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GRANO: REPORT ISMEA SU MONITORAGGIO
COSTI DI PRODUZIONE E RACCOLTO 2025
“in attuazione della normativa di settore ismea rende disponibili sul sito www.ismeamercati.it i costi medi di produzione per la raccolta del frumento 2025. i dati, relativi al raccolto 2025 e accompagnati da un documento di approfondimento, dettagliano i costi medi di produzione per il grano duro e tenero, analizzati per cluster omogenei e rappresentativi delle aree piu’ interessate dalla coltura (qui il testo https://bit.ly/42hWeIk)“. lo rende noto l’istituto sul proprio sito internet. “relativamente al grano duro, i costi medi di produzione nell’italia centro-settentrionale si attestano a circa 302 euro a tonnellata, mentre per l’italia centro-meridionale e la sicilia il costo medio risulta pari a 318 euro a tonnellata. per il frumento tenero, invece, il costo medio e’ di poco superiore ai 230 euro a tonnellata. i fattori che determinano i suddetti costi (concimi, fitosanitari, sementi, prodotti energetici e acqua, manodopera e costi fissi) sono analizzati nel dettaglio nelle singole schede. al contempo, ismea prosegue la propria attivita’ di analisi sui costi medi di produzione negli altri settori dell’agroalimentare”. precisa ismea.
GRANO: COLDIRETTI, BENE ISMEA, MONITORAGGIO COSTI
RISULTATO MOBILITAZIONE 20MILA AGRICOLTORI
“produrre un quintale di grano duro per la pasta costa agli agricoltori del sud 31,8 euro (30,3 al centro nord) ma al momento di venderlo se ne vedono pagare appena 28, finendo di fatto per lavorare in perdita. ad affermarlo e’ la coldiretti in occasione della pubblicazione da parte di ismea del monitoraggio dei costi medi per il frumento, risultato della grande mobilitazione che ha visto ventimila produttori della piu’ grande organizzazione agricola d’italia e d’europa scendere in piazza in tutto il paese”. lo rende noto un comunicato della coldiretti, che cosi’ prosegue: “si tratta, infatti, di un passo avanti fondamentale – sottolinea la coldiretti – perche’ da oggi non si potra’ piu’ prescindere dai costi di produzione come riferimento minimo per garantire un prezzo equo e fermare le speculazioni che stanno strozzando le imprese agricole e salvaguarda i consumatori e il loro diritto a prodotti sani e locali. costi di produzione che – sottolinea coldiretti – non possono essere pero’ il prezzo: serve garantire un margine adeguato all’agricoltore, perche’ produrre sottocosto come sta avvenendo ora mette a rischio il futuro del made in italy. sotto l’effetto delle manovre dei trafficanti di grano le quotazioni pagate agli agricoltori sono calate negli ultimi quattro anni tra il 35% e il 40%, mettendo a repentaglio le prossime semine e la tenuta economica delle aziende agricole, perche’ i ricavi non coprono piu’ i costi di produzione. da qui il piano di misure presentato da coldiretti in occasione della mobilitazione e subito condiviso dal governo con il ministro dell’agricoltura e della sovranita’ alimentare francesco LOLLOBRIGIDA , a partire dall’impegno a istituire la commissione unica nazionale (cun) sul grano duro, per superare le borse merci locali, fermare le speculazioni e costruire un meccanismo trasparente e partecipato per garantire il corretto formarsi del futuro prezzo di mercato. una misura finalizzata a costruire armonia che ora diventa ancora piu’ urgente tenendo conto dell’atteggiamento degli industriali che non hanno partecipato oggi alla commissione sperimentale per il grano duro, una presa di posizione che evidenza un atteggiamento ostile alla istituzione della cun. bene anche l’annuncio di 40 milioni da destinare ai contratti di filiera con aiuto de minimis di almeno 100 euro all’ettaro, che rappresentano oggi lo strumento piu’ concreto per dare stabilita’ e reddito agli agricoltori, coinvolgendo anche il mondo dei pastai a cui viene garantito un credito d’imposta da 10milioni di euro. grazie a questo strumento i produttori di grano potranno avere un ricavo di 40 euro al quintale, tra prezzo riconosciuto all’interno del contratto di filiera e contributi pubblici. il piano di coldiretti chiede anche il blocco delle importazioni sleali di grano trattato con sostanze vietate in europa, come il glifosate presente nel grano canadese ‘veleno’ per le nostre tavole, garantendo la reciprocita’ delle regole e imponendo agli alimenti provenienti da paesi terzi gli stessi standard richiesti agli agricoltori italiani ed europei. e’ fondamentale poi estendere a tutta l’ue l’obbligo di indicare l’origine del grano sulla pasta, gia’ in vigore in italia, per garantire ai consumatori il diritto a una informazione trasparente su cio’ che consumano. al tempo stesso serve investire in ricerca, innovazione e transizione tecnologica anche con il supporto del crea. occorre poi un piano nazionale per stoccaggi e infine serve triplicare la resa ad ettaro attraverso le nuove tecniche di irrigazione cosi’ da assicurare riserve strategiche, forniture sicure e difendere la sovranita’ alimentare”.
GRANO: FINI (CIA), NO PREZZI SOTTO COSTO. SERVONO MISURE URGENTI
A PARTIRE DA CORRETTA APPLICAZIONE GRANAIO ITALIA
“il grano italiano viene pagato meno del suo costo di produzione. e’ un’ingiustizia che gli agricoltori denunciano da tempo e che oggi trova conferma anche nei dati ufficiali di ismea: coltivare frumento duro e tenero, pilastri del made in italy e della dieta mediterranea, significa lavorare in perdita”. lo rende noto un comunicato di cia-agricoltori italiani che lancia un allarme chiaro: basta con l’indifferenza, servono subito misure concrete per salvare il grano e chi lo produce. “in particolare – osserva cia riportando i numeri ismea – per il grano duro in puglia, sicilia e basilicata il prezzo medio e’ di 295 euro a tonnellata contro costi pari a 318 euro a tonnellata (-7%). nelle marche e in toscana il prezzo medio e’ di 296,5 euro a tonnellata a fronte di costi di 302,9 euro a tonnellata (-2%). situazione appena meno critica per il grano tenero: negli areali del centro-nord il prezzo medio e’ di 236,3 euro a tonnellata contro costi di 232,5 euro a tonnellata, con un margine positivo molto risicato (+2%). nonostante una produzione 2025 in leggera crescita (3,8 milioni di tonnellate di duro rispetto al minimo storico 2024 con meno di 3,5 milioni di tonnellate), l’aumento costante dei costi di produzione e la contrazione delle superfici coltivate a tenero (498.000 ettari, sotto la soglia anche psicologica dei 500mila) continuano ad aggravare le difficolta’ strutturali del settore”. inoltre, cia ricorda come “ormai oltre il 45% del grano duro e quasi il 70% del tenero provengano dall’estero, con un impatto diretto sui prezzi e sulla tenuta della cerealicoltura nazionale. ed e’ per questo che e’ fondamentale, in questo scenario, la corretta applicazione di ‘granaio italia’, fortemente voluto dalla confederazione, che possa garantire maggiore trasparenza sull’import e tutelare i produttori”. “gli agricoltori lavorano con margini inesistenti – ribadisce il presidente nazionale di cia, cristiano FINI – e senza provvedimenti urgenti le superfici coltivate a grano duro e tenero diminuiranno drasticamente. le conseguenze sarebbero gravissime sul piano economico, sociale, ambientale e paesaggistico, soprattutto nelle aree interne. difendere il grano italiano significa proteggere il made in italy e la sicurezza alimentare del paese”.