(riproduzione riservata)
e’ stata pubblicata sul bollettino dell’autorita’ garante della concorrenza e del mercato la lettera al mipaaf https://bit.ly/3riBY7p con cui l’antitrust ha comunicato il suo parere favorevole sul “protocollo di intesa della filiera lattiero-casearia nazionale per la salvaguardia degli allevamenti italiani”, sottopostogli dal ministero delle politiche agricole. pur ribadendo in linea generale la propria contrarieta’ a questo tipo di accordi, l’authority ha dato il proprio via libera in considerazione della sua “durata limitata nel tempo – fino al 31 marzo 2022 – consentendo di sostenere transitoriamente il reddito degli allevatori in una situazione di effettiva emergenza e di forte impennata dei prezzi degli input produttivi a fronte delle eccezionali contingenze di mercato e del protrarsi degli effetti della pandemia”. l’antitrust sottolinea anche che il procollo riguarda “i soli acquisti di latte alimentare e formaggi freschi, restando dunque escluse filiere quali quella dei formaggi stagionati, e rimette espressamente a trattativa privata eventuali ulteriori richieste di integrazioni e/o maggiorazioni correlate a fenomeni inflattivi che interessano fattori produttivi diversi dal latte. in secondo luogo, esso non determina una totale uniformazione del ricavo percepito dagli allevatori per il latto venduto e non incide sui costi sostenuti dai trasformatori per il latte acquistato. sulla base di quanto previsto dal protocollo, infatti, l’erogazione del contributo di 3 cts da parte della gdo determina – sino al raggiungimento della soglia limite di 41 cts/lt – soltanto uno slittamento verso l’alto dei prezzi corrisposti per il latte crudo, i quali, essendo stati gia’ contrattati a inizio campagna in assenza dell’accordo, si differenziano sia tra le diverse imprese lattiero-casearie che, nell’ambito della stessa impresa, tra i diversi allevatori conferenti”. tuttavia, l’autorita’ ha ritenuto di ribadire la necessita’ di “strumenti di tutela del comparto agricolo e dell’intera filiera” che “non disincentivino la competizione sull’efficienza e non inibiscano il virtuoso processo di concentrazione degli allevatori”. a tale riguardo, in particolare, sottolinea “il ruolo fondamentale che potrebbero svolgere nella concentrazione dell’offerta e nell’incremento del potere negoziale della parte agricola sia le organizzazioni di produttori che le organizzazioni interprofessionali riconosciute, per le quali la normativa europea prevede specifiche deroghe all’applicazione delle regole antitrust”.