegati.
AGRICOLTURA NAZIONALE, SETTORE D’ECCELLENZA IN EUROPA – con quasi 75 miliardi di euro, l’italia rappresenta la terza agricoltura europea per valore della produzione, ma la prima per valore aggiunto generato. cio’ discende da una forte specializzazione e vocazionalita’ del modello agricolo, incentrato su prodotti distintivi di alta qualita’ e spesso inseriti in filiere dop e igp, che conduce a una valorizzazione media unitaria per ettaro tra le piu’ alte a livello europeo, pari a 3.400 euro a ettaro di valore aggiunto, contro una media ue di meno di 1.500 euro a ettaro.
IL TASSO DI CRESCITA DEL VALORE AGGIUNTO RESTA INFERIORE AI COMPETITOR – negli ultimi cinque anni, la crescita del valore aggiunto agricolo in termini reali non ha seguito il trend di quelli correnti, alla luce di una sensibile riduzione delle quantita’ prodotte determinata da avverse condizioni climatiche. anche in termini correnti, comunque, il tasso di crescita del valore aggiunto agricolo italiano (27%) e’ risultato inferiore a quello dei diretti competitor come spagna (+41%), polonia (+39%) e germania (+34%) in considerazione di una maggior dinamicita’ competitiva delle aziende agricole degli altri paesi ue.
LA STRUTTURA IMPRENDITORIALE INCIDE SULLA DINAMICITA’ – la dinamicita’ competitiva degli altri paesi ue discende anche da una differente struttura imprenditoriale che per l’italia presenta una forte polverizzazione e che rende piu’ difficile recuperare divari di inefficienza (ad esempio attraverso economie di scala). mentre in francia o germania le aziende agricole con superficie superiore ai 50 ettari sono rispettivamente il 43% e il 31% del totale nazionale, in italia tale incidenza e’ appena pari al 4%. parallelamente, le aziende con valore della produzione superiore ai 100.000 euro raggiungono il 36% in germania e il 46% in francia, mentre in italia non superano il 10%.
ANCORA POCHI I GIOVANI NEL COMPARTO – i limiti strutturali aziendali incidono sulla redditivita’ del settore e spiegano, in larga parte, la minor presenza di giovani imprenditori (sotto i 35 anni) nell’agricoltura italiana rispetto agli altri paesi ue: il 5% contro l’8% in germania e il 10% in francia. una bassa incidenza che appare “comune” alle diverse aree del paese, ma che ha visto gli ultimi cinque anni un maggior calo nelle regioni del sud (-15% la presenza di imprese giovanili contro il -3,4% del nord italia tra il 2019 e il 2024).
AUMENTANO LE ATTIVITA’ SECONDARIE – proprio per ovviare a questi limiti strutturali, le imprese agricole italiane sono andate a cogliere le diverse opportunita’ di mercato (anche al di fuori del core business produttivo) che si sono presentate, sia in virtu’ di nuovi trend di consumo che di “spazi” aperti da politiche europee e nazionali di sviluppo. le cosiddette attivita’ di supporto e secondarie pesano oggi per il 19% sul valore della produzione agricola nazionale. tra queste, il valore della produzione di energia rinnovabile e’ cresciuto del 18% negli ultimi quattro anni, mentre quello dell’agriturismo del 24%.
L’IMPATTO DEL CLIMA E LO STATO DEL SUOLO – oltre alla polverizzazione aziendale, il settore primario italiano da svariati anni deve fare i conti con effetti devastanti sulla produzione agricola derivanti dai cambiamenti climatici. in primis, da temperature medie sempre piu’ alte e con deficit idrici che toccano tutte le regioni (e non piu’ solo quelle del sud). senza tralasciare gli impatti che i disastri da avversita’ climatiche (cresciuti in europa del 221% tra il 2015 e il 2023) producono su un suolo, come quello italiano, estremamente fragile e per il 47% definito “in cattivo stato di salute”, dove proprio l’erosione rappresenta il principale fattore di degrado.
LE AREE INTERNE, CUORE DEL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE – il tema della tutela idrogeologica, obiettivo prioritario per la salvaguardia delle comunita’ locali, si collega necessariamente al mantenimento degli agricoltori nelle aree interne, vale a dire in quelle zone “svantaggiate” (principalmente montane e collinari) dove risulta piu’ difficile generare reddito e quindi a rischio di “continuita’ produttiva”. eppure, gran parte delle produzioni agricole italiane oggi sono ottenute in collina e montagna (il valore della produzione agricola italiana ottenuta in montagna vale 5,5 miliardi di euro, l’equivalente di quanto prodotto dall’intera regione sicilia), soprattutto per quanto riguarda i “fiori all’occhiello” del made in italy alimentare: il 61% del vigneto italia si trova in zone montano/collinari, cosi’ come il 69% degli oliveti, il 64% dei frutteti, ma anche il 44% degli allevamenti bovini e l’83% di quelli ovicaprini.
SEMPRE PIU’ DIFFICILE VIVERE NELLE ZONE RURALI – la permanenza degli agricoltori nelle aree interne, pero’, diventa sempre piu’ difficile, alla luce della continua riduzione o della mancanza dei servizi “di base” in un paese, come l’italia, in cui il 32% della superficie e’ classificata come area periferica o ultra periferica (dove la distanza, in quest’ultimo caso, dal piu’ vicino polo di attrazione supera i 75 minuti di percorrenza), con regioni come la basilicata, la sardegna o il trentino-alto adige in cui tali aree superano il 60% della superficie regionale.
L’AGROALIMENTARE POST PANDEMIA TRA CRISI (DEI CONSUMI) E RECUPERO (DELL’EXPORT) – purtroppo, le sfide che oggi attendono il settore non si limitano ai cambiamenti climatici e gli sforzi richiesti agli agricoltori vanno ben oltre il superamento delle inefficienze strutturali descritte. dal covid in poi, i mercati hanno vissuto rilevanti fasi di tensione generate prima da fiammate inflazionistiche, poi da congiunture economiche negative che hanno depresso i consumi, anche alimentari, mai tornati ai livelli pre-pandemia (circa 161 miliardi i consumi domestici nel 2023 contro i quasi 165 nel 2019; 81,5 miliardi i consumi fuori casa nel 2023 contro gli 87,5 nel 2019). in questo scenario di forti turbolenze, se il mercato nazionale non sembra aver ancora recuperato il livello di consumi alimentari pre-covid, l’export agroalimentare italiano ha invece raggiunto un nuovo record, superando nel 2024 i 69 miliardi di euro.
SCENARI GEOPOLITICI, IL RISCHIO DAZI – non si e’ avuto nemmeno il tempo di festeggiare il record delle esportazioni made in italy che molte nubi si sono addensate all’orizzonte, preannunciando tempesta: quella dei dazi all’import annunciati (e non solo minacciati) da trump sui prodotti europei. al di la’ della “stravolgente” (rispetto all’ordine mondiale finora conosciuto) strategia geopolitica condotta dalla nuova amministrazione statunitense, l’applicazione di dazi aggiuntivi (dell’ordine del 25%) sulle importazioni europee sembra discendere dalla volonta’ politica di riequilibrare la bilancia commerciale statunitense che, in merito alle merci scambiate, risulta sensibilmente in deficit per molti paesi, tra cui la cina (-256 miliardi di dollari) e appunto l’unione europea (-208 miliardi di dollari). per quanto tale deficit si riequilibri se, unitamente alle merci si contabilizzano gli scambi di servizi (nettamente a favore degli stati uniti), l’applicazione di tali dazi rischia di generare rilevanti impatti nell’export agroalimentare italiano che, tra tutti i paesi ue, risulta il piu’ esposto (sfiorando il 12% del valore totale) sul mercato americano.