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“per i 292.649 i pensionati veneti che vivono con un assegno fino a 750 euro al mese (il 26,87% del totale, in regione sono 1.088.835) la nuova legge di bilancio prevede la bellezza di 3 euro in piu’ mensili a partire dal prossimo 1° gennaio 2025”. lo afferma un comunicato di anp-cia veneto, che cosi’ prosegue: “una misura risibile e irricevibile e per di piu’ introdotta negli stessi giorni in cui l’inps ha certificato una perdita del potere d’acquisto delle pensioni che si attesta al 15,7%. la verita’ e’ che spesso gli agricoltori in quiescenza sono tenuti a continuare a lavorare nei campi per garantire una seppur minima sostenibilita’ economica alla propria famiglia. coloro che ‘beneficiano’ della minima dovranno dunque scegliere se curarsi (sono tenuti a rivolgersi al privato date le lunghissime liste di attesa nella sanita’ pubblica) o tentare di mettere insieme il pranzo con la cena. in tutto questo, chiarisce il presidente di anp cia veneto, giovanna GAZZETTA, c’e’ un numero che impone una seria riflessione: il 10% dei pensionati veneti rinuncia gia’ in partenza ad un percorso di cura poiche’ non dispone delle risorse disponibili per rivolgersi al settore privato. e non e’ finita qui: ‘per gli stessi imprenditori agricoli, nella manovra ancora una volta non e’ presente il riconoscimento della loro attivita’ quale lavoro usurante’. sul grande tema della sanita’, precisa il presidente GAZZETTA, ‘il governo ha deciso di non decidere, nonostante il costante peggioramento del sistema nazionale. se una volta il veneto era considerata una regione d’eccellenza, oggi registriamo diverse criticita’: oltre alle lunghe liste d’attesa, ricordiamo anche la penuria dei medici di base’. vi e’ inoltre una diffusa preoccupazione relativamente alle politiche sociali, a motivo dei tagli lineari ai danni degli enti locali. resta al palo, poi, l’attuazione della legge sulla non autosufficienza, priva di risorse idonee: ‘in pratica, una scatola vuota’. ‘la proposta di legge di bilancio non affronta in nessun modo la questione sociale – aggiunge GAZZETTA – non pervenute le aree interne, come la bassa padovana o il bellunese, fortemente carenti di servizi’. ‘serve subito un’azione forte – conclude GAZZETTA – al fine di predisporre quelle modifiche necessarie a rispondere alle esigenze dei piu’ fragili’.”.