MAMMUCARI (UILA), BENE MANIFESTAZIONE AGRICOLTORI CONTRO PROPOSTE COMMISSIONE SULLA PAC MA RIBADIAMO IMPORTANZA CONDIZIONALITA’ SOCIALE

Di Letizia Martirano

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MAMMUCARI (UILA), BENE MANIFESTAZIONE AGRICOLTORI CONTRO PROPOSTE COMMISSIONE SULLA PAC MA RIBADIAMO IMPORTANZA CONDIZIONALITA’ SOCIALE

Di Letizia Martirano

Con la segretaria generale della Uila Enrica Mammucari le riflessioni sui diversi temi che riguardano il sindacato sono molteplici e sempre stimolanti. In questa intervista ne abbiamo affrontati alcuni a partire dalla manifestazione di oggi a Bruxelles degli agricoltori per arrivare al Congresso di giugno del suo sindacato, passando per il rinnovo dei contratti e la applicazione della condizionalita’.

Oggi a Bruxelles migliaia di produttori agricoli, molti dei quali provenienti dall’Italia, protestano contro i tagli al bilancio della Pac e l’istituzione di un Fondo unico europeo. Qual è la posizione della Uila?

Siamo fortemente contrari alle proposte della Commissione europea, sono inaccettabili. Il taglio previsto del 20% al bilancio della PAC tradisce l’origine stessa dell’Unione, legata alla centralità dell’agricoltura, ed è ancor più inaccettabile perché avviene parallelamente a un forte aumento della spesa militare, a conferma di un preoccupante allontanamento dalle priorità economiche e sociali dell’ Ue. La creazione di un Fondo unico, poi, rappresenta un vero e proprio ribaltamento dei Trattati istitutivi che creerà un nuovo scenario nel quale la frammentazione e rinazionalizzazione degli aiuti prevarranno sulle priorità agricole e del lavoro e ci sarà maggiore competizione su finanziamenti, tra l’altro in diminuzione.

Sono scelte sbagliate e ingiuste che andranno a colpire, insieme ai produttori agricoli, anche i lavoratori dipendenti, in termini di riduzione di posti di lavoro e della qualità dell’occupazione.

Proprio per queste ragioni riteniamo che il sindacato europeo Effat, insieme al Copa-Cogeca debbano unire le forze per mettere assieme produzione e lavoro, uniti nella comune difesa dai tagli annunciati da Bruxelles e da quelle norme, spesso frutto di furori ideologici, che rischiano di penalizzare e far arretrare la produzione agricola del continente. In occasione della manifestazione, la Uila ha mobilitato le proprie sedi territoriali per esprimere sui canali social testimonianze di sostegno sulle ragioni della protesta.

Nel condividere le motivazioni della mobilitazione dei produttori agricoli europei e nel respingere le proposte della Commissione, la Uila ribadisce, però, anche l’importanza di rafforzare la dimensione sociale nella PAC 2028-34 e il principio della condizionalità sociale degli aiuti comunitari introdotto nel 2022.


La condizionalità sociale è una bella norma ma non piace a tutti……

Legare la concessione di fondi pubblici, pagati dai contribuenti europei, al rispetto dei diritti dei lavoratori è una questione di giustizia sociale. È la prima volta che l’Europa ha introdotto nel suo ordinamento un principio etico così importante: chi non rispetta i diritti del lavoro non merita un premio! Un principio semplice e chiaro che tutti dovrebbero condividere. Un principio che è entrato nel diritto comunitario anche grazie al forte impegno del sindacato italiano in Europa, di cui la Uila è stata protagonista, sin dal 2003. Ci sono voluti 20 anni…Certamente è una norma nuova, rivoluzionaria e, per questo, a rischio. In molti vorrebbero cancellarla o indebolirla. Già 5 paesi lo hanno espressamente richiesto. Così come vorrebbero anche segmenti della politica e molte forze datoriali di altri paesi. Quello che vorremmo far capire è che la condizionalità sociale è una norma che tutela anche gli agricoltori che applicano leggi e contratti e che sono costretti a subire la concorrenza sleale di chi, al contrario, non lo fa.


A che punto e’ la sua applicazione negli stati membri e cosa prevede la prossima riforma della PAC?

La norma ad oggi è stata introdotta in circa 15 paesi, l’Italia prima fra tutti. La sua piena e omogenea attuazione a livello europeo necessita, certamente, di più tempo. È importante che la proposta di riforma della PAC 2028-34, presentata a luglio, mantenga, al momento, inalterata la norma. Ci sono invece due proposte, contenute nel Regolamento sul Fondo Unico che rischiano di indebolire la condizionalità sociale: una mira a escludere dalla sua applicazione le aziende sotto i 10 ettari; l’altra, invece, a evitare la cosiddetta “doppia penalizzazione” per le aziende, in caso di una violazione già sanzionata dal diritto nazionale, che verrebbero, così, doppiamente penalizzate. Ci sembra un concetto molto discutibile del quale ci piacerebbe comunque discutere…   

Siete soddisfatti della attuazione della condizionalita’ sociale in Italia?

Direi proprio di sì, anche se c’è ancora molto da fare. La condizionalità sociale è stata introdotta nel 2023 ed è stata attuata dal governo Meloni. Rispetto a una norma iniziale, contestata dalla Uila, attraverso la concertazione con le parti sociali, il Governo ha accolto alcune importanti richieste sindacali: maggiori percentuali di riduzione degli aiuti, maggior grado di gravità in base al numero di lavoratori coinvolti nella violazione e, soprattutto, è stato introdotto il principio della sospensione totale dei benefici in caso di violazione dell’articolo 603bis Codice Penale. È, sicuramente, un’applicazione all’avanguardia in Europa!

Nel corso dell’ultimo incontro del Tavolo anti-caporalato, ad agosto, abbiamo apprezzato i dati forniti dal governo che mostrano i primi passi in avanti rispetto alla sua applicazione. Tuttavia, sollecitiamo i ministeri competenti a completare al più presto le convenzioni necessarie per rendere sempre più efficace il lavoro dell’Agea.

Ci sono stati progressi nella lotta al lavoro nero?

Nel luglio 2024 il governo, nel decreto agricoltura, ha introdotto un meccanismo di governance che prevede l’incrocio dei dati fra INAIL, INL, INPS e Agea per consentire controlli e ispezioni sempre più mirate e la banca dati delle imprese di appalti. Siamo ora in attesa che queste due importanti norme vengano attuate. Sul fronte del lavoro migrante abbiamo ottenuto degli importanti risultati e l’estensione delle tutele previste per le vittime di tratta ai migranti sfruttati dai caporali. Sulla legge 199 e la Rete del lavoro di qualità c’è ancora molto da fare, sia sul fronte dell’incremento del numero di aziende iscritte alla Rete, sia in merito all’attivazione e al funzionamento delle sezioni territoriali della Rete.

Abbiamo valutato positivamente, a tal riguardo, la previsione, introdotta quest’anno nei bandi ISI dell’Inail, in materia di sicurezza sul lavoro, di riconoscere una premialità, attribuendo un punteggio più alto, a quelle imprese che sono iscritte alla Rete del lavoro di qualità. Lo stesso modello di premialità esiste già anche nei piani di sviluppo rurale di regioni come l’Emilia Romagna e il Lazio.

Ci sembra una buona pratica da replicare in tutte le altre regioni.

C’e’ altro da fare?

Al di là dei controlli e della repressione dei reati, occorre realizzare un modello di mercato del lavoro agricolo trasparente ed efficiente. È questo l’obiettivo ultimo della Rete del lavoro agricolo di qualità. Noi pensiamo che questo debba avvenire, in particolare, attraverso le sezioni territoriali e il pieno coinvolgimento degli Enti bilaterali agricoli territoriali che, avendo a disposizione l’anagrafica di tutti i lavoratori e delle imprese che applicano il contratto, possono diventare lo strumento tecnico delle sezioni in tema di gestione dei trasporti, degli alloggi e, soprattutto nel gestire, anche in sinergia con il pubblico, l’incrocio domanda-offerta di lavoro in agricoltura.

La bilateralità è un pallino storico per la Uila?

Assolutamente sì. Ne siamo sempre stati i più convinti paladini… È un modello di relazioni quasi sconosciuto in Europa, che consideriamo vincente. In agricoltura è presente da oltre 50 anni ed è servito a dare risposte importanti sul fronte del welfare, della sicurezza e della formazione, così come a garantire a un settore complesso come il nostro, una cabina di regia capace di trovare sintesi importanti tra interessi distinti. Quest’anno la Uila ha voluto fare un ulteriore passo in avanti, creando una Rete nazionale Uila degli Ebat che ha come obiettivo di mettere in comune le buone pratiche presenti nei territori a beneficio dei lavoratori agricoli e sviluppare un ragionamento condiviso per dare alla nostra bilateralità funzioni nuove confermandone il ruolo centrale nello sviluppo dell’agricoltura italiana.


Come immagina il futuro dell’agricoltura?

Il settore agricolo dovrà affrontare tanti cambiamenti, dalla crisi climatica, alla digitalizzazione, in un quadro caratterizzato dall’invecchiamento della forza lavoro che ha degli effetti diretti sulla produttività e sviluppo dell’intero comparto così come dall’esigenza di integrare un sempre maggior numero di lavoratori internazionali. Analizzando i dati a disposizione, l’inverno demografico coincide esattamente con l’invecchiamento degli addetti. Negli ultimi dieci anni, dal 2018 al 2024, il nostro centro studi ha osservato che c’è stato un aumento esponenziale dei braccianti agricoli over 60, in particolar modo tra i lavoratori italiani. Dobbiamo, quindi, porci il problema di chi lavorerà in agricoltura in futuro perché, oggi, il nostro settore rischia di divenire sempre meno attrattivo.

Dobbiamo costruire una narrazione nuova dell’agricoltura ben lontana da quella che, non sempre in buona fede, trova uno spazio preponderante nella comunicazione e nei giornali. Senza nascondere le drammatiche contraddizioni che caratterizzano parti del nostro mondo agricolo, dobbiamo saper raccontare anche delle tante eccellenze e delle tante buone pratiche che costituiscono la vera essenza dell’agricoltura italiana. Un sindacato maturo deve saper affiancare alla fondamentale necessità della denuncia, l’instancabile attività delle proposte che, in un settore complesso come il nostro, passa per forza di cose attraverso la capacità di costruire una vasta alleanza utile a condurre l’agricoltura italiana verso la modernizzazione che merita, superare le sfide delle tante transizioni che ci attendono, agevolare sempre di più politiche di filiera per dare stabilità e assicurare equità al Made in Italy e mantenere al centro il rispetto e la valorizzazione del lavoro.

Immaginiamo un’agricoltura del futuro più competitiva, fatta di innovazione tecnologica, in grado ridurre l’impatto ambientale, migliorare e ottimizzare la produzione e valorizzare la professionalità degli addetti.

Quali sfide attendono l’industria alimentare?

L’industria alimentare italiana è un settore trainante per l’economia del Paese. Grazie anche al contributo delle lavoratrici e dei lavoratori, continua, infatti, la crescita già registrata negli ultimi anni, in termini di fatturato e produzione industriale, con l’export che ha superato quota 70 miliardi. Il Made in Italy si conferma, quindi, un valore vincente sia all’interno dei nostri confini che per i consumatori del mondo.

La strada intrapresa è quella giusta ma dobbiamo, allo stesso tempo, leggere, interpretare e anticipare le trasformazioni, in atto e future, che interessano il settore per continuare ad essere competitivi in un mondo che cambia.

Sono ormai dietro l’angolo le sfide dell’intelligenza artificiale, della digitalizzazione e robotizzazione dei processi così come è ineludibile quella della sostenibilità ambientale delle produzioni. Aspetti che andranno a comporre, come in un puzzle, quale sarà l’industria alimentare del domani. In questo quadro siamo convinti che dovrà sempre più essere messo al centro il valore del lavoro, incrementando le tutele normative e salariali delle persone.

Bisognerà investire ancora di più in formazione, per creare le competenze di cui il settore ha urgente bisogno, migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, favorire il ricambio generazionale, incentivare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e costruire sistemi nuovi di welfare territoriale in grado di costruire una rete di tutele anche sociali per le persone occupate.

E poi c’è un’altra grande sfida: costruire una sempre maggiore integrazione tra tutte le componenti del Made in Italy alimentare. Ci riferiamo allo sviluppo di intese e accordi di filiera volti a regolare e valorizzare sempre di più il percorso che le materie prima fanno dai campi, passando dalle industrie di trasformazione, per arrivare alla distribuzione e, infine, alle tavole dei consumatori italiani e del mondo. Abbiamo già tante buone prassi che vanno, però, replicate e potenziate perché siamo convinti che anche su questo terreno si giocherà la capacità di competere dell’industria alimentare nei prossimi anni e di far sì che essa possa continuare ad essere ambasciatrice nel mondo di prodotti e di lavoro di qualità.

A che punto siete con il rinnovo dei contratti?

La contrattazione è la principale attività del sindacato, il luogo dove si incontrano i valori della lotta e della partecipazione. Anche la contrattazione collettiva è una forma di bilateralità che la Uila pratica con competenza, determinazione e con grande spirito unitario, insieme a Fai e Flai, in un sistema consolidato di buone relazioni industriali.

Dopo aver concluso con successo nel 2024 più di novanta contratti provinciali agricoli, più recentemente abbiamo rinnovato il Contratto collettivo nazionale di lavoro dei lavoratori forestali e in queste settimane abbiamo presentato la piattaforma di rinnovo del contratto degli operai agricoli e florovivaisti che riguarda un milione di lavoratori. In questo caso, Abbiamo chiesto un aumento salariale del 6,5% per il biennio 2026-2027. Una richiesta che ha un peso maggiore anche in virtù della prevista detassazione al 5% degli aumenti contrattuali, inserita nella prossima legge di bilancio e fortemente voluta dalla Uil. Sul fronte dell’industria alimentare e della cooperazione, invece, dopo aver rinnovato negli anni scorsi i rispettivi CCNL, abbiamo presentato le linee-guida per i rinnovi degli accordi integrativi di gruppo che coinvolgono un numero sempre più ampio di imprese del settore, tra cui quelle più distintive del valore del nostro Made in Italy.  

A giugno la Uila terrà il suo congresso nazionale, quali sono i temi scelti?


Dialogo, Territorio e Democrazia sono per la Uila gli elementi imprescindibili per migliorare i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori. Ed è su questi tre binari che, poche settimane fa abbiamo aperto la nostra stagione congressuale, alla presenza del nostro segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. Lo abbiamo fatto alla lega intercomunale di Viterbo perché le leghe rappresentano il centro della nostra azione sindacale, il cuore vivo e pulsante della nostra attività a tutela dei lavoratori, delle proposte contrattuali e del dialogo istituzionale che ogni giorno portiamo avanti.

Abbiamo scelto Viterbo, provincia che in questi ultimi anni ha dato vita a tre iniziative molto significative: la nascita della squadra di calcio dei braccianti agricoli contro lo sfruttamento, composta di lavoratori africani di Asfa-Uila, che quest’anno partecipa ufficialmente al campionato di terza categoria; l’Università dei braccianti, con lezioni periodiche su temi sindacali, storici e culturali, aperte a tutti i lavoratori; la costituzione della “Casa internazionale del lavoro agricolo” in cui sono rappresentati lavoratori provenienti da oltre 40 paesi diversi e appartenenti alle principali comunità internazionali. Ci aspetta, quindi, una stagione congressuale impegnativa ma, ne sono certa, colma di confronto, partecipazione, ricchezza di contenuti, condivisione di idee e, soprattutto, di tanta democrazia.

Al Congresso, che si svolgerà a Roma dal 9 al 12 giugno, presenteremo, tra le altre cose, i risultati del progetto “La voce dai campi” che accompagnerà la nostra stagione congressuale con la raccolta, in tutte le sedi territoriali, di questionari per conoscere le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Un’iniziativa che riteniamo di fondamentale importanza, non solo per i risultati che ci attendiamo e che, siamo certi, arricchiranno la nostra conoscenza del mondo del lavoro agricolo ma per il profondo significato simbolico che, dal nostro punto di vista, rappresenta la scelta di restituire protagonismo ai veri attori del nostro made in Italy. La nostra intenzione, infatti, è dare la parola a quella moltitudine di lavoratori che sono il motore dei successi del nostro agroalimentare sempre più valorizzato nel mondo come il riconoscimento in sede Unesco per la cucina italiana ci ha recentemente ricordato. Ci sembra un contributo utile per una sempre maggiore conoscenza del nostro sistema agricolo visto dalla parte di chi ci lavora quotidianamente ed un giusto tributo nei confronti di chi, durante il covid, è stato definito essenziale per poi essere dimenticato al termine della pandemia.

L’orgoglio per la nostra storia agricola, infatti, prosegue di pari passo con la consapevolezza dello studio necessario per operare al meglio in un settore complesso come il nostro. Con questo spirito stiamo scandendo questa fase congressuale con la produzione di un “Bollettino agricolo Uila” che attraverso l’analisi dei dati degli elenchi anagrafici cerca di restituire attraverso i numeri una lettura per temi del nostro settore.  

Tante volte ci siamo confrontate su questi nostri tempi impazziti e bui dominati da venti di guerra, logica del conflitto, intolleranza. Che ruolo può avere il sindacato di fronte a questo scenario?

Il sindacato ogni giorno da’ prova di democrazia, nei confronti, nel dibattito, nel rapporto con le lavoratrici e i lavoratori. grazie a questa capacità di unire, siamo riusciti a conquistare nella contrattazione, nella bilateralità, nel rapporto con le istituzioni non solo un’evoluzione delle tutele e dei diritti, ma anche una rinnovata affermazione dell’importanza della giustizia sociale e la promozione di una vera etica della responsabilità.

Una capacità che abbiamo provato ad esercitare anche al di fuori del perimetro del nostro settore e dei nostri contratti ideando, assieme a Fai e Flai, l’iniziativa  “Pane per Gaza” che rappresenta, nelle nostre intenzioni, non  solo un gesto, pur necessario, di solidarietà verso una popolazione che soffre, ma è anche uno stimolo per risvegliare le coscienze, per denunciare che il cibo non può essere un’arma di guerra, che il sindacato deve essere un attore protagonista nell’alzare forte la propria voce di fronte a quello che è accaduto in Palestina, al turpe genocidio di migliaia di civili, per lo più anziani, donne e bambini, al quale abbiamo assistito. Abbiamo già raccolto decine di migliaia di euro che destineremo a tre associazioni che operano in quella regione.

Il sindacato rimane una palestra di democrazia, un luogo di incontro e di sintesi per esprimere al meglio, come in un coro unico, le proposte giuste per migliorare la vita dei lavoratori.

I dati sull’astensionismo elettorale, sintomo più evidente della crisi della democrazia nel Mondo, impongono a tutti i corpi intermedi quella funzione straordinaria di aggregazione, di far reinnamorare le persone alla condivisione e al confronto sui problemi e sulle difficoltà di ciascuno alla ricerca di risposte costruttive per tutte le comunità.