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“da giorni nelle strade delle citta’ sono comparsi i trattori, simbolo della protesta degli agricoltori che richiamano l’attenzione e chiedono rapide ed efficaci azioni del governo sulla difficolta’ e – in molti casi – l’insostenibilita’ delle produzioni per gli alti costi e la bassa remunerazione e per alcune normative decise da bruxelles. manifestazioni piu’ o meno spontanee che hanno riguardato tutta l’europa: dalla francia alla polonia e che in alcuni casi sono sembrate ad alcuni osservatori etero dirette o addirittura fomentate da “agenti esterni” antieuropeisti . fatto sta che l’unione europea e’ corsa ai ripari, rimangiandosi le norme che avrebbero dovuto costituire l’architrave del green deal”, sottolinea in un comunicato nicodemo OLIVERIO, esponente del pd e parlamentare molto attivo in commissione agricoltura della camera nelle scorse legislature. “in ogni caso, l’innegabile calo di redditivita’ delle imprese agricole e’ corrisposto all’ aumento dei costi di produzione delle materie prime e dei servizi: quindi prezzi crollati e costi schizzati verso l’alto. per migliaia di imprese del settore il rischio di abbandonare i campi, chiudere le stalle e dismettere le coltivazioni e’ percio’ davvero dietro l’angolo”, osserva OLIVERIO. “gli agricoltori contestano la filosofia delle politiche comunitarie, in particolare la politica agricola comune, la pac; i rigidi vincoli ambientali – solo per ora parzialmente scongiurati; la decisione – solo rinviata – della ue di lasciare incolti i terreni ogni due anni, con un indennizzo risibile di 1500 euro a ettaro; l’obbligo – solo rinviato – per le aziende seminative di destinare il 4% della superficie agricola utilizzata (sau) a terreni incolti. stessa contestazione riguarda il divieto degli agrofarmaci, restrizione – anch’essa per ora rinviata – che non e’ accompagnata da una gradualita’ di intervento o da soluzioni alternative e che non prevede una fase temporale intermedia per l’adattamento”, ricorda OLIVERIO. “le legittime proteste stanno determinando ripensamenti anche nel governo italiano, a partire dalla rimozione dello stop alle agevolazioni sull’irpef per le imprese agricole, solo tardivamente e parzialmente reintrodotte, misure a suo tempo volute dal governo RENZI con il ministro dell’agricoltura maurizio MARTINA. quello che serve ancora di piu’, pero’, e’ una seria politica agricola che tralasci le iniziative propagandistiche e punti a sostenere efficacemente le imprese e a combattere l’assurdita’ di prodotti che sono pagati con pochi spiccioli agli agricoltori mentre arrivano sulle tavole delle famiglie a prezzi altissimi”, sottolinea l’ex parlamentare pd. “al governo coloro che protestano chiedono la protezione dei prodotti, la difesa del reddito e condizioni migliori per lavoratori e imprese, a cominciare dal taglio della burocrazia con la sua selva di adempimenti dai costi elevatissimi”, puntualizza. “l’unione europea, durante il negoziato della pac, ha attribuito maggiore responsabilita’ agli stati nazionali, per meglio rispondere alle attese degli agricoltori nel quadro delle peculiarita’ nazionali ma il decreto del ministro francesco LOLLOBRIGIDA sull’attuazione di questa parziale rinazionalizzazione si e’ rivelato un boomerang nei confronti del settore primario italiano, uno spezzatino di misure e cavilli che ha aumentato il gia’ pesante carico burocratico”, fa notare OLIVERIO. “il prezzo del gasolio agricolo, influenzato anche dalla politica ambientale europea basata sul principio che non bisogna agevolare cio’ che inquina, negli ultimi cinque anni in italia e’ piu’ che raddoppiato, causando un’incidenza sui costi di produzione che va dal 12-14% nelle lavorazioni leggere fino ad arrivare al 30-35% in quelle piu’ pesanti. un’impennata del prezzo straordinaria che non si giustifica con il cambiamento climatico che ha interessato in questi anni tutto il paese ed in particolare alcune regioni che sono state attraversate da asfissianti ed interminabili ondate di caldo, che hanno determinato siccita’ e diffusi fenomeni di gravi malattie crittogamiche”, ricorda. “il prezzo del gasolio non e’ l’unica voce ad incidere sui costi dei prodotti. ci sono anche altre spese vive che mettono sotto stress i gia’ risicati margini degli agricoltori. l’accesso al credito, inoltre, penalizza pesantemente il settore, tarpando le ali delle aziende agricole per una programmazione di interventi strutturali e di rilancio innovativo”, ragiona l’esponente pd. “la presidente del consiglio ha affermato di aver aumentato il finanziamento dell’agricoltura, portando i fondi del pnrr da 5 a 8 miliardi, la maggior parte dei quali destinati all’industria agroalimentare, ma non ha promosso, ne’ fatto promuovere dal ministro dell’agricoltura, nessuna iniziativa per far dialogare agricoltori, industria agroalimentare e gdo, disinteressandosi dell’iniqua distribuzione del valore lungo la filiera”, sottolinea OLIVERIO. “basti pensare che gli agricoltori vendono le mele a venti centesimi al chilo, mentre al supermercato vengono acquistate a due euro e mezzo; il grano tenero viene venduto a venti/ventidue centesimi al chilo, mentre un chilo di pane costa almeno tre euro; il prezzo del latte alla stalla e’ di 49 centesimi e quello agli acquirenti di due euro al litro!”, conclude OLIVERIO.