(riproduzione riservata)
“dall’intesa con il mercosur l’agroalimentare risulta ancora una volta, come nell’intesa sui dazi con TRUMP, il settore piu’ penalizzato, sacrificato come merce di scambio al fine di ottenere vantaggi per altri comparti, dalle automobili ai prodotti chimici e farmaceutici. non possiamo inoltre sottacere i rischi importanti che andranno ad incombere sulle nostre filiere dall’apertura all’importazione di prodotti da paesi i cui standard produttivi sono notevolmente inferiori a quelli adottati dalle aziende europee”: lo ha detto in un comunicato il presidente di fedagripesca confcooperative, raffaele DREI, in merito all’accordo di libero scambio tra l’unione europea e il mercosur presentato oggi dalla commissione ue. “nonostante siamo in presenza di uno dei piu’ ambiziosi patti commerciali mai negoziati e sebbene si vadano ad aprire nuove opportunita’ – tutte da verificare – per le esportazioni di vini, formaggi e prodotti a indicazione geografica, l’accordo di libero scambio non e’ a nostro avviso esente da criticita’. i benefici per alcuni settori sembrano infatti essere ottenuti sacrificandone altri: l’accordo prevede ad esempio un’eccessiva apertura del mercato comunitario a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso, senza alcuna garanzia che tali produzioni rispettino gli stessi standard di quelli europei”, ha aggiunto DREI. “le preoccupazioni maggiori si concentrano su alcuni comparti chiave, a partire da quello zootecnico. nel settore bovino, i produttori del mercosur possono contare su vantaggi competitivi schiaccianti, derivanti da un costo del lavoro inferiore e da sistemi di allevamento e alimentazione meno regolamentati e costosi. questo si traduce in prodotti che possono arrivare sul mercato ue con un prezzo fino al 50% piu’ basso, creando una concorrenza insostenibile per gli allevatori europei. non meno critica e’ la situazione per il settore avicolo, un mercato gia’ delicato e caratterizzato da una forte concorrenza interna e internazionale, che rischia di essere ulteriormente destabilizzato dall’introduzione di nuove e ingenti quote di importazione a basso costo. a subire un duro colpo sara’ anche il comparto dello zucchero: l’accordo prevede infatti l’ingresso a dazio zero di 190.000 tonnellate, pari a circa il 10% del totale importato nell’ue. questa merce, immessa a prezzi ultra-competitivi, esercitera’ una inevitabile pressione al ribasso sui prezzi interni, danneggiando i bieticoltori europei”, spiega ancora il comunicato. “tutto cio’ crea un paradosso competitivo insostenibile se si considera che gli agricoltori e gli allevatori europei siano invece tenuti a rispettare le normative piu’ rigorose al mondo in termini di sostenibilita’ ambientale, sicurezza alimentare e benessere animale. questo e’ uno degli aspetti piu’ criticabili dell’intesa: la palese contraddizione con le politiche interne della commissione che da una parte e’ impegnata da tempo a promuovere il green deal e le strategie per un modello agricolo piu’ verde, sano e sostenibile e dall’altra favorisce politiche commerciali che incentivano e facilitano l’importazione di prodotti che molto spesso non sono conformi a questi stessi principi: e’ come se di fatto andasse a premiare, per il principio dei vasi comunicanti, gli stessi modelli produttivi che l’europa ripudia e condanna”, ha aggiunto ancora DREI. “di fronte a queste criticita’, la proposta di istituire un fondo di compensazione per i settori agricoli piu’ colpiti appare come una misura insufficiente, volta forse solo ad ottenere il consenso degli agricoltori”, conclude DREI.