giovedì 18 aprile 2024

giovedì 18 aprile 2024
L’ortofrutta italiana tra passato e futuro
La relazione Salvi e i 75 anni di Fruitimprese

“Benvenuti alla 75esima Assemblea annuale di Fruitimprese. 75 anni sono
senza dubbio un traguardo importante che rende omaggio alla nostra
associazione e ci riempie di orgoglio. Fruitimprese nasce ufficialmente nel
1949, all’indomani del periodo bellico, per iniziativa di alcuni
imprenditori lungimiranti che hanno creduto nelle potenzialità di questo
settore e nella sua vocazione al commercio internazionale. Mi piace pensare
che lo spirito di questi pionieri sia ancora presente nelle generazioni che
si sono susseguite e che Fruitimprese possa continuare a rappresentare il
luogo ideale per confrontarsi e programmare il futuro”.
Così il presidente Marco Salvi ha inaugurato l’assemblea annuale della più
importante associazione del settore ortofrutticolo italiano, concludendo il
suo ampio intervento con queste altrettanto significative parole: “Da oggi
parte il conto alla rovescia per raggiungere il centenario, noi ci siamo…”.
Ma veniamo ai punti della relazione, ispirata dal titolo
dell’assemblea: “Uno sguardo al passato per costruire il futuro”.
Salvi, dopo una premessa sulla storia di Fruitimprese, ha sottolineato:
“Oggi siamo una vera e propria associazione di filiera: dal lato
produttivo aderiscono a noi alcune importanti organizzazioni di produttori
e fanno riferimento ai nostri associati circa 20.000 aziende agricole,
siamo operatori internazionali, rappresentiamo infatti tanti esportatori,
ma anche i più importanti importatori rientrati alla base all’inizio degli
anni 2000. Contiamo inoltre importanti aziende agroindustriali, come quelle
del comparto frutta secca e delle patate, infine fanno capo a Fruitimprese
anche alcune compagnie internazionali di primo livello e, recentemente,
sono dei nostri anche alcune centrali di acquisto delle catene di
distribuzione estere”.
Una crescita a tutto tondo dunque, ma che deve continuamente fare i conti
con i problemi nazionali e internazionali che incidono sul settore. Le
guerre in Ucraina e Medio Oriente, il blocco di Suez prospettano un quadro
molto preoccupante, mettendo a rischio, nel solo caso di Suez, “centinaia
di milioni di euro di export italiano di mele e kiwi che non si possono
permettere di passare per il Capo di Buona Speranza, a causa dei maggiori
costi e della perdita di freschezza del prodotto che i tempi di viaggio più
lunghi richiedono”, con ripercussioni pesanti anche sul mercato interno.

IL COMMERCIO ESTERO
Il 2023 si è chiuso con il record del valore delle esportazioni italiane di
ortofrutta fresca che è in crescita del 9,1% rispetto al risultato
dell’anno precedente. I dati Istat hanno evidenziato un valore esportato
di 5,780 miliardi di euro contro poco meno di 5,3 miliardi del 2022, in
controtendenza le quantità esportate che calano di poco meno di un punto
percentuale, a 3,483 milioni di tonnellate.
Cresce a due cifre l’import che segna un +13,6% in volume e un +15,7% in
valore. Ne risente pesantemente la bilancia commerciale che vede ridursi il
saldo a poco più di 543 milioni di euro, in calo del 29,7% rispetto al dato
del 2022.
Analizzando i singoli comparti, esportiamo più tuberi, ortaggi e legumi che
realizzano un +8,7% in quantità e un +18,4% in valore, bene anche gli
agrumi con +9,9% in volume e +19,3% in valore. Non lo stesso la frutta
fresca che risente della crisi produttiva di pere e frutta estiva e che
vede ridursi i volumi esportati del 7% a fronte però di un interessante
valore di oltre 3 miliardi di euro, in crescita del 6,1%.
Non bene le esportazioni di frutta secca che, a quantità pressoché
costanti, perdono il 13,3% in valore; sempre vivaci le esportazioni di
frutta tropicale che cresce di oltre 20 punti sia in volume che valore, a
dimostrazione della crescente vocazione dei nostri operatori a fungere da
hub per il mercato europeo.
Un riferimento particolare Salvi ha fatto alla crisi delle pere, “la cui
discesa continua inesorabile”. L’interrogativo è quanto resisteranno i
produttori di pere, i quali, seppur destinatari di alcuni aiuti
straordinari, per i quali Salvi ha ringraziato il ministro Lollobrigida,
sono ormai 4 anni che non hanno un ritorno economico sufficiente; si sta
tentando di correre ai ripari con il progetto di aggregazione UNAPERA, ma
senza il prodotto tutti gli sforzi potrebbero diventare inutili.
“Per quanto riguarda il futuro – ha poi puntualizzato il presidente di
Fruitimprese – apprezziamo lo sforzo del MASAF e dell’ISMEA che hanno
costituito una commissione dedicata all’apertura dei nuovi mercati. Oggi
risultano aperti 28 dossier fitosanitari per esportare in 14 Paesi.
Fruitimprese sta facendo la sua parte nel cercare di indirizzare al meglio
le risorse disponibili e ci auguriamo che il lavoro di squadra possa
portare buoni risultati nel breve-medio termine”.

BRUXELLES
Il 2023 è stato l’anno nel quale il Green Deal ed in particolare la
strategia Farm To Fork hanno mostrato tutte le loro contraddizioni:
“Abbiamo scoperto – afferma Salvi – che la parola sostenibilità per i
burocrati di Bruxelles ha una sola declinazione, quella dell’ambientalismo
a tutti i costi, contraddicendo i principi di tutela degli agricoltori
previsti dalla Politica Agricola Comune e imponendo decisioni drastiche,
figlie di una ideologia miope che non tiene conto delle conseguenze delle
scelte che si intende intraprendere”.
“La proposta principale di questa strategia – ha aggiunto – quella
riguardante l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, è stata
ritirata da una presidente della Commissione Europea impaurita dalle
sollevazioni di piazza degli agricoltori e previdente in vista della sua
ricandidatura dopo le prossime elezioni europee. Altre proposte sono state
temporaneamente bloccate, come quella sul ripristino della natura, mentre
la stessa operazione non è riuscita per il regolamento sugli imballaggi ed
i rifiuti di imballaggio che vede il settore ortofrutticolo sacrificato
sull’altare della realpolitik”.

PREZZI E CONSUMI
Nel corso del 2023 il problema dell’aumento dei prezzi è stato l’argomento
principale di tante discussioni che hanno coinvolto, ovviamente, anche il
settore ortofrutticolo, “sempre il primo ad essere messo alla berlina
quando l’ISTAT certifica un aumento del tasso di inflazione”. Ma la spesa
media per frutta e verdura fresca rappresenta – come certificato da uno
studio di CSO Italy – solo il 3,7% del budget delle famiglie. E di questo
l’informazione non tiene conto.
Anche quest’anno si registra una riduzione dei consumi di ortofrutta
fresca in Italia. I dati elaborati da CSO Italy riportano un calo del 6%
dei volumi acquistati ed un aumento del 4% del valore acquistato,
rispecchiando quasi perfettamente l’incidenza dell’inflazione (+10% il
prezzo medio) che quest’anno è stato il leitmotiv predominante, oltre che
una delle cause dello stesso calo delle vendite. “Il dato è molto
preoccupante – commenta Salvi -, dal 2019 abbiamo perso 1 milione di
tonnellate di prodotto consumato, scendendo da 6,1 a 5,1 milioni. I dati
europei non sono migliori. Come Fruitimprese abbiamo deciso di portare il
nostro contributo nella ricerca delle soluzioni a questo problema e,
assieme al CSO, Assomela e Alleanza delle Cooperative, abbiamo finanziato
uno studio realizzato dall’Istituto Piepoli sulle preferenze di consumo di
ortofrutta da parte della cosiddetta Generazione Z, cioè i ragazzi tra 14 e
26 anni, in pratica le famiglie di domani. Parliamo di famiglie perché
dalle 2.000 interviste e dai 5 focus group organizzati è emerso un dato
allarmante; dei circa 9 milioni di ragazzi rientranti in questa fascia
d’età, ben 2 milioni consumano frutta e verdura raramente (circa 1-2 volte
a settimana) o addirittura mai. Dalle interviste si evince che la
motivazione principale per un livello così basso di consumo è che la frutta
e la verdura non piacciono o non si trovano i prodotti che piacciono. Chi
invece la consuma spesso lo fa proprio perché ama i nostri prodotti e li
ritiene salutari e sostenibili”.
“Il problema principale – ha puntualizzato il presidente – è il gusto, è
dunque fondamentale il ruolo delle famiglie che, assieme alla scuola e a
chi insegna lo sport, devono educare i bambini a consumare frutta e verdura
a tavola e nei diversi momenti della giornata. Devono quindi essere
soprattutto le famiglie il target della comunicazione, soprattutto ora che
l’inflazione sta rientrando e la limitata capacità di spesa, che ha ridotto
i consumi nell’ultimo anno, non dovrebbe costituire più un ostacolo.
Ovviamente noi operatori della filiera non siamo esenti da responsabilità.
Non possiamo dare alibi al consumatore, dobbiamo tenere alta la qualità e
comunicare meglio i nostri valori.

LA POLITICA
Significativo il passaggio della relazione Salvi dedicato alla politica:
“In attesa dell’esito delle elezioni europee, che, auspichiamo, possano
segnare una svolta nell’approccio con cui Bruxelles ha finora trattato il
rapporto tra agricoltura e tutela dell’ambiente, ci troviamo a valutare i
primi 18 mesi del Governo Meloni che sta rappresentando, indubbiamente, una
novità nel nostro panorama politico, sia per la compagine dei partiti che
lo compongono, sia per l’attenzione posta all’agricoltura, la cui gestione
è stata affidata ad un esponente di spicco del partito di maggioranza. I
risultati sono sotto gli occhi di tutti, gli interventi per il nostro
settore sono stati molti e ben strutturati. Ci riferiamo all’ingente
ammontare di risorse destinate ai contratti di filiera, ma anche agli aiuti
per i comparti in crisi, come quello delle pere e del kiwi, che sono
serviti a dare fiducia alla produzione in un momento di grande sconforto. I
fondi per la cosiddetta “cambiale ortofrutta” sono andati esauriti in poche
ore, a dimostrazione che il settore è ricettivo e apprezza l’approccio
pragmatico con cui Ministero ed ISMEA stanno gestendo le risorse
disponibili. Abbiamo infine apprezzato la presenza del ministro
Lollobrigida tra gli stand delle principali fiere di settore all’estero,
qualcosa a cui non eravamo più abituati e che avvicina le istituzioni agli
operatori e si accompagna al consueto ottimo lavoro dell’ICE per la tutela
del nostro export”. E ha concluso: “Per il futuro auspichiamo, che si possa
dare seguito al lavoro finora svolto e che si possano programmare
interventi che consentano uno sviluppo a medio-lungo termine di questo
importante settore dell’economia nazionale”.

L’INNOVAZIONE
Per quanto riguarda il comparto produttivo all’orizzonte ci sono delle
innovazioni molto interessanti che promettono di rivoluzionare il settore.
In primo luogo, le Tecniche di Evoluzione Assistita, conosciute anche come
NBT o NGT che hanno le potenzialità per migliorare notevolmente l’aspetto
produttivo, consentendo di accelerare i processi di evoluzione che in
natura richiedono decenni. Le sperimentazioni in campo, che l’Italia da
pioniera ha recentemente consentito, promettono di migliorare le
prestazioni delle piante, renderle più resistenti ai cambiamenti climatici
e meno dipendenti dai trattamenti chimici.
Salvi in proposito afferma: “Anche in questo ambito l’Unione Europea deve
battere un colpo, le discussioni sul nuovo regolamento si stanno
incagliando sulla questione delle royalties, non vorremmo che le grandi
compagnie della chimica impedissero a queste tecniche di essere a
disposizione di tutti. Ben vengano quindi le iniziative del CREA che è già
molto avanti nella sperimentazione. Altro pilastro importante su cui
puntare per il futuro dell’ortofrutta è la tecnologia: a Ravenna, in un
convegno organizzato da UNITEC, è stato presentato un modello
di agrivoltaico che si adegua alle esigenze delle piante da frutto e lavora
in sinergia con la natura, ma si è discusso anche di digitalizzazione e di
utilizzo della robotica. Nel futuro dei nostri frutteti ci saranno sempre
più sensori e attrezzature che autoproducono l’energia necessaria grazie
all’ausilio dell’intelligenza artificiale”.
“Anche noi – ha concluso il presidente Salvi – sogniamo un’agricoltura ad
impatto zero, ma, per favore, dateci il tempo, le tecnologie ed i giusti
incentivi per ottenerla”.