di Letizia Martirano
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Da tempo desideravo incontrare il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Finalmente in questi giorni e’ stato possibile fissare l’appuntamento. Gliene sono grata soprattutto sapendo quanto la sua agenda sia densa di impegni talvolta defatiganti, anche se il presidente si appassiona parlando degli scambi di vedute a quattr’ occhi, immagino soprattutto con i soci e i dirigenti della sua organizzazione.
Il discorso scivola sul tema caldo del momento: l’impostazione della commissione europea in ordine alla futura pac e al fondo unico. Un argomento scottante al quale, nell’assemblea del 21 luglio, Prandini ha dedicato molta parte del suo discorso segnalando, insieme alla deprecabile diminuzione dei fondi, i rischi che derivano dalla rinazionalizzazione.
Molta della responsabilità delle infauste scelte, Prandini l’addebita, oltre che alla Presidente Von Der Leyen, alla micidiale burocrazia che la circonda, un cerchio magico chiuso in una torre d’avorio.
Il presidente e’ preoccupato e combattivo ma, nello stesso tempo, evoca uno spiraglio: che le elezioni che si terranno tra il 2026 e il 2027 in alcuni importanti stati membri dell’Unione Europea possano indurre i politici, che – sottolinea – non vogliono inimicarsi gli agricoltori, ad assumere posizioni forti per giungere ad una modifica della impostazione della commissione europea su fondo unico e pac.
Prandini ribadisce a me quello che ha fatto notare di fronte all’assemblea circa il ruolo che può (e deve) avere nelle decisioni che riguardano il prossimo bilancio europeo, il Consiglio europeo dei capi di Stato e di Governo, debitamente supportato dalle prese di posizione dei Consigli settoriali e in particolare dall’Agrifish.
Agrifish – sottolinea con decisione il presidente di Coldiretti – al quale da un importante e fattivo contributo Francesco Lollobrigida. Prandini spende parole di sincera stima e riconoscenza verso il ministro dell’agricoltura, soprattutto evidenziandone la costante presenza a Bruxelles e la capacità di intessere relazioni proprio sul tema della futura pac.
Parliamo anche del Parlamento Europeo e del ruolo che ricopre nelle trattative grazie al Trattato di Lisbona. Prandini, mi sembra di capire, spera che l’Assemblea si svegli dal torpore che, talvolta, sembra avvolgerla e reagisca alla mancanza di rispetto che la Commissione dimostra nei confronti dei 751 deputati.
Il discorso non può che cadere a questo punto sulla burocrazia brussellese e sulla necessità che, prima di subito, l’Unione Europea si avvicini di nuovo ai cittadini. La Coldiretti vuole e combatte per un’Unione Europea più popolare, “noi realizzeremo un sogno di un’Europa diversa” ha detto Prandini, tra gli applausi e lo sventolio delle bandiere blu dell’Unione, concludendo l’Assemblea.
Sfioriamo il tema dei dazi in continua e affannosa evoluzione: il presidente ritiene che le tariffe, sulla media distanza, non converranno affatto agli Stati Uniti per una pluralità di ragioni, tra le quali cita la mancanza di disponibilità di manodopera a causa delle politiche migratorie a dir poco restrittive di Trump e l’affacciarsi sullo scenario mondiale di potenze economiche come l’India.
Certo la preoccupazione e’ molta soprattutto se si tiene conto della micidiale combinazione con il deprezzamento del dollaro e l’inflazione. Il punto è – mi fa notare Prandini – che Trump sta facendo esattamente quello che aveva annunciato in campagna elettorale.
Dopo una buona ora e mezza di chiacchierata l’incontro sta per finire e il presidente mi ricorda che tutta la battaglia che la Coldiretti sta facendo e’ soprattutto rivolta a dare speranza nel futuro ai giovani. Come dargli torto?