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un comunicato stampa di legacoop agroalimentare informa che «’tutte le peggiori previsioni si sono avverate: riduzione dei fondi, rinazionalizzazione delle politiche, scelte che mettono in crisi il mercato interno ue, quando e’ da due anni che dicono che vogliono rafforzarlo, e che creano forti squilibri tra sistemi produttivi. perche’ oggi tra cina e stati uniti se si nazionalizzano le politiche, vuol dire avere un ruolo marginale per il prossimo secolo’. e’ categorico cristian MARETTI, presidente di legacoop agroalimentare , nel bocciare il quadro finanziario pluriennale, il bilancio della ue per il periodo 2028-2034, presentato oggi a bruxelles dalla presidente ursula VON DER LEYEN. ‘se si vogliono fare piu’ cose, ci vogliono piu’ soldi. sono stati proposti 2 trilioni, quasi il 2% del pil dell’europa, ed e’ ancor piu’ inaccettabile che con un budget quasi raddoppiato si tagli l’agricoltura’, continua MARETTI. ‘l’europa deve decidere di essere unita, coesa. emergono due visioni di europa che la VON DER LEYEN prova a conciliare ma non ci riesce. e la maggioranza del parlamento della ue, a partire dal ppe, ha la responsabilita’ di decidere quale europa volere, se quella degli stati nazionali o quella degli stati uniti d’europa’. ecco perche’, la proposta della nuova pac e’ irricevibile, e’ largamente insoddisfacente e rischia di compromettere il futuro dell’agricoltura europea. e in particolare cio’ che proprio non va e’ la riduzione da 386 miliardi a 302 miliardi di euro che sono un colpo duro per un settore gia’ messo alla prova. legacoop agroalimentare era presente a manifestare oggi a bruxelles con catiuscia MARINI responsabile politiche europee e silvia SCHIAVON ufficio politiche europee. anche simona CASELLI, responsabile degli affari europei di legacoop agroalimentare, ribadisce la contrarieta’ ‘alla massiccia rinazionalizzazione delle politiche che ci riporta indietro invece che guardare avanti, che svilisce la ue in un momento in cui invece va rafforzata di fronte al minaccioso nuovo quadro internazionale». e no al «fondo unico dove si mescolano politiche distinte e piene di specificita’ come l’agricoltura, la coesione, la ricerca, e dove lo sviluppo rurale non ha nemmeno fondi dedicati'”.