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“con un valore record aggregato di 12,2 miliardi di euro tra fresco e trasformato, l’ortofrutta italiana rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare italiano, con un incremento quasi triplicato (+161%) nel giro di un ventennio. e’ quanto emerge da una analisi coldiretti su dati istat diffusa in occasione dell’inaugurazione di macfrut , alla fiera di rimini, alla presenza del presidente nazionale ettore PRANDINI”. lo rende noto un comunicato della coldiretti, che cosi’ prosegue: “il risultato migliore nel ventennio e’ quello dell’ortofrutta trasformata, a partire dalle conserve di pomodoro, che registra un aumento del 209%, mentre la frutta fresca fa segnare un +111% e la verdura un +175%, secondo coldiretti. un patrimonio economico ma anche di biodiversita’, se si considera che in italia si trova circa la meta’ di tutte le specie vegetali presenti in europa. senza dimenticare il fondamentale ruolo di presidio del territorio rispetto ai pericoli legati al dissesto idrogeologico. sui record del frutteto e sull’orto italia pesano pero’ i problemi legati alla concorrenza sleale delle importazioni e agli effetti dei cambiamenti climatici. se la bilancia commerciale e’ saldamente in positivo dal punto di vista del valore, considerata anche l’alta qualita’ delle produzioni made in italy, non altrettanto si puo’ dire da quello delle quantita’, che per l’ortofrutta fresca vede un gap sfavorevole di 1,2 miliardi di chili di prodotto, spesso proveniente da paesi dove non vigono le stesse regole in materia di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente e rispetto dei diritti dei lavoratori. l’aspetto piu’ evidente dei guasti causati dalla mancanza del principio di reciprocita’ e’ quello legato all’uso dei prodotti fitosanitari. mentre negli altri continenti si utilizzano pesticidi vietati da decenni in europa, gli agricoltori italiani sono spesso in difficolta’ nel difendere i propri raccolti a causa della mancanza di sostanze adeguate. il tutto nonostante in italia l’utilizzo di fitofarmaci si sia ridotto del 50% negli ultimi 30 anni e i prodotti utilizzati siano passati da oltre un migliaio a circa 300. una situazione di concorrenza sleale peraltro aggravata dagli effetti dei cambiamenti climatici, anche per i ritardi della predisposizione di un piano invasi che garantirebbe l’acqua, indispensabile per il settore. una soluzione potrebbe venire – ricorda coldiretti – dalle nuove tecnologie non ogm per il miglioramento genetico, le tea, sulle quali si continuano pero’ a registrare incomprensibili ostacoli, spesso legati alla non conoscenza e a posizioni puramente ideologiche. ma il problema riguarda anche i consumi. negli ultimi cinque anni e’ sparito dalle tavole delle famiglie italiane quasi un miliardo di chili di frutta e verdura, secondo l’analisi coldiretti su dati cso italy, mettendo a rischio la salute soprattutto delle giovani generazioni, considerata anche l’invasione di cibi ultraformulati nella ‘dieta’ di bambini e adolescenti. da qui l’importanza di aumentare le ore di educazione alimentare nelle scuole per riaffermare i principi della dieta mediterranea. ‘per tutelare il settore e’ necessario imporre il principio di reciprocita’ negli accordi commerciali ma anche agire a livello interno, favorendo tutte quelle dinamiche che consentirebbero di aggregare l’offerta valorizzando il ruolo delle op – sottolinea PRANDINI -. ma e’ importate anche l’introduzione di misure finanziabili nei piani operativi, come interventi per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici (sistemi di risparmio idrico, invasi, etc.), imballaggi ecologici, compostabili, riutilizzabili, assicurazione dei crediti commerciali, fondi di mutualizzazione’.”.