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“un’europa centro-occidentale (nord italia compreso) molto piu’ piovosa del consueto, flagellata da fenomeni meteo violentissimi e molto frequenti (almeno 335 vittime e circa 413.000 persone coinvolte) ed un’europa sud-orientale (comprensiva anche dell’ italia meridionale) colpita da temperature altissime e da precipitazioni scarse, registrando l’ondata di caldo piu’ lunga di sempre (a luglio con una durata di 13 giorni consecutivi), nonche’ il numero record di giorni con ‘forte stress da calura’ (66) e notti ‘tropicali’ (23): in questo quadro del 2024 ‘anno piu’ caldo di sempre’, disegnato dal rapporto european state of the climate 2024, pubblicato il 15 aprile scorso dal copernicus climate change service (c3s) e dall’organizzazione meteorologica mondiale (wmo), l’italia ha ricoperto il ruolo di linea di demarcazione fra le due aree climatiche del vecchio continente”. lo rende noto un comunicato stamap di anvi che cosi’ prosegue: “secondo il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico i.p.c.c. (international panel of climate change), l’europa e’ una delle aree con il maggior incremento del rischio di inondazioni e dove l’innalzamento del riscaldamento globale di 1,5º potrebbe causare 30.000 morti all’anno per il caldo estremo. inoltre continuano ad essere preoccupanti i dati relativi alle temperature del mar mediterraneo: attualmente sul settore settentrionale (coste spagnole, francesi e tirreniche settentrionali italiane) registrano incrementi tra 1,5° e 2,5° con ulteriore pericolo di fenomeni meteorologici estremi e per la conseguente tenuta idrogeologica dei territori”. “di fronte a tali dati ed alle preoccupanti notizie, che stanno arrivando sulla situazione idraulica nel nord-ovest d’italia, e’ perfino superfluo ricordare che siamo pericolosamente indietro nell’adattamento dei territori alla nuova condizione climatica – sottolinea francesco VINCENZI, presidente anbi -. ribadiamo che i nostri piani per l’efficientamento della rete idraulica e per la realizzazione di bacini idrici multifunzionali sono a disposizione del paese”. “nell’analisi di ‘copernicus’ si riflette la situazione idrica italiana con un settentrione, che da oltre un anno e’ abbondante d’acqua ed un sud che, dopo un anno accompagnato da piogge insufficienti, in molti territori si trova ancora a dover fare i conti con invasi vuoti e campagne a secco. e’ questo il caso della sicilia, che ha recuperato terreno rispetto al sitibondo 2024 (+64,75 milioni di metri cubi, grazie alle piogge nei primi mesi di quest’anno), ma che allo stato attuale, per varie concause, si trovera’ ad affrontare la stagione estiva con oltre 1/3 degli invasi (12 su 30) piu’ vuoti dell’anno passato (arancio, comunelli, garcia, gorgo, paceco, piana degli albanesi, poma, dirillo, rosamarina, san giovanni, santa rosalia, trinita’) ed altri con volumi, che poco si discostano dall’anno scorso. in totale i volumi idrici trattenuti dalle dighe siciliane ammontano a mln. mc. 376,48 pari al 54% dell’acqua invasabile ed al 68% di quanta normalmente dovrebbero contenerne in questo periodo. in puglia, i 2 milioni di metri cubi d’acqua, affluiti questa settimana negli invasi della capitanata, sono un’inezia, se confrontati con l’enorme deficit idrico che da un anno sta interessando il territorio (-mln. mc.83); attualmente le 4 dighe, che dovrebbero fornire le risorse idriche ad uno dei ‘granai d’italia’ trattengono solo il 34% dei volumi di riempimento autorizzati. in basilicata, negli scorsi 7 giorni, si e’ registrato un incremento di 3.800.000 metri cubi, ma e’ ancora lontano il pareggio di bilancio idrico col 2024 (-mln. mc. 60 ca.). tra le altre criticita’ italiane vanno ricordate quelle, che riguardano la sardegna occidentale, dove le assetate campagne della nurra possono contare solo sul 17% d’acqua negli invasi. in campania, le portate dei fiumi sele e volturno sono decrescenti nelle rilevazioni a monte ed in crescita nelle sezioni in prossimita’ verso la foce; sono in calo anche i livelli del garigliano. nel lazio preoccupa la decrescita costante del lago di albano alle porte di roma: secondo i dati dell’ autorita’ di bacino distrettuale dell’appennino centrale (aubac), se nel trimestre ottobre-dicembre 2024 il deficit medio rispetto all’anno precedente era stato di cm. 33, tra gennaio e marzo la differenza e’ salita a cm. 40; nella regione sono altresi’ stabili le portate dei fiumi tevere, aniene e velino. in umbria si registrano 3 centimetri in piu’ nel livello del lago trasimeno e crescono anche le altezze dei fiumi topino, chiascio, ma soprattutto paglia. in abruzzo si registra un calo importante nel livello del fiume sangro (-m. 1,95) cosi’ come nei fiumi alento e sinello. nelle marche sono decrescenti i livelli dei fiumi potenza, esino e tronto, mentre crescono quelli di sentino e nera; gli invasi sono ai livelli massimi per questo periodo, trattenendo mln. mc. 55,99, cioe’ mancano solo circa 9 milioni di metri cubi per raggiungere il colmo. sulla toscana, le cumulate pluviometriche settimanali hanno in molti casi superato i 100 millimetri (soprattutto a prato, pistoia e lucca, cosi’ come sul mugello). il fiume arno e’ arrivato a superare di 10 volte la portata media del periodo, cosi’ come la sieve, mentre nel grossetano l’ombrone ha sfiorato i 200 metri cubi al secondo, quando solo una settimana fa era a mc/s 9. in liguria, cumulate pluviometriche importanti si sono registrate sullo spezzino (sarzana: mm. 87 in 24 ore); crescono i livelli nei fiumi dei bacini di levante (entella, vara, magra), mentre stabile a ponente e’ l’argentina. il report dell’osservatorio anbi sulle risorse idriche conferma come molto diverso sia complessivamente lo stato delle risorsa idriche nelle regioni del nord italia, nonostante la poca neve in quota ed i continui saliscendi nelle altezze idrometriche dei corsi d’acqua. i livelli idrometrici dei grandi laghi sono ben al di sopra della media con il benaco, che da circa due settimane registra valori tra i piu’ alti per il periodo (cm. 29 sopra la media e 100% di riempimento): il verbano si e’ impennato al 134,3%, mentre il lario e’ al 50% ed il sebino al 77,1%. in veneto, i flussi in alveo dei fiumi sono in crescita, pur attestandosi al di sotto dei valori medi storici di aprile. nel settore delle alpi orientali, il deficit nivale e’ del 48%, mentre in friuli venezia giulia tale deficit e’ del 66% nel bacino del tagliamento. anche in lombardia lo stato delle riserve idriche e’ condizionato dal marcato deficit nivale (-30%). attualmente il totale dei volumi idrici, comprensivi del dato swe (snow water equivalent), si attesta a mln. mc. 2851,2. nella scorsa annata, caratterizzata da importanti apporti nevosi vernino-primaverili sul settore alpino, le riserve idriche regionali erano di oltre il 44% superiori alle attuali. in emilia-romagna, infine, le portate dei fiumi appenninici sono cresciute negli scorsi 7 giorni”. conclude massimo GARGANO, direttore generale di anbi: “l’analisi dei dati del nostro report conferma la necessita’ di monitorare con attenzione la condizione idrica del paese: se al sud e’ conclamato un altro anno complicato, al nord l’attuale esuberanza d’acqua, nell’impossibilita’ di poterla adeguatamente stoccare per mancanza di invasi e per la carenza di riserve nivali, potrebbe velocemente esaurirsi, in vista delle calure estive, a fronte di lunghi periodi siccitosi come quelli, cui ci ha gia’ abituato la crisi climatica. non solo, l’irregolarita’ nelle portate dei corsi d’acqua sottopone l’assetto idraulico a forti stress: quindi, nessun allarmismo, ma non puo’ mancare una generale consapevolezza che la posizione geografica del paese ci sottopone a costanti e crescenti rischi, da cui deriva la nostra, costante richiesta di accelerare i tempi per avviare programmi di intervento, finalizzati ad aumentare la resilienza dei territori”.